ARRIVA UN NUOVO SHONEN
Il 2019, tra le tante novità fumettistiche, ha visto esordire la nuova opera di Masashi Kishimoto, il celebre mangaka che per anni ha sceneggiato e disegnato le avventure di Naruto. Il suo ritorno, dopo una pausa utile per rigenerare le forze, si è concretizzato in maggio, quando la serializzazione della sua opera inedita è iniziata nel paese del Sol Levante tra le pagine della famosa rivista Weekly Shonen Jump della Shueisha Inc.
A fine ottobre il manga tanto atteso arriva anche in Italia grazie a Planet Manga, la divisione editoriale di Panini Comics che si occupa della produzione orientale.
Samurai 8: la leggenda di Hachimaru è dunque uno shonen, cioè un fumetto per ragazzi, come indica il termine giapponese che viene usato per etichettare le opere indirizzate a un pubblico giovane e prevalentemente maschile, interessato all’azione e alla crescita del protagonista attraverso sfide sempre più probanti.
Le premesse sono rispettate già nel primo tankobon, dal momento che Hachimaru si libera abbastanza repentinamente dell’handicap che lo ha costretto per anni a vivere chiuso in casa e legato a un provvidenziale macchinario, per mettersi in viaggio alla scoperta dell’universo sconosciuto, affrontando subito alcune battaglie.
Altri elementi classici che si ritrovano già ne La prima chiave sono l’importanza dell’amicizia, la presenza di un maestro tanto saggio quanto strano, la spacconeria dei personaggi malvagi, le gag ripetute, la definizione delle particolarità di luoghi, armi e abilità individuali.
DAI NINJA AI SAMURAI
Quando si pensa a Masashi Kishimoto è inevitabile andare con la mente ai ninja che popolano i villaggi di Naruto, la serie di successo che con i suoi settecento capitoli ha fatto compagnia agli adolescenti di tutto il mondo, guadagnandosi una fan-base consistente anche in Italia.
Avendo familiarità con la precedente opera dell’autore e leggendo il primo volume di Samurai 8: la leggenda di Hachimaru, il pubblico può individuare facilmente alcune somiglianze tra le vicende del ragazzo biondo desideroso di diventare hokage e il nuovo aspirante samurai.
Entrambi sono degli emarginati: il primo fin dalla tenera età viene visto con sospetto e talvolta temuto, cresce isolato e senza genitori, sostenuto solamente dal gentile maestro Iruka; il secondo a causa della salute cagionevole non può lasciare la propria dimora, dove vive in continuo conflitto con il papà, senza amici in carne e ossa.
Entrambi aspirano a qualcosa di più e nascondono dentro di loro un potere enorme e misterioso, rinchiuso nei loro cuori dai loro padri. Se Naruto riesce con mille difficoltà a dominare la Volpe a nove code, ancora non sappiamo in che modo il protagonista del nuovo manga potrà raggiungere simili risultati positivi.
Andando a caccia di elementi in comune più marginali, si notano i simboli ricorrenti, la suddivisione del territorio in villaggi – ma i primi indizi danno l’idea di uno sviluppo più ampio per Samurai 8, dato che si parla di galassia e universo –, gli oggetti che richiamano i copri-fronte indossati dai ninja, quei tratti del character design che si rifanno alle iconografie delle filosofie orientali e, ancora, un omaggio alle statue degli hokage che fanno da sfondo all’epico scontro tra l’eroe del Villaggio del Foglia e il suo amico-nemico Sasuke.
MAI PIÙ RECLUSO
Hachimaru, il protagonista, non è mai uscito di casa e non ha mai potuto scegliere come impiegare il proprio tempo. Desideroso di diventare un samurai, ha passato ore e ore a giocare con un videogioco in cui impersona uno dei propri idoli. Conosce così bene le dinamiche che è diventato il più bravo di tutti, ma non sa niente di ciò che lo circonda. Proprio la condizione fisica e l’ignoranza del giovane consentono a Kishimoto di mostrare e spiegare anche al lettore il mondo di sua creazione mentre lo presenta al personaggio, al termine di un’adrenalinica sequenza dal montaggio alternato. Purtroppo lo stratagemma non si rivela del tutto vincente, poiché l’abbondanza di informazioni inserite nei dialoghi rallenta notevolmente il ritmo del racconto e, malgrado il didascalismo, alcuni passaggi restano poco chiari.
Al di là dei dettagli che rimangono avvolti nel mistero, com’è giusto che sia per invogliare il pubblico a proseguire (in tal senso è molto interessante l’incipit della storia), ci sono diversi momenti evidentemente dedicati all’erudizione del pubblico che però perdono di efficacia, in particolare per la scelta di procedere per addizione, per accenni e riprese che non sempre accompagnano tempestivamente l’azione, lasciando il lettore interdetto.
La criticità sottolineata si ridimensiona verso la fine del volume, quando la narrazione è ormai avviata e l’autore si può concedere una pausa da dedicare esclusivamente al chiarimento dei concetti più importanti. Dopo aver affrontato tre battaglie e aver stretto amicizia con un personaggio singolare dall’aspetto androgino, che sarebbe bello vedere ripreso più avanti, l’eroe è pronto per compiere il proprio cammino, mantenendo la sensibilità sviluppata quando viveva come un recluso, ma deciso a crescere come guerriero e come individuo indipendente dai supporti vitali.
UN NUOVO PARTNER PER KISHIMOTO-SAN
Finora si è parlato solo di Masashi Kishimoto, ma Samurai 8 non esisterebbe se non si avvalesse delle matite di Akira Okubo, visto che diversamente da Naruto il famoso fumettista si occupa solo della sceneggiatura.
Okubo, già assistente del maestro nella fortunata serie conclusa, si è guadagnato l’opportunità di disegnare il nuovo manga, raccogliendo la sfida di raffigurare un universo immaginario in cui i samurai incontrano la fantascienza. Non solo katane e villaggi che rimandano al Giappone feudale, dunque, ma anche tecnologie avanzate e impianti cibernetici multiformi.
L’artista non si discosta dalla tradizionale composizione delle tavole degli shonen, alternando vignette di grandi dimensioni ad altre, numerose, più piccole, disposte anche in diagonale; non mancano le splash-page, anche doppie, né le onomatopee e le linee cinetiche che danno risalto alle azioni dei guerrieri.
Okubo dà il meglio di sé nel raffigurare i paesaggi, in un ossimorico e affascinante connubio tra arretratezza rurale e progresso tecnologico, e i personaggi sia umani che animali, antropomorfi e cyborg, mentre perde chiarezza quando deve portare sulla carta le idee di Kishimoto relative alle sequenze più concitate. Infatti, pur mantenendo elevata la cura per i dettagli, quando viene messo alla prova dal complesso meccanismo di attivazione delle armi, non sempre riesce a far capire l’origine di un movimento o di una tecnica di combattimento.
Al di là di queste sbavature a livello sia narrativo che estetico che possono far storcere il naso tanto al fruitore smaliziato quanto a quello inesperto, l’aspetto curioso degli spadaccini, a metà tra la vena naïf e la potenza badass, la presenza di armi originali e di premesse narrative che lasciano immaginare uno sviluppo di ampio respiro fanno de La prima chiave un primo tankobon affascinante e degno di fiducia, una fiducia che va oltre il nome dell’autore stampato in copertina.
Abbiamo parlato di:
Samurai 8: la leggenda di Hachimaru #1 – La prima chiave
Masashi Kishimoto, Akira Okubo
Traduzione di Wakako Hirabuki
Planet Manga, ottobre 2019
200 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,90 €
ISBN: 9788891291417