Era un oggetto troppo grande per essere chiamato spada. Troppo spesso, troppo pesante e troppo grezzo. Non era altro che un blocco di ferro.
Con Berserk, Kentaro Miura è riuscito ad amalgamare in maniera convincente culture e tradizioni molto distanti tra loro in una grande epopea dark fantasy con pesantissime contaminazioni horror, che ha portato il manga a ritagliarsi una fetta di fan sempre più numerosa in tutto il mondo. Con il passare del tempo, però, qualcosa è cambiato. Vediamo come.
Il Guerriero Nero
Nel primo arco narrativo, pubblicato in Giappone nel 1989, l’autore ripropone alcuni elementi riveduti e corretti della prima incarnazione del manga (Berserk – The Prototype), una sorta di lungo prologo capace di suscitare da subito forti emozioni.
Gatsu, il Guerriero Nero protagonista della storia, è un personaggio complesso e pieno di sfaccettature, consumato dall’odio verso la Mano di Dio, un gruppo di arcidemoni potentissimi in grado di realizzare i desideri più oscuri degli esseri umani. Per arrivare a loro affronta gli Apostoli, esseri sovrannaturali senza pietà, capaci di massacrare, sventrare e divorare chiunque per il semplice gusto di farlo. Allo stesso tempo, è braccato da esseri infernali che non gli permettono di riposare neanche per un secondo.
Gatsu è quindi sia preda che predatore, condizione che lo porta a soffocare le proprie paure con altri sentimenti, tra cui una furia cieca capace di sostenerlo anche nelle situazioni più disperate. Una furia primitiva e devastante. La furia del Berserk.
In questa prima fase, i disegni sono estremamente grezzi, ma comunque di grande impatto scenico. Da subito si riesce a notare l’estrema bravura di Miura nel trasmettere un forte senso di inquietudine, grazie a uno stile cupo e oscuro, particolarmente efficace nelle scene dove sono presenti le creature infernali.
Nei primi capitoli, si susseguono una serie di brutali scontri all’arma bianca, nei quali Gatsu sfoggia la sua estrema abilità nel maneggiare l’Ammazzadraghi, un’immensa spada capace di squartare anche i demoni.
Questa prima fase delinea in modo netto il carattere del protagonista, tormentato dal suo tragico passato, fin qui solo accennato.
Gatsu non sembra avere pietà per nessuno. Tutta la prima parte del manga è avvolta da un’aura oscura e disturbante, capace di imprimersi nella mente del lettore in modo indelebile. Miura, con il suo tratto crudo e realistico, non si pone nessun limite mostrando scene di brutali massacri dove neanche i bambini vengono risparmiati.
E dato che la violenza estrema (sia fisica che psicologica) è presente in modo costante, l’autore affianca al protagonista una spalla comica, l’elfo Pak, per alleggerire le situazioni più drammatiche. Ma oltre a questo è sorprendente vedere il lavoro svolto dall’autore nel citare, omaggiare o semplicemente rielaborare miti, leggende e film (si pensi ai demoni della Mano di Dio ispirati ai Cenobiti di Hellraiser) del mondo occidentale, che contribuiscono a immergere il lettore nell’universo di Berserk.
L’età dell’oro
Dopo l’inizio esplosivo, l’autore ci porta indietro nel tempo per mostrarci la vita del protagonista dal suo primo vagito fino ai tragici eventi che lo porteranno ad assumere i panni del Guerriero Nero. La scelta è spiazzante, perché l’opera si allontana improvvisamente dalle atmosfere dark fantasy e si avvicina a una ricostruzione storica.
Gatsu, trovato sotto il cadavere di sua madre, cresce nei campi di battaglia e si trova ogni giorno a contatto con la morte. Qui il bambino mercenario cerca a tutti i costi di guadagnarsi il rispetto del suo padre adottivo, Gambino. Ma la situazione precipita in fretta e Gatsu è costretto a fuggire. In questa fase Miura dimostra ancora una volta la grande attenzione riposta nell’attento studio di leggende e simbolismi. Gatsu, durante la fuga, si ritrova in una pozza d’acqua a fissare la luna piena (allusione al mito del Lupo Mannaro) scontrandosi poco dopo con dei lupi selvatici. In seguito, dopo vari anni passati a combattere in solitudine, entra a far parte della Squadra dei Falchi.
Qui l’intera storia giunge a un punto di svolta. Con l’aggiunta di nuovi personaggi tra cui Caska, Pipin, Judo, Kolcas, Charlotte e Grifis (capo dei Falchi), Berserk diventa un’opera corale, dove la psicologia e il carattere dei personaggi si sviluppa sempre di più.
