La sesta uscita della Serie Oro raccoglie alcune delle storie di un lupo che i bambini ormai conoscono meglio di quello, cattivaccio, di Cappuccetto Rosso. Questo qui, più che cattivo, è sfortunato ed eternamente affamato, esplicitamente bramoso, ma condannato a non soddisfarsi: Lupo Alberto, a differenza dell’ormai anzianotto protagonista della favola più truculenta del patrimonio folkloristico europeo, non conduce una degnissima esistenza di lupo che pappa le sue prede e finisce pertanto per essere fulminato dal cacciatore. È invece un personaggio ambivalente che vive ai margini sì, della fattoria, ma in realtà è perfettamente integrato nella comunità che la abita, e pur essendo dotato della proverbiale fame da lupo si è fidanzato con la pollastrella più appetitosa. Il rovesciamento del suo ruolo naturale lo trasforma in un simpatico ed inoffensivo ragazzotto che anziché spaventare gli abitanti della fattoria MacKenzie ne è invece terrorizzato, timoroso sia delle sonore bastonate del cagnolone Mosé, che delle improvvise e sempre funeste apparizioni della talpa Enrico, oltre che delle ambizioni matrimoniali di Marta, egoista e capricciosa come nella tradizione delle migliori Minnie e Paperina. Per cui alla fine il lupo non fa più paura ai piccini, né rappresenta più il tabù di una società sessuofobica e castrante, ma diventa, al contrario, il totem di una società progressista ed emancipata, che ha fatto proprio di Lupo Alberto lo strumento più efficace per campagne d’informazione e sensibilizzazione dedicate agli adolescenti. Questa è la zampata più graffiante del diabolico Silver. Le storie sono presentate quasi come una sorta di disordinato lunario, percorrendo e reinterpretando le feste e le ricorrenze del calendario, ma anche i temi classici della narrativa e dei fumetti, come l’horror, la fantascienza ed i supereroi, garantiti dalle surreali trasformazioni della talpa Enrico, forse l’unico personaggio dei fumetti che possa essere definito, a buon diritto, uno stronzo. Sinceramente, quelle scelte per questo volume mi sembrano meno accattivanti rispetto alle storie pubblicate nella precedente serie dei Classici della Repubblica. Lupo Alberto non è solo uno dei fumetti italiani più interessanti, ma è anche un fenomeno culturale di notevole portata, pertanto avrebbe meritato una cura più attenta nella ricerca delle storie da presentare in questa seconda sede. Forse sarebbe stato meglio invertire le due uscite: nella prima si poteva presentare il personaggio, il tono generale delle storie, il carattere dei comprimari e la varietà delle trame, mentre in questa seconda serie, dalle ambizioni più prestigiose, sarebbe stato meglio inserire storie più ricche e complesse.