I racconti dell’era del Cobra, ultima fatica di Enrique Fernàndez edita Tunuè, è un fumetto avvincente che narra le vicende di un gruppo di comprimari che imparano, giorno dopo giorno, quanto sia importante autodeterminarsi e vivere sulla propria pelle il peso delle loro scelte.
L’opera ci appare come una sorta di storia nella storia: le vicende iniziano, infatti, quando un cantastorie incomincia il suo racconto a un gruppo di uomini. L’uomo decide di concentrarsi sul forte amore tra Irvi e Sian, sentimento limpido e forte che viene minato nel tempo prima dalle differenze sociali e poi dal tradimento, per poi narrare le vicissitudini delle loro vite separate, dominate da sete di vendetta, ribellioni, nuove vite e lotta per un bene comune.
L’approccio alla narrazione risulta immediatamente interessante: le vicende di Irvi e Sian vengono raccontate a un pubblico esterno cambiando più volte stile e bilanciando molto bene i differenti approcci. A un iniziale richiamo a Le Mille e una notte (e alla storia di Aladdin in paricolare), caratterizzato dal massiccio uso delle didascalie, succede una narrazione più rapida, che alterna scene d’azione a lunghi dialoghi tra i comprimari. Mentre lo stile didascalico non convince pienamente durante la lettura, scoperto l’escamotage che consiste nel far cambiare stile al cantastorie, anche le prime pagine assumono un significato nuovo e vengono assorbite diversamente. Queste diventano una sorta di preludio della storia e permettono ai lettori di comprendere la tragedia personale dei due amanti costretti a non vivere l’uno accanto all’altro per colpa della lussuria del primo e dell’orgoglio della seconda. Il resto della trama si concentra in parte sulla vita infelice di Sian, ma soprattutto sugli sforzi di Irvi e dell’amico Maluuk di combattere la tirannia di Re Cobra tramite una rivoluzione mediata dall’arte.
La storia, ricca di innumerevoli colpi di scena, ribalta continuamente le carte in tavola mantenendo costante l’attenzione del lettore. Le scelte degli uomini influenzano in maniera rapida e veloce le sorti del regno e dei protagonisti, che iniziano pian piano a essere connessi tramite fili sottili che li legano l’uno all’altro indissolubilmente. Nonostante il complesso e rapido procedere degli avvenimenti l’autore mantiene il pieno controllo sul suo lavoro, donandoci una storia emozionante e avvincente.
A dare una marcia in più alla favola che ci viene raccontata è la meticolosa e centrata caratterizzazione dei personaggi, tutti interessanti e dotati di desideri e insicurezze che permettono rapidamente al lettore di comprenderli e immedesimarsi. Ad esempio, l’orgogliosa Sian ci appare sin da subito una figura complessa; ella, dominata dalle paure e dai rimorsi, è una donna fragile, alla continua ricerca di un uomo che la desideri e la veneri. Irvi, invece, è una sorta di camaleonte; spesso succube degli altri, si lascia trasportare dai propri sentimenti di continuo, rimanendo comunque una figura positiva, divertente e creativa. Nella stessa maniera ognuno dei comprimari, pagina dopo pagina, rivela sfumature interessanti che svelano la loro vera natura e il loro specifico modo di amare, sottolineando la totale assenza di figure totalmente positive e negative con il procedere della narrazione.
Le tematiche che vengono affrontate sono molteplici e fortemente correlate ai personaggi e al rapporto tra loro. Dall’insicurezza maschile e femminile, alla difficoltà di poter vivere serenamente la propria storia d’amore venendosi incontro, all’importanza dell’arte e del teatro per il popolo e per gli artisti, all’incapacità di staccarsi dai fantasmi del passato fino al ruolo centrale del dialogo e del confronto sincero. In particolare appare interessante il modo in cui viene trattato uno dei punti cardine della storia: la ribellione contro Re Cobra realizzata in maniera anticonvenzionale tramite la collaborazione di due singoli individui.