Oltre alle scene d’azione estremamente curate, che si svolgono in un contesto medievale credibile (anche a livello di tattiche militari/armature-armamenti), trovano spazio anche numerosi momenti riflessivi che sfociano spesso in digressioni filosofiche.
Il vero motore di questa fase è la straordinaria amicizia che lega Gatsu e Grifis in modo indissolubile. Miura contrappone le due personalità attraverso una lunga serie di dialoghi dove il sogno inamovibile di Grifis, la creazione di un proprio regno, si scontra con i dubbi e le paure di Gatsu, incapace di credere in qualcosa.
C’è chi sogna di dominare il mondo. Chi dedica tutta la vita alla creazione di una spada. E se c’è un sogno a cui sacrificare tutti se stessi… c’è anche un sogno che, simile a una tempesta, spazza via migliaia di altri sogni.
In questo punto del flashback la dimensione sovrannaturale, seppur presente, compare in maniera minore. Il confronto con Zodd l’Immortale o i vari rimandi al Bejelit, un oggetto magico capace di richiamare gli arcidemoni delle Mano di Dio posseduto da Grifis, ricordano al lettore che sta per succedere qualcosa, senza però specificare nessun dettaglio.
L’idea di predestinazione è infatti uno dei punti centrali dell’Età dell’Oro, dato che viene richiamata attraverso le allusioni che vari esseri fanno al futuro di Gatsu. Questo arco narrativo si focalizza quindi sui vari personaggi, sulla loro psicologia e sulla loro evoluzione, mettendo da parte (almeno per un po’) l’azione, per arrivare poi a uno dei momenti più drammatici dell’intera opera: l’Eclisse.
Qui il cerchio si chiude, e l’autore decide di azzerare tutto per farci capire cosa ha portato Gatsu a trasformarsi nel guerriero, furioso e capace solo di odiare, presentato nella parte iniziale del manga.
Dopo l’Eclisse
Ed è proprio dopo la conclusione di questa fase che inizia un lento ma inesorabile appiattimento dei contenuti. La saga riguardante Lucine (bambina che sacrifica i suoi genitori per tramutarsi in Apostolo) e quella della Torre di Sant’Albione riescono ancora a risultare interessanti, proponendo spettacolari momenti d’azione e scene disturbanti, ma il cambiamento improvviso è ormai dietro l’angolo.
Il tratto continua comunque a evolversi e ogni dettaglio diventa fondamentale per comprendere al meglio la caratterizzazione del protagonista e le stesse numerose piccole cicatrici presenti sul corpo di Gatsu descrivono semplicemente la sua vita, trascorsa a combattere senza fermarsi mai.
Dalla frattura nata in quel giorno in una terra di frontiera… il mondo iniziò a sgretolarsi.
Con la seconda rinascita di Grifis, l’opera vira inaspettatamente verso il fantasy più puro, allontanandosi sempre di più dall’influenza horror che aveva decretato il successo iniziale del manga.
Nuovi personaggi, come Isidoro e Shilke, prendono il posto dei vecchi compagni della Squadra dei Falchi, e il racconto assume di nuovo la dimensione corale del flashback, senza però raggiungerne profondità a livello di caratterizzazione.
L’estrema violenza delle origini ormai non c’è più e i vari nemici che deve affrontare Gatsu adesso sono creature fantastiche, come i troll o le coccatrici. L’immenso lavoro svolto da Miura nella ricerca di miti e leggende si riduce ora nel proporre stancamente creature dell’immaginario fantasy, spesso assolutamente anonime.
Anche se da un lato l’evoluzione introspettiva di Gatsu, che decide di abbandonare i suoi propositi di vendetta contro la Mano di Dio, ha un suo senso all’interno della storia, nessun tassello del nuovo mondo creato da Miura funziona più. In modo inspiegabile, la natura oscura e disperata dell’opera viene così tradita da una concezione più solare e meno inquietante, andando a snaturare nel profondo l’anima primigenia del manga.
Gli stessi siparietti comici, una volta affidati esclusivamente a Pak, adesso risultano fastidiosi grazie alla nuova spalla comica, Isidoro, semplicemente superflua. Le scene di sesso, una volta perfettamente integrate all’interno della storia (Es. Gatsu/Caska – Grifis/Charlotte), nella seconda metà del manga vengono implementate come puro fan service.
Alcuni personaggi all’apparenza interessanti, come Serpico e Farnese, vengono sfruttati malamente, senza farli incidere mai davvero nella trama, e tutti i protagonisti si ritrovano troppo spesso invischiati in situazioni inutili ed estremamente monotone, senza riuscire più a generare il minimo interesse.
Anche il personaggio di Grifis, nemico principale di Gatsu, rimane vittima della svolta esageratamente fantasy, perdendo buona parte del carisma che lo aveva reso coprotagonista nella prima parte della storia.
