Sclavi prima di Sclavi: la carriera Bonelli prima di Dylan Dog – prima parte

Sclavi prima di Sclavi: la carriera Bonelli prima di Dylan Dog – prima parte

Tiziano Sclavi, padre del famoso Dylan Dog, già prima del 1986 collabora come sceneggiatore con la Bonelli. Analizziamo in questa prima parte del nostro approfondimento il suo esordio nel segno di Zagor.

Indice:

Sclavi prima di Sclavi: la carriera Bonelli prima di Dylan Dog – prima parte
Sclavi prima di Sclavi: la carriera Bonelli prima di Dylan Dog – seconda parte

In ogni caso, fra tutto quello che ho scritto, compreso Dylan Dog, le storie che mi piacciono di più (o mi dispiacciono di meno, visto che non sono mai contento di quello che faccio) appartengono proprio a Zagor e a Mister No. Ma non chiedermi i titoli.

Tiziano Sclavi, TuttoZagor #185 (1996)

TizianoSclaviDall’ottobre del 1986, per molti appassionati il nome Tiziano Sclavi è diventato sinonimo del personaggio da lui creato. Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, ha proiettato il mondo Bonelli verso orizzonti nuovi e inesplorati, ampliando il bacino di lettori attraverso un’abile mescolanza di elementi popolari e citazioni colte.
Nonostante sia comunemente definito come un fumetto horror, i lettori sanno bene che Dylan Dog è molto altro. L’orrore e l’incubo “reali” – nel mondo dylandoghiano – sono spesso meno pericolosi dell’orrore e dell’incubo mentali. I temi predominanti vanno dalla paura dell’altro alla difficile convivenza con il proprio io, dalla sovrapposizione di realtà e finzione, alle mostruosità serbate nell’animo umano. A tutto ciò si aggiungono una grande dose di autoironia, la continua ricerca di un’uscita umoristica – tramite le freddure di Groucho – e un ampio repertorio di citazioni legate soprattutto al mondo del cinema e della letteratura. Dylan Dog è un’operazione impegnata travestita da divertissement, la cui forza d’urto deriva dai vari livelli di lettura in esso presenti, e di conseguenza dal suo modo di affascinare lettori dal background culturale anche molto differente.

Dylan Dog nasce con Sclavi, sì, ma i termini non sono invertibili. Molto prima che Sclavi sia lo Sclavi dylandoghiano, la sua creatività è impegnata in altri progetti fumettistici. La gavetta nel mondo Bonelli rappresenta una tappa essenziale nella sua carriera, un terreno di prova per sviluppare temi e caratterizzazioni che poi troveranno piena realizzazione e coscienza in Dylan Dog.

Una panoramica bonelliana

Tiziano Sclavi approda in casa Bonelli agli inizi degli anni Ottanta e inizia a lavorare alle sceneggiature per Zagor. Siamo nel novembre del 1980 e su Zagor n. 184 viene pubblicata “Strane Scomparse”, una storia disegnata da Donatelli per uno sceneggiatore anonimo (inizialmente Sclavi non firma i suoi lavori). La vicenda raccontata prosegue per tre albi, n. 185 “La montagna degli dei” e n. 186, inserendosi tra sceneggiature di Nolitta, Pezzin e Castelli.
La collaborazione prosegue più assidua durante il secondo semestre del 1981 e il primo del 1982 con: “Una notte movimentata” (nn. 191-192-193), “Il teschio di fuoco” (nn. 194-195-196), “Il mago della pioggia” (anche conosciuto come “Thunderman!” nn. 196-197), “Lupo Solitario” (nn. 198-199), “Il tesoro maledetto” (n. 200), “Devil mask” (nn. 201-202-203).
Nel novembre del 1982 affianca a Zagor le sceneggiature per Mister No: “Gli occhi del mostro” (anche conosciuto come “Ananga!”, nn. 90-91-92); nel 1983 scrive “Il fantasma dell’Opera (nn. 97-98) e “Mister No 100: Giungla!” (n. 100). Tra il 1983-84 alterna le due testate, con Zagor “Un uomo nella notte” (n. 221-222) e Mister No “La casa di Satana” (nn. 104-105), “Ombre Rosse” (nn. 105-107) e “Ufo” (anche conosciuto come “Alien!” nn. 107-108).
Nel 1986 le storie sono due, per Martin Mystère “Sette uomini venuti dal nulla” (nn. 51-52) e per Mister No “La notte dei mostri” (nn. 138-139) – ricordiamo che il 1986 è proprio l’anno di uscita di Dylan Dog, in contemporanea con la storia di Martin Mystère.
Infine, nel 1988 sceneggia per Zagor la serie “Incubi” (nn. 275-276-277-278-279-280) e per Mister No “Coma profondo” (nn. 159-160-161).

