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Astro Boy: Uran, Cobalt e il cavallo vapore

5 Ottobre 2024
Atom e i suoi fratteli, Cobalt e Uran, hanno qualcosa di più in comune dell'essere dei robot. E questo qualcosa ce lo spiega la fisica!

Dopo un’attesa di due anni, arriva il nuovo articolo dedicato all’Atom di Osamu Tezuka, il robottino meglio noto come Astro Boy.
Come abbiamo visto sul finire dell’articolo precedente (che è passato un po’ di tempo e andrebbe ripassato…), in Gas people Tezuka fa sognare ad Atom i suoi genitori, la cui costruzione, però, viene effettivamente mostrata solo molto dopo, realizzata dal professor Ochanomizu. A questi due lo stesso Ochanomizu ha successivamente aggiunto anche Cobalt e Uran, fratello e sorella di Atom. Mentre il primo è una versione un po’ più alta e snella di quest’ultimo, la seconda è rappresentata, sia graficamente sia caratterialmente come una sorella minore.

Fratello o sostituto?

Cobalt esordisce sull’omonima storia del 1954 come sostituto di Atom: il Giappone è in piena crisi nucleare. Un ordigno inesploso, perduto da una ignota potenza straniera nelle profondità marine, è difficile da recuperare per gli esseri umani. La missione viene quindi assegnata ad Atom, che sembra non gradirla, apparentemente diviso tra i doveri da ragazzino e l’amore per la famiglia da un lato, com la madre che si oppone a questa pericolosa missione, e dall’altro il dovere verso la società degli umani, cui il padre lo richiama.
Atom, quindi, si trova bloccato in uno stato di indecisione, e così decide di sparire. I politici nipponici, disperati, decido di andare a cercarlo, quand’ecco Ochanomizu propone proprio Cobalt per portare a termine la missione destinata al fratello. Cobalt, però, risulta essere inferiore in potenza rispetto ad Atom, poiché lo scienziato ha dovuto concludere la sua costruzione in fretta.
Tezuka, in questo caso, mostra grandissime abilità narrative, non solo nell’uso delle gag, ma anche nel passare dai toni noir della prima parte a quelli di spy story e d’avventura della seconda. Graficamente, poi, molto interessante la soluzione utilizzata per passare dalle scene terrestri a quelle sottomarine, con le vignette che si arrotolano su se stesse come a causa dell’umidità.

Dopo appena due anni Cobalt, però, muore (su questo evento Tezuka giocherà nell’introduzione a Cobalt nella ristampa statunitense della Dark Horse): alla fine della prima versione di Midoro Swamp Baffo e Atom si ritrovano sulla pietra tombale del fratello di quest’ultimo.

A quanto pare l’episodio venne modificato con la prima ristampa avvenuta in concomitanza con l’esordio animato del personaggio, anche se già alla fine della prima edizione di Invisible Giant (maggio-luglio 1960) Cobalt ritorna come regalo per Atom. Non è il solo a uscire dalla scatola consegnata al piccolo eroe robotico: insieme a Cobalt, infatti, spunta fuori anche la piccola Uran.

Una sorella nell’arena

La prima vera storia di Uran è un episodio a lei intitolato che potremmo definire domestico: Uran, che va in giro con il fratello Atom, si appassiona al wrestling robotico e decide così di entrare sull’arena e di combattere. Ha la potenza di 100000 cavalli, come Atom e come Cobalt, del resto, così l’incontro improvviso viene vinto facilmente. Per regolamento Uran, però, ora deve partecipare a tutti gli incontri del torneo, fino all’eventuale finale. E così la sorella di Atom si deve dividere tra i due impegni, fino a che non arriva, inevitabilmente, all’atto conclusivo del torneo. Il problema, però, sono i divieti di Baffo e del fratello, per aggirare i quali la ragazzina si rivolge a un equivoco nonnino, che le concede la capacità di dividersi in due. Peccato che, in questo modo, anche la sua potenza si divide tra le sue due parti: così, nonostante le battute al limite della tautologia fatte dai tifosi al suo ingresso, Uran rischia di venire distrutta definitivamente.
Ancora una volta è l’intervento di Atom a scongiurare il peggio e quello di Ochanomizu a rimettere le cose a posto.
Tezuka, quindi, utilizzando il desiderio dell’ubiquità, o dell’utilizzare i propri doppi per essere presenti in più posti contemporaneamente (un po’ quello che farà Michael Keaton in Mi sdoppio in quattro di Harold Ramis del 1996 con la clonazione), esplora il più classico tema della disobbedienza dei giovani, che in fase di crescita non riescono spesso a comprendere i divieti dei genitori, o la pericolosità nel disobbedire, o nel seguire avventatamente dei consigli non proprio disinteressati.