Il tutto è ambientato in un luogo da sogno, nell’immaginaria terra esotica dei Sette Regni, spazio in buona parte incontaminato e costante scenario delle avventure più bizzarre, dove i protagonisti si muovono tra i palazzi delle grandi città mediorientali, i deserti spogli e le fitte e intricate foreste.
I disegni, che ricordano lo stile delle animazioni disneyane degli anni ’90, sono dettagliatissimi e colorati in maniera impeccabile grazie alla decisione di sfruttare tonalità sgargianti e avvolgenti per richiamare anche esteticamente l’aura di fascino e di mistero che inspirano il Medio Oriente e gli elementi fiabeschi del racconto orale, avvalendosi dell’utilizzo di palette cromatiche insolite e all’insegna della sperimentazione, come è solito fare l’autore. L’estrema cura del tratto ha permesso a un Enrique Fernàndez particolarmente in forma di creare vignette molto evocative e ricche di dettagli, soprattutto qualora si prendano in considerazione i campi lunghi. I primi piani, d’altro canto, vengono utilizzati come veicolo per rappresentare al meglio emozioni e sensazioni dei personaggi, accentuando pesantemente la loro espressività , utilizzando a tratti un segno quasi parodistico. Le facce e il fisico dei protagonisti sono spesso legati a forme geometriche (cerchio per Maluuk, ovale per Sian, triangolo allungato per Irva), ricordando una caratterizzazione grafica molto simile a quella effettuata per il film d’animazione Tarzan, basata appunto su una fusione spinta tra corporatura dei personaggi e figure geometriche.
Per ciò che riguarda le inquadrature utilizzate, si nota una certa differenza tra l’approccio iniziale, dove le vignette sono spesso prive di balloon, e quello successivo, dove sono presenti anche lunghi dialoghi. Da tavole descrittive, che rievocano con chiarezza gli avvenimenti esplicitati nelle didascalie, e da vignette in cui i movimenti dei singoli individui si susseguono in maniera rapida e sequenziale, si passa a pagine più dinamiche, intercalate da lunghi dialoghi, dove una particolare attenzione nei confronti delle espressioni facciali dei personaggi permette di percepire in maniera immediata i loro stati d’animo.
Le scene d’azione sono sempre realizzate usando panoramiche dall’alto o angolazioni inusuali.
La stessa griglia viene sovente modificata e, a seconda delle tavole, vi si possono trovare sequenze fittissime di vignette verticali molto piccole, sequenze in cui predomina la struttura orizzontale e sequenze panoramiche che presentano una grande immagine a campo lungo nella parte bassa o nella parte alta della pagina.
Alcune tavole, inoltre, mostrano degli intelligenti escamotage per rendere efficace la narrazione o veicolare nella maniera più consona un messaggio. Ne è un esempio la sequenza di pagina 46-48, dove, alle tavole classiche che mostrano Maluuk mentre suona in incognito nella capitale, si alternano in sovrimpressione una sorta di ballon sferici che raccontano tramite immagini stilizzate le storie che egli sta canticchiando al popolo. Ma anche l’immagine finale di pagina 42 in cui l’autore, per mostrare contemporaneamente i protagonisti che stanno conversando tra loro (Irvi e Maluuk) e il tema della loro discussione (Re Cobra), presenta in un unica vignetta i personaggi creando un separè costituito da una palma e da un pavone, senza sfruttare lo spazio bianco.
Insomma, I racconti dell’era del Cobra è un ottimo fumetto dotato di un comparto artistico sopra la media e di una storia valida, che promette riflessioni e intrattenimento al contempo, risucchiando il lettore in un mondo di fiaba dove concetti come libertà e amore vero esistono, ma rimangono ideali correlati a situazioni complesse, proprio come nel mondo reale.
Abbiamo parlato di:
I racconti dell’era del Cobra
Enrique Fernàndez
Traduzione di Stefano Andrea Cresti
Tunuè, 2014
112 pagine, brossurato, a colori – 16,90€
IBSN: 886790129X