L’esordio zagoriano

…io cercavo di essere come lui [Sergio Bonelli]. Con risultati, specialmente all’inizio, disastrosi. Le mie prime storie di “Zagor” sono vergognose

Tiziano Sclavi, Gli Archivi Bonelli, vol. 2 (2012)

Dalle (rare) interviste rilasciate si capisce come lo sceneggiatore pavese non vada particolarmente orgoglioso delle sue prime esperienze in casa Bonelli. zag0185_Fotor
Il compito affidatogli è, comunque, piuttosto impegnativo: dopo quindici anni di dominio quasi incontrastato di Nolitta, Sclavi si ritrova (insieme a Canzio, Castelli e Pezzin) a prendere tra le mani un personaggio ormai popolare e ben caratterizzato.

La sua prima storia “Strane scomparse”/“La montagna degli dei”, si sviluppa proprio nel segno di Nolitta, ed è fra le più tipiche zagoriane: ci sono elementi caratteristici, come il siparietto iniziale e gli intermezzi comici di Cico, la rettitudine e il senso di giustizia di Zagor, un nemico pazzo ma che non merita la morte, entità fantastiche che si alternano a contesti più realistici. Tutto sommato, Sclavi s’inserisce nel solco già tracciato dal suo predecessore, privilegiando l’aspetto fantastico del fumetto.

Ma non mancano prove di stampo più realistico, come “Lupo Solitario”. Qui, senza fare ricorso al fantasy o all’horror, Sclavi costruisce una storia che più di altre scava nell’inconscio dei personaggi e li restituisce in chiave molto umana, specialmente per quanto riguarda Lupo Solitario. La sua caratterizzazione psicologica si delinea gradualmente, a partire dall’iniziale freddezza e mancanza di emotività fino all’ammissione del suo dramma. Zagor0198La sua è una storia amara che colpisce per la profondità della perdita, fisica (la tribù, la moglie, il figlio) e spirituale (la fiducia nel prossimo). Si percepisce come il cinismo, tratto caratterizzante del pellerossa, non sia altro che un meccanismo psicologico, una corazza per che gli permette di giungere alla sua vendetta senza impedimenti emotivi. È l’uomo solo che non ha più nulla da perdere ma che riscopre l’umanità tramite l’amicizia e il rispetto.

Per quel che riguarda Zagor, Sclavi coglie e trasmette bene il senso di giustizia superiore che caratterizza lo Spirito con la Scure, quella forza morale che gli permette di vedere il buono nelle persone o di credere in loro nonostante le apparenze.

In generale, checché ne dica Sclavi, con Zagor la prova è superata, tanto che Sergio Bonelli decide di affidargli la sceneggiatura del duecentesimo numero. Si tratta di “Il tesoro maledetto”, pubblicato nel marzo del 1982.
Nella colonna “Darkwood Fermo Posta” di TuttoZagor n. 185 del 1996, Bonelli spiega come questa storia sia stata inizialmente attribuita al suo alter-ego Guido Nolitta, ma sottolinea anche come essa, pur rispettando i caratteri originali, sia profondamente sclaviana. Cico, e Zagor di conseguenza, vengono coinvolti nella ricerca di una nave settecentesca sparita un secolo prima insieme al suo tesoro. Lo Spirito con la Scure finisce con lo scoprire che la nave esiste ed è in realtà infestata da marinai maledetti.

