Max & Moritz, viaggio alle radici del fumetto

Max & Moritz, viaggio alle radici del fumetto

Una nuova edizione degli storici fumetti di Wilhem Busch permette ai lettori d’oggi di riscoprire un grande classico.

La nuova edizione di Max&Moritz di Wilhem Busch, nata come coproduzione tra Cierre Edizioni ed Edizioni Alpha Beta Verlag, è un’opera di grande interesse che ripropone – nella traduzione dal tedesco di Giancarlo Mariani – uno dei caposaldi della nascita del fumetto moderno.

La bella prefazione di Ulrike Kindl evidenzia bene l’importanza di Busch (1832-1908), le cui opere erano presenti, ai suoi tempi, nella biblioteca di ogni famiglia tedesca. Golo Mann, figlio di Thomas e studioso di storia germanica, sostiene che tale opera sia imprescindibile per la comprensione della Germania dell’epoca, della quale Busch fa un’impietosa satira nelle opere destinate a un pubblico adulto, satira che traspare, in parte, anche tra le righe in questa sua notissima opera per ragazzi, nella ridicolizzazione degli arcigni ma inetti adulti da parte dei piccoli protagonisti con le loro beffe spietate.

La prima pubblicazione dell’opera nel 1864 avviene in parallelo col processo di unificazione nazionale tedesco, contemporaneo a quello italiano; nel 1908, alla morte di Busch, avrà avuto 56 edizioni tedesche, alle quali si aggiungono oltre 280 traduzioni in altre lingue.

L’opera di Busch si divide in sette scherzi messi in atto dai due pestiferi marmocchi. La traduzione di Mariani rispetta bene lo schema metrico e le rime che accompagnano ogni scena, non riquadrata ancora da una vignetta – espediente grafico che si imporrà solo in seguito – ma già pienamente sequenziale. Mariani riesce anche nel difficile compito di rendere l’atmosfera ottocentesca delle storie con un lessico lievemente desueto, pur mantenendo una buona leggibilità.
Il ritmo allegro delle strofe che accompagnano come didascalia ogni scena è un tratto che venne ripreso e mantenuto a lungo dal fumetto italiano della prima parte del Novecento; colpisce qui l’incredibile, benché giocosa, malvagità che traspare dalle storie.

Il primo e il secondo scherzo, fra loro collegati, portano a una machiavellica e crudele uccisione di tre galline e un gallo, che vengono poi sottratti dopo che la padrona li ha cucinati.  Lo scherzo al sarto e al maestro sono invece finalizzati al puro divertimento, come pure quello allo zio, perseguitato nel suo letto da un’orda di scarafaggi in una scena quasi kafkiana.

Nel sesto scherzo si inizia a intravvedere il declino dei due monelli, che nel cercare di derubare il fornaio vengono da lui catturati e cucinati vivi, secondo il modello crudele di fiabe germaniche come Hansel e Gretel. I due riescono ancora a fuggire; ma quando cercano di rubare delle granaglie vengono presi, insaccati, gettati in una macina, triturati e dati in pasto agli animali da cortile. Due scherzi alimentari, di nuovo, come i primi due, che portano a un fallimento e a una chiusura della saga dei due pestiferi marmocchi: hanno iniziato rubando dei polli, finiscono mangiati dal pollame.

Analoga crudeltà appare anche nelle due storie dedicate ad altri personaggi: nella prima il diabolico corvo Giannino finisce impiccato a causa della sua stessa frenetica ingordigia – e, in particolare, dal consumo di alcoolici. Nella seconda, Filippo è invece una scimmia altrettanto infernale, importata in Europa come esotico animale da salotto, semina caos e distruzione, finché viene abbattuto a fucilate dagli abitanti del villaggio.

Queste storie ottocentesche per l’infanzia, truci e divertenti al tempo stesso, sono quindi accomunate dallo schema birichinata più punizione, che crea un presunto messaggio educativo. In realtà, esse lasciano però trasparire un prevalente obiettivo di puro divertimento: fingendo di condannare le pesanti beffe, in realtà sono offerte come intrattenimento comico. Uno schema tipico anche dei primi fumetti, come i Katzjammer Kids, che però nel Novecento edulcoreranno un minimo la crudeltà delle burle rappresentate.

Quello che colpisce di queste storie è l’incredibile modernità del tratto, efficacissimo nel portare avanti l’esile trama coniugando in modo ideale eleganza e dinamismo. Autori come Busch hanno mostrato a tutti l’incredibile potenza espressiva che può sviluppare il fumetto se usato al massimo della competenza, creando storie che, al pari delle migliori opere letterarie o cinematografiche, possono reggere perfettamente lo scorrere del tempo.

Abbiamo parlato di:
Max & Moritz e altre storie birichine.
Wilhem Busch
Traduzione di Giancarlo Mariani
Cierre Edizioni, Edizioni Alpha Beta Verlag – 2016
82 pagine, brossurato, colori – 15,00 €
ISBN: 9788883148491

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