Tutta questione di potenza

In questo senso il torneo, tema che poi ritornerà in molti altri manga (e non solo), che rappresenta il desiderio da raggiungere a ogni costo per Uran, mi permette, vista la loro importanza, di scrivere qualcosa anche sul cavallo vapore, unità di misura della potenza non presente nel sistema internazionale, sostituita dal watt((100000 CV sono circa 73500000 W, cioé qualcosa come 1837500 lampadine da 40 W.)) ([latex]W[/latex]). La potenza è definita come il lavoro compiuto nell’unità di tempo, e quindi il rapporto tra lavoro speso e tempo impiegato per spenderlo:

[latex]P = \frac{\Delta L}{\Delta t}[/latex]

D’altra parte la potenza può essere anche definita come il prodotto tra forza e velocità

[latex]P = \vec F \cdot \vec v[/latex]

Questo vuol dire, per i nostri Atom e Uran, che, nota la potenza massima e la massima velocità raggiungibile, siamo in grado di stabilire quale è la forza di un loro pugno. D’altra parte, nel caso di potenza fissa, ovvero sono sempre in grado di sviluppare la stessa quantità massima di potenza, allora la situazione migliore per generare la forza massima sarebbe avere una velocità estremamente bassa.
D’altra parte si potrebbe complicare leggermente il problema della potenza generata da un pugno di Atom e Uran in questo modo:
Si considera la potenza calcolata usando la velocità angolare:

[latex]P = \vec M \cdot \vec \omega[/latex]

A questo punto il pugno si suppone venga generato mettendo il braccio in rotazione, questo vuol dire che il momento angolare della forza è dato da

[latex]\vec M = \vec r \times \vec F_b[/latex]

Se ci mettiamo nella situazione di valori massimi per momento e potenza, la forza generata dal braccio in rotazione è data da

[latex]F_b = \frac{P}{\omega \cdot r}[/latex]

dove [latex]\omega[/latex] è la velocità angolare del braccio, [latex]r[/latex] la sua lunghezza.
A questo punto, nell’ipotesi di Atom o Uran in volo, la forza totale sarà in conclusione data da

[latex]F_{tot} = m \cdot a + F_b[/latex]

dove [latex]m[/latex] è la massa del robot, [latex]a[/latex] la sua accelerazione (si suppone che, in caso di attacco, Atom o Uran aumentino la velocità per colpire al massimo l’avversario). Questo, come conseguenza, ha che la potenza massima che i nostri eroi possono erogare durante una sfida non è poi così costante come pensava il grande Osamu Tezuka, visto che nella seconda formula [latex]F[/latex] va sostituito con [latex]F_{tot}[/latex]:

[latex]P_{tot} = m \cdot a \cdot v + \frac{P_{max}}{\omega \cdot r} v[/latex]

dove [latex]v[/latex] è la velocità finale, ovvero poco prima di colpire l’avversario.

Gianluigi Filippelli

Gianluigi Filippelli

Gianluigi Filippelli (Cosenza, 1977) ha conseguito laurea e dottorato in fisica presso l'Università della Calabria. Attualmente lavora presso l'Osservatorio Astronomico di Brera (Milano) dove si occupa di Edu INAF, il magazine di didattica e divulgazione dell'Istituto Nazionale di Astrofisica di cui è editor-in-chief.
Tra i suoi interessi, le applicazioni della teoria dei gruppi alla fisica e la divulgazione della scienza (fisica e matematica), attraverso i due blog DropSea (in italiano) e Doc Madhattan (in inglese). Collabora da diversi anni al portale di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, dove si occupa, tra gli altri argomenti, di fumetto disneyano, supereroistico e ovviamente scientifico.
Last but not least, è wikipediano.

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