UntitledCon una lettura a posteriori, si possono riconoscere espressioni dylandoghiane: “indicibile errore”, “sesto senso”, “tenebre della notte eterna”, “mostri maledetti”. Difficile non pensare al “quinto senso e mezzo” di Dylan Dog, o intravedere un certo gusto per l’horror nella lotta tra Zagor e i marinai. Ma lo Spirito non crede ai suoi occhi e combatte quello che si trova di fronte senza porsi domande esistenziali.
Ci sono dei mostri, è vero, ma non sappiamo né da dove vengano, né perché vivano questa condizione. Zagor taglia corto, e nel suo lasciare insoluto il mistero non si percepisce la stessa inquietudine che accompagna la chiusura delle storie dylandoghiane. Due sono i principali motivi: le ultime parole di Zagor («Guardate … Ecco il vero, unico tesoro: il sole che è tornato a splendere … il canto degli uccelli … la voce meravigliosa della foresta che vive!»), sono tipiche del personaggio, in perfetta sintonia con il suo ottimismo, la sua capacità di guardare sempre avanti senza lasciarsi scoraggiare o intimorire. Qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi incubo abbia preso vita, svanisce come la notte all’arrivo del giorno e tutto sommato non lascia nel lettore alcun senso di incompiutezza.
L’atmosfera horror è sì presente, ma limitata all’ultima ventina di pagine.1905853-zag0200_Fotor Le precedenti ottanta sono costruite come un fumetto d’avventura, nella sua declinazione più classica: la ricerca del tesoro perduto (o maledetto). La tensione nei confronti dell’ignoto, la sospensione della storia nel suo finale non hanno particolare pregnanza in questo albo poiché non si tratta, per l’appunto, di una storia dell’incubo, ma di una storia del mistero, e una volta che il mistero è risolto, si può girare pagina.

Zagor di per sé è un fumetto fantasy, che per sua natura non vuole essere realistico o mimetico, come invece avverrà con Martin Mystère, e anche Dylan Dog (e che in parte già avveniva con Mister No). La storia confezionata da Sclavi ha un buon impianto narrativo, colpi di scena, elementi di continuità con il personaggio e un occhio rivolto alle “mode” del periodo (“Indiana Jones – I predatori dell’arca perduta”, uscito l’anno prima, per esempio). “Il tesoro maledetto” è anche la sua prima storia autoconclusiva, che nelle cento pagine di albo inizia e finisce, proprio come succederà solo a partire da Dylan DogTex, Zagor, Mister No e Martin Mystère non prevedevano questa simmetria. Sclavi sta evidentemente sperimentando tra generi e modalità narrative, con episodi più o meno lunghi, personaggi più o meno strutturati e situazioni più o meno realistiche.

Indice:

Sclavi prima di Sclavi: la carriera Bonelli prima di Dylan Dog – prima parte
Sclavi prima di Sclavi: la carriera Bonelli prima di Dylan Dog – seconda parte

1 Commento

1 Commento

  1. Fra X

    28 Settembre 2016 a 23:23

    “In generale, checché ne dica Sclavi, con Zagor la prova è superata”

    Concordo. Effettivamente il tizianone nazionale non manca di allargare la “fauna” zagoriana con personaggi in stile Nolitta come Thunderman, secondo e ultimo e ispirarsi a al nostro eroe per il costume, e il mago della pioggia un po ingenuo e sognatore. Certo, se poi vogliamo indicare uno scivolone per me è proprio la storia in questione. XD Non la considero trash come altri, ma la seconda parte si riduce quasi solo ad un inseguimento narrato dalle didascalie. Mah! Altro mezzo passo falso “Il profeta”. Per il resto solo pareri decisamente positivi! L’ autore come scritto sopra è riuscito a muoversi in diversi genere come il fantastico, il macabro ed il western regalandoci personaggi ben caratterizzati.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *