Da aprile ad agosto, prima con cadenza quindicinale e poi mensile, Panini Comics ha pubblicato Il ritorno di Thanos all’interno dello spillato Guardiani della Galassia. Si tratta del primo arco narrativo della serie scritta da Jeff Lemire e disegnata da Mike Deodato ed è ambientato dopo i fatti di Civil War II, di cui non è indispensabile la lettura. È sufficiente sapere che durante l’evento il personaggio interpretato al cinema da Josh Brolin è stato per breve tempo prigioniero sulla Terra.
Se ha pazienza e non sente il bisogno di essere informato preventivamente, il lettore può scoprire strada facendo (soprattutto nel terzo capitolo) chi sia Thanos e quali azioni abbia compiuto per meritarsi gli appellativi di “folle titano”, “uccisore di mondi” e “male incarnato”. Lo sceneggiatore, infatti, sceglie di procrastinare presentazioni e flashback, preferendo un incipit in medias res, con Thanos che raggiunge il Quadrante Nero, remota zona della Galassia, e torna a sedere sul proprio trono, surclassando l’usurpatore. Sulla stessa linea temporale corrono le vicende di Thane, il figlio dello spietato deviante, vero e proprio co-protagonista della storia.
La scelta di citare nel titolo una delle frasi cult della serie televisiva Gomorra nasce in tal senso: da un parallelo, sicuramente ironico, con il viaggio di Thanos alla riconquista del suo regno e con la volontà di Thane di ottenere ciò che gli spetta per diritto di nascita.
Lemire è un autore riconoscibile, perché spesso nelle sue opere è fortemente presente, con differenti declinazioni, il rapporto tra membri dello stesso nucleo familiare, in particolare tra fratelli o tra padri e figli. Se si pensa alla produzione indipendente vengono subito alla mente Descender, Il saldatore subacqueo e il capolavoro Essex County, mentre nell’ambito mainstream si possono menzionare Freccia Verde, Il nuovissimo Occhio di Falco e soprattutto Sweet Tooth.
Questo nuovo lavoro del canadese non fa eccezione, sebbene la relazione, mai sviscerata, rimanga su uno strato superficiale dal momento che dal punto di vista filosofico e retorico Thanos e Thane viaggiano lungo rette parallele che non si incontrano mai. Il confronto tra i due è ridotto all’osso e si gioca solamente sul piano fisico, motivato da una concisa spiegazione: il figlio, che è stato abbandonato e ha vissuto come un emarginato, vuole uccidere il padre. Ma come si uccide un essere potente quanto un dio? È possibile raggiungere l’obiettivo?
La seconda premessa della storia è semplice ma efficace: il distruttore tanto temuto è malato, sta morendo. Alla ricerca di una cura, attraversa lo spazio e incontra il saggio Mentore, suo padre. Lemire utilizza con ordine e precisione i tanti tasselli che nel corso degli anni hanno formato il grande mosaico della biografia di Thanos, senza stravolgere nulla. In passato il titano ha ucciso la madre, si è macchiato della colpa del genocidio, ha devastato il suo pianeta natale, perciò non può essere perdonato e aiutato dall’anziano genitore.
Come personaggi di una tragedia eschilea, esponenti della stessa casata entrano in un cortocircuito comunicativo. Dove la parola fallisce, vanno a segno i pugni: è un circolo vizioso, la storia che si ripete. Un’idea di ciclicità è presente in tutto l’arco narrativo, che si conclude con l’insediamento di un re così com’era iniziato.
Si è accennato alla modalità con cui l’autore si è avvicinato ai personaggi, ossia nel rispetto della tradizione, delle caratterizzazioni già esistenti. Il secondo capitolo, dedicato prevalentemente al reclutamento di alleati da parte di Thane, mostra l’interazione a colpi di punzecchiature tra Starfox, Nebula e Tryco, il campione dell’universo. Osservando ragionamenti, parole e azioni di protagonisti – mossi principalmente da brama di potere e di vendetta – e comprimari si nota una rigidità che non arriva a sconfinare nella stereotipia, che tuttavia priva il racconto di quel guizzo che ci si aspetterebbe dai character di Lemire. Solitamente lo sceneggiatore analizza la forma mentis e il comportamento delle creature di finzione di cui narra le avventure, ma in questo caso sembra concentrarsi su altri elementi.
