Bacon – Berlino 1938: cosa non si fa per amicizia

Bacon – Berlino 1938: cosa non si fa per amicizia

L'ispettore Bacon torna in scena: da Chicago a Berlino, fra vecchie conoscenze e nuovi nemici.

«Bacon, lei frequenta posti peggiori di questo, anche al mattino!»

Sbam Baconberlino Cover

Con Bacon – Berlino 1938 Marco Natale torna a disegnare e raccontare un’altra avventura dell’omonimo detective dai sentimenti umani, i sensi di porco (detto da Bacon in persona!) e dalla passione culinaria e cannibale per wurstel e crauti. Stavolta ci troviamo in Germania, in pieno clima nazista, alla ricerca del figlio perduto del dottor Turtle, pungente e astiosa vecchia tartaruga, amica di Bacon. L’avventura, quindi, ripercorre i topoi del genere noir, con viaggi, spie, seduzioni a regola d’arte e di curve, sparatorie, fughe, travestimenti e scambi notturni su un ponte illuminato dal cono di luce dei fari delle automobili.

Per chi non conoscesse le prime due avventure dell’investigatore privato (sul secondo numero è possibile leggere la recensione di Andrea Bramini), la caratteristica principale di quest’opera è la presenza di animali antropomorfi, un po’ in stile waltdisneyano, con tanto di animali umanizzati e di animali animali, ma in un contesto visivo e storico realistico e con storie più mature e adulte, caratterizzate da trame strutturate, alcol e sensuali femmes fatale.
Va aggiunto che le tre storie possono essere lette senza la necessità di seguire l’ordine di pubblicazione, dato che ogni fumetto, anche se presenta dei collegamenti con il precedente, è una storia a sé stante, comprensibile anche a un lettore novello.

Bacon – Berlino 1938, già fin dalle prime pagine, rivela una regia dal ritmo serrato: un capitolo è dedicato a Bacon, l’altro dopo si sposta in Germania a mostrare cosa stia accadendo a Leonard, il figlio di Turtle, l’altro ancora è ambientato a Parigi. Contribuisce alla rapidità del racconto la presenza di diversi personaggi, fra comprimari e comparse, oltre alle diverse situazioni che si susseguono di vignetta in vignetta: ne risulta una lettura incalzante, grazie a scene sempre in movimento, fatta eccezione solo per qualche breve sosta al tavolo di un bar.

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I dialoghi sono brevi ed incisivi, spesso caratterizzati da una battuta conclusiva o da un’osservazione pungente. Queste qualità sono coerenti con la regia delle vignette che, essendo rapide, sfruttano bene la contrazione dei discorsi in corti baloon densi di humor.

Regia e dialoghi, quindi, poggiano su una narrazione serrata, che guadagna in agilità grazie anche alla suddivisione dell’avventura in brevi capitoli, che hanno la funzione di ordinare le sequenze narrative, ma anche di differenziare luoghi e tempi del racconto. Dunque, sia lo svolgimento cinematico delle vignette, ovvero la micro-narrativa, quanto lo sviluppo strutturale dell’avventura, la macro-narrativa, restituiscono e confermano l’impressione della rapidità e dell’agilità, in favore di uno stile ad alta densità di suspence ed azione.

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I disegni, in bianco e nero, sfruttano appieno gli effetti della tecnica chiaroscurale il cui merito, come indicato nei titoli di coda del fumetto, va anche al contributo di Ilaria “Ilaz” Lazzarotto: le forme, i riempimenti, le ombre e le luci, sono ricavati attraverso le diverse gradazioni di luce e ombra, restituendo immagini nitide e ben definite. Prevalgono le forme rotonde, di modo che gli oggetti e i corpi raffigurati risultano morbidi e levigati.
La qualità dei disegni è tale da da spingere il lettore a soffermarsi su certe scene, su alcuni dettagli, anche se la voglia e la curiosità di procedere lungo la lettura incalza: in pratica, ad una narrazione rapida e adrenalinica si contrappone l’attenzione – per sua natura lenta – che un disegno, un tratto, una sfumatura, possono richiedere. In particolare, in alcune scene, si può notare un uso ardito e inusuale della prospettiva, in favore di vignette stranianti che inchiodano il lettore per effetto di un punto focale bizzarro: che si tratti di un’inquadratura rovesciata, o di una visione dal basso verso l’alto, mentre il corpo imponente di Bacon tende e piegarsi in senso opposto al punto di vista: il risultato è uno stile figurativo semplice, ma pulito e rifinito, con dosate e precise vignette inusuali che rompono con le consuete inquadrature, a sottolineare un momento significativo della storia, dove il lettore, per effetto dei disegni è “piacevolmente costretto” a soffermarsi.

A proposito di soffermarsi, merita un momento di riflessione anche un elemento della storia: la Germania nazista del mondo narrativo di Bacon presenta l’ossessione per la razza ariana, ma declinata in senso animale: il razzismo riguarda i pelolungo, ovvero gli animali muniti di folta pelliccia, disprezzati dai peloraso e ritenuti inferiori. Questo elemento aggiunge profondità alla storia, dato che, trattandosi di un racconto d’invenzione, dove prevalgono il piacere della lettura e il diletto della creatività, si viene a creare un contesto dove l’autore dispiega i feroci meccanismi dell’odio, di contro a personaggi positivi e animati dalla voglia di aiutare e fare del bene. L’effetto devastante dell’odio, e quello benefico del bene, sono evidenti alla fine: spetta al lettore scoprire in che modo.

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Infine, è bene spendere due parole su alcune caratteristiche archetipiche della narrazione: la storia infatti, al di là del genere di appartenenza, presenta due elementi comuni ai racconti di tutti i tempi: la composizione ad anello, per cui il dottor Turtle, che rievoca il suo passato in un flash back, sperimenta una seconda volta l’amaro dispiacere del suo ricordo, in modo che passato e presente di questo personaggio vengono a coincidere sotto il segno di una ferita, sia nella carne che nel cuore. In secondo luogo, la presenza di un oggetto magico, nel senso in cui lo intende Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, dove indica con questa espressione gli oggetti che hanno una qualche relazione con la storia e si caricano di un valore narrativamente simbolico. In questo caso si tratta della protesi, ovvero la gamba artificiale di Bacon, in apparenza un elemento marginale, ma che si ripresenterà in un secondo momento in concomitanza con la conclusione dell’avventura.

In conclusione, Bacon – Berlino 1938 prende i temi classici del genere, li ricompone in un mondo di animali antropomorfi, in un contesto storico preciso e reale e lo fa con uno stile personalissimo, un’alta qualità del disegno e una buona cura della narrazione e della regia.

Abbiamo parlato di:
Bacon – Berlino 1938
Marco Natale
Sbam!, 2022
88 pagine, brossurato, bianco e nero, – 10,00 €
ISBN: 978-88-85709-34-8

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