Graphic Novel pensata come libero adattamento del romanzo Il monastero del vangelo proibito di Vito Bruschini, la cui trasposizione è stata curata dallo sceneggiatore Luca Scornaienchi e dalla disegnatrice Áthila Fabbio, Milla si presenta sulla carta come un’operazione molto interessante.
Al centro della storia c’è una misteriosa profezia contenuta in un antico manoscritto di rame ritrovato in una delle città sotterranee della Cappadocia dalla protagonista Milla, cacciatrice di tesori trafugati per conto delle Istituzioni internazionali. La donna però deve ben presto gestire una situazione estremamente pericolosa, a causa della caccia al prezioso reperto che vede coinvolti molti avversari: dalla comunità sufi dei Dervisci ai terroristi del famigerato Califfato, dagli spietati servizi segreti turchi a una setta millenaria di Crociati.
La struttura di Milla si presenta fin da subito complessa, con diversi elementi interconnessi tra loro e passaggi in varie location esotiche che accompagnano una narrazione veloce, basata sulle dinamiche incrociate tra i numerosi personaggi del cast. La protagonista è caratterizzata come una donna forte e colta, al centro di un mistero rivelato per gradi, con false piste e segreti svelati solo nel finale della trama che, in maniera disinvolta, attraversa vari generi narrativi, miscelando elementi della Spy-Story alla 007 con quelli dell’avventura archeologica-fantasy dei film di Indiana Jones o della serie videoludica di Tomb Rider.
Purtroppo vari snodi narrativi, nonché i relativi cambi di scena, risultano eccessivamente repentini, con un limitato spazio di collegamento tra le sequenze di raccordo delle varie situazioni e ambientazioni. Certamente non sarà stato facile trasporre la trama del romanzo, così ricca di elementi, in una narrazione diversa per ritmi e regole come quella di un fumetto, con una quantità notevole di informazioni da assimilare in uno spazio più limitato.
Lo sceneggiatore Luca Scornaienchi fa del suo meglio per riassumere una storia stratificata mantenendo, al tempo stesso, l’esigenza di assicurare al lettore un flusso narrativo che non annoi, a discapito però di qualche approfondimento in più sui personaggi che avrebbe garantito maggiore coesione e credibilità alle decisioni e reazioni emotive dei protagonisti.
I disegni di Áthila Fabbio sono efficaci quanto spettacolari, con uno stile che ricorda la scuola del fumetto argentino e, in particolare, l’impronta di grandi artisti come Carlos Meglia e Juan Zanotto: infatti, come nei lavori dei maestri citati, c’è una certa attenzione e cura nei dettagli scenografici (ombreggiature di vestiti, costrutti e luoghi) e nell’ interpretazione geometrica dell’anatomia e delle pose dei personaggi, nel tratteggio dei particolari della muscolatura e anche nei tratti dei visi femminili come occhi e labbra.
Le tavole sono composte con cura ed equilibrio mentre lo stile grafico presenta un segno sicuro, ben definito e dettagliato, con vignette ricche di particolari. Peccato per il formato editoriale ridotto che purtroppo va un po’ a rimpicciolire le tavole, mortificando il lavoro che l’artista ha profuso sia nelle matite che nelle chine.
Abbiamo parlato di:
Milla
Vito Bruschini, Luca Scornaienchi, Áthila Fabbio
Edizioni NPE, 2021
72 pagine, brossurato, B/N – € 9,90
ISBN: 9788836270354