I rimandi al passato sono quasi spariti del tutto e la stessa armatura del Berserk, unica vera novità rilevante della seconda metà del manga, viene privata di tutto il potenziale per una serie di scelte che hanno portato Gatsu a trasformarsi, da antieroe cupo e brutale, a cavaliere senza macchia e (quasi) senza peccati.
Il tratto invece, in maniera inversamente proporzionale alla storia, ha continuato a evolversi fino a raggiungere (quasi) il fotorealismo, anche se i rimandi ad artisti come Gustave Doré, presenti ad esempio nel ciclo dell’Eclisse, si sono affievoliti sempre di più.
L’autore, purtroppo, non è più riuscito a entrare in sintonia con il lettore. Miura si è allontanato sempre di più dallo stile grezzo, sporco e brutale delle origini in favore di un tratto ineccepibile dal punto di vista tecnico ma privo di qualsiasi mordente.
Conclusione
Kentaro Miura nel corso degli anni ha continuato a modificare il suo capolavoro, andando pian piano a eliminare o smussare tutti i punti di forza del manga. Con il passare del tempo, Berserk si è trasformato in un qualcosa di completamente diverso, diventando quasi un’opera speculare a quella delle origini.
Ma alla fine, il manga riuscirà a emozionare i fan come in passato?
Stefano
20 Maggio 2015 a 10:45
Si, Miura mi emoziona ancora, la storia è pura poesia ed il disegno non ha perso un briciolo di mordente.
In realtà è molto più vicino a Dorè ora che un tempo, semmai ha perso elementi Nagaiani.
Paolo
21 Maggio 2015 a 11:19
Berserk è bellissimo! Ottima la scelta di virare e cambiare, perché alla fine rischiava di essere paese che vado apostolo che trovo. Unico appunto dato che sto leggendo il formato maximum ormai sono anni che aspetto il numero 25…. ma continuo a leggere i vecchi numeri. Comunque anche se è una macchina da soldi Berserk deve avere una fine.
Markus
6 Ottobre 2015 a 14:26
Sono abbastanza d’accordo con te, la storia ha perso parecchio e i personaggi non sono più ricchi di caratterizzazioni come un tempo. L’atmosfera cupa è quasi scomparsa. Comunque continuo a leggere Berserk e spero in una degna conclusione dell’arco narrativo corrente, Fantasia, che fino ad ora è in assoluto il peggiore (anche se del post eclissi salvo i capitoli della condanna, a mio avviso perfetti).
Se fossi in Miura, concluderei il tutto con un finale tragico in cui gli eroi muoiono. Per me, è l’unica alternativa vagamente accettabile per non sfociare nella pagliacciata dei superpoteri piovuti dal cielo. Tipo l’armatura, la cui sola presenza lascia presagire altre intenzioni, purtroppo….
Mattia Fornei
12 Febbraio 2016 a 10:53
Che Berserk sia cambiato molto man mano dopo l’eclisse è indubbio, ma non vedo questa tragicità di contenuti. Ovviamente anche io preferivo quell’atmosfera cupa della prima parte e quel Guts scatenato, ma alla lunga sarebbe anche potuta diventare molto pesante. Del post eclisse ce un po’ di cose da salvare, anche se ammetto che ci si è troppo allontanati da quello che è in realtà lo scopo di Guts, saghe come i Kushan e Fantasia non le ho apprezzate molto. Trovo invece sbagliate le critiche ai nuovi personaggi. Trovo Farnese, Pak (anche se c’era ad inizio lui), Shilke, Isidoro, Serpico migliori e più leggeri della Squadra dei Falchi. Allo stesso tempo però hanno contribuito ad una eccessiva comicità.
In definitiva pur non condividendo tutto, sono molto più vicino a come la pensa l’autore che contro.
La mia grande delusione è però un’altra: premetto che non l’ho ancora finito (sono al capitolo 337 e ne mancano 6/7 credo), ma già prima di iniziarlo sapevo che il manga non era completo, ma…….non credevo fino a questo punto. Siamo distanti anni luce dà un ipotetica resa dei conti….ci sono troppe differenze di forza, non sappiamo nemmeno se Guts sia in grado di battere Zodd, mentre il suo nemico comanda Zodd, tutti gli apostoli e sembra avere l’aria di un Dio. La stessa armatura del Berserker, pur risultando eccezionale, sembra lontana dal potere di Griffith, ma soprattutto ad ogni utilizzo rischia di soggiogare Guts.
Io ci spero ancora, ma vedendo come pubblica ormai Miura le speranze sono poche.
Le uniche rimaste riguardano il nuovo anime che uscirà in estate e la prosecuzione del progetto di film.
la redazione
12 Febbraio 2016 a 16:28
Grazie per il ricco commento, apprezziamo lo scambio di opinioni così ben strutturate.