Solitamente a rendere interessanti i supergruppi disfunzionali o “non-gruppi”, sulla scia dei Difensori e dei Secret Warriors, sono le interazioni complesse e vivaci tra personaggi stravaganti. Nel primo volume di Asgardiani della Galassia, pubblicato negli Stati Uniti da Marvel Comics e in Italia da Panini Comics, Cullen Bunn non approfondisce le dinamiche di squadra e in generale non guarda a fondo nell’animo dei membri, finendo per sceneggiare un racconto che parte da premesse accattivanti – l’ambientazione spaziale, l’arruolamento di eroi di secondo piano ma peculiari, il coinvolgimento delle divinità – per poi svilupparsi come una serie di combattimenti abbastanza ripetitivi tra i buoni e le forze della temibile Nebula, la sorella di Gamora.
Il villain dell’albo L’armata dell’infinito è uno dei caratteri che compaiono anche nei film girati dai Marvel Studios insieme a Skurge l’Esecutore e a Valchiria. Sebbene quest’ultima non sia l’omologa della potente ubriacona interpretata da Tessa Thompson in Thor: Ragnarok – versione inserita comunque anche nell’universo Marvel cartaceo, come visto in Exiles #1 –, la scelta dei personaggi presenti nella storia narrata da Bunn sembra tenere conto proprio dell’enorme presa che le pellicole cinematografiche hanno avuto e continuano ad avere sul pubblico.
Al di là dei protagonisti, nel brossurato non mancano le apparizioni dei grossi calibri. In particolare, senza fare nomi per non rovinare la sorpresa, si annovera il fondamentale ritorno di un individuo che poco prima e durante il Marvel Now! ha goduto di una certa importanza. Sottolineare la sua presenza è utile per riconoscere all’autore la capacità di inserirsi tra gli interstizi di saghe passate e presenti, andando a recuperare momenti all’apparenza trascurabili per trasformarli in qualcosa di fecondo e interessante.
Infatti, Asgardiani della Galassia, che si può definire una diramazione dell’evento Infinity Wars scritto da Gerry Duggan per le matite di Mike Deodato, riprende alcuni passaggi del Thor di Jason Aaron, del Thanos di Jeff Lemire e soprattutto del divertente Journey into Mistery di Kieron Gillen. Piccoli riferimenti che fanno la gioia dei soli appassionati? Sì e no.
Sicuramente leggere alcune battute e osservare alcune vignette che rimandano ad altre storie fa piacere a quanti seguono assiduamente i comics della Casa delle Idee e non pregiudica la fruibilità delle nuove leve, in più un tale escamotage consente non solo di connettere tra loro i tanti archi narrativi dando una sensazione di compattezza e coerenza, ma anche di approfondire determinati aspetti del variopinto cosmo in cui si muovono i supereroi.
Ecco dunque che, ricollegandosi al Ragnarok nominato in numerosi fumetti e alla Cava degli dei mostrata proprio nel Thanos di Lemire, Bunn si interroga sulla destinazione post mortem dei corpi delle divinità che perdono la vita nel continuo ciclo di morte e rinascita tipico di molteplici mitologie.
Lo spunto è florido e affascinante, la sua espansione banale: i cadaveri senz’anima vagano senza meta finché non entrano a far parte di un’orda di zombie, quando Nebula li richiama per sfruttarli per il proprio puerile scopo. Seguono combattimenti, fughe e inseguimenti piuttosto standard, velocizzati da dialoghi semplici e brevi, funzionali al ritmo sostenuto che rallenta solo per garantire le dovute spiegazioni e abbozzare le caratterizzazioni di due componenti della squadra.
Se il tentativo di creare un rapporto tra Skurge, guerriero fatto e finito, e l’insicuro Thunderstrike appare goffo e fallimentare, risulta più riuscita la messa a fuoco del legame fisico e psicologico che lega Valchiria all’archeologa Annabelle Riggs. In questo caso, in cui la seconda rappresenta la controparte umana della prima, in analogia con l’unione ormai archiviata tra il medico Don Blake e il potente Thor, è presente una problematizzazione che, seppur lieve, dona una certa profondità alle donne coinvolte, in virtù di una rapida analisi della loro convivenza, che comporta disagi e vantaggi per entrambe.
Se la sceneggiatura scricchiola, più solida appare l’estetica del volume. A mettere in scena le avventura degli Asgardiani sono chiamati ben sette disegnatori: Matteo Lolli è la costante di tutti i capitoli, nel terzo lo affiancano André Lima Araújo, Jill Thompson e Mike Del Mundo, nel quarto Natacha Bustos e nel quinto Luca Maresca e Stephanie Hans.
Lolli, che è in possesso di un tratto netto e nervoso, delinea figure sempre scattanti, talvolta espressive, come nel caso dei primi piani dell’Esecutore, talaltra un po’ anonime. Quella che non manca è la cura per l’insieme, visto che, sebbene spesso tanti combattenti si accalchino nelle vignette, nessuno di loro risulta tirato via o eccessivamente semplificato.
L’atmosfera concitata dei confronti armati è ricreata anche grazie alla tavolozza di Federico Blee, dal momento che il colorista gioca con le tonalità per diversificare gli effetti delle varie armi utilizzate, passando con disinvoltura dalle fiammate ai fulmini. La stessa attenzione viene dedicata agli sfondi: visto che l’azione si svolge prevalentemente sulla superficie di pianeti remoti, molte tinte acide saturano l’orizzonte.
Mentre il segno di Araújo e di Maresca non si allontana dal solco tracciato da Lolli, le matite di Thompson, Del Mundo, Bustos e Hans evidenziano una discontinuità netta, caratterizzandosi rispettivamente per dolcezza, fluidità quasi psichedelica, classicità e vitalità pittorica.
Per i prossimi cinque episodi, di futura pubblicazione da parte di Panini Comics, gli Asgardiani della Galassia saranno ancora in buone mani visto che insieme a Lolli e a Maresca si alterneranno Matteo Buffagni e Paolo Villanelli. Sarà quindi compito di Bunn alzare l’asticella per dare al supergruppo una vera ragion d’essere.
Abbiamo parlato di:
Asgardiani della Galassia #1 – L’armata dell’infinito
Cullen Bunn, Matteo Lolli, André Lima Araújo, Jill Thompson, Mike Del Mundo, Natacha Bustos, Luca Maresca, Stephanie Hans
Traduzione di Giuseppe Guidi
Panini Comics, luglio 2019
112 pagine, brossurato, colori – 10,90 €
ISBN: 9788891248886