Balzano all’occhio le didascalie, poiché si rifanno a una classicità che difficilmente troviamo nei fumetti di oggi. Non leggiamo i pensieri di Thanos o di suo figlio, ma le osservazioni di un narratore onnisciente che si rivolge direttamente ai personaggi o a noi lettori, accompagnandoci in un percorso che prevede molteplici tappe spazio-temporali. Dal consueto “Intanto…” all’esclamazione “Oh, sì, folle titano. Sono tutti morti“, la voce fuori campo si modula secondo diversi registri, spesso alimentando il pathos, di rado risultando ridondante.
Le voci dei personaggi, invece, non stupiscono particolarmente, dal momento che fluiscono nei dialoghi con spontaneità e semplicità. Un’eccezione è rappresentata dalle sequenze in cui Thanos parla di sé in terza persona, affermando la propria grandezza, come da copione quando a pronunciarsi è il gigantesco nichilista, un tempo innamorato della Morte, o meglio di Lady Morte. Raffigurata da Deodato come una ragazza bellissima e seducente, dal viso molto espressivo, è il suo modus operandi la vera novità introdotta da Lemire. Un tempo rimaneva in silenzio, altezzosa e indifferente alle avance del suo adoratore; ora parla, sorride, ammalia, complotta, ma al fianco di Thane.
Com’è naturale per un fumetto supereroico di valore, ogni uscita della testata termina con un colpo di scena e, in tal senso, è la quarta a offrire un piccolo saggio della grande abilità narrativa di Lemire. Dopo aver dipanato per una ventina di pagine un lungo flashback riguardante le ultime vicende dell’erede che cerca vendetta, il canadese sceglie di concludere il capitolo con un’anticipazione di quanto deve accadere, fulminando il lettore ormai adagiato su una serie di rivelazioni tanto interessanti quanto didascaliche e rassicuranti.
Sempre sulla cresta dell’onda, chi non ha bisogno di presentazioni è Mike Deodato, perfettamente a suo agio nel disegnare Thanos. Abituato a delineare corpi muscolosi e imponenti, l’artista consegna alle pagine un titano che, per quanto malato, non rinuncia mai a scatenare tutta la propria forza bruta, per poi passare senza difficoltà dal fisico enorme del deviante a quello sensuale di Lady Morte, fino alla fisicità nervosa e snella di Nebula e alla bellezza ellenica che contraddistingue la sagoma di Eros. Anche l’ambientazione è variegata, poiché si va dai paesaggi dei diversi pianeti visitati alle prigioni ipertecnologiche ideate per rinchiudere creature semidivine.
Abile ad assecondare una trama che alterna azione e momenti di dialogo e di riflessione, il brasiliano, supportato dal colorista Frank Martin, gioca con la gabbia, rappresentandola quasi come se costituisse parte integrante dello sfondo. Anzitutto, viene ridotto notevolmente lo spazio bianco, sostituito da tinte che ritornano nello sviluppo del racconto.
In particolare, la costante è rappresentata dall’arancione che diventa a tutti gli effetti il colore di Thanos: quando il folle è presente nella tavola, lo spazio in cui essa è suddivisa dalle vignette diventa arancio. Le altre tonalità utilizzate sono più scure, ulteriormente incupite dai retini distribuiti prevalentemente sugli sfondi, per sottolineare l’emergere di personaggi potenti.
Prima di concludere, è bene informare del fatto che, a partire dalla tredicesima uscita americana, Lemire e Deodato cedono il testimone a Donny Coates e a Geoff Shaw. Il pubblico italiano, quindi, potrà leggere un altro arco narrativo firmato dalla stessa coppia che ha lasciato in sospeso diverse questioni al termine de Il ritorno di Thanos, magari (auspicio di chi scrive) trovando in libreria anche una raccolta cartonata di questi primi sei capitoli. L’operazione non sarebbe soltanto di natura commerciale, ma riconoscerebbe il valore di una storia che possiamo inserire tra le più avvincenti de La nuovissima Marvel.
Abbiamo parlato di:
Il ritorno di Thanos (Guardiani della Galassia #23 – 28)
Jeff Lemire, Mike Deodato Jr.
Traduzione di Giuseppe Guidi
Panini Comics, aprile – agosto 2017
48 / 80 pagine, spillato, colori – 2,90 € / 3,50 €
ISBN: 977228276590870055