La filosofia de Lo Spazio Bianco è quella di dare visibilità e di parlare di tutti quei fumetti che, a nostro giudizio, sono capaci di regalare momenti piacevoli, emozioni, ricordi e stimoli.
Il compito quindi di colui che scrive le recensioni è quello di rendere visibili le qualità dell’ opera che ha tra le mani, in maniera da “convincere” il lettore della sua validità. Questo può essere un compito a volte facile, a volte più difficile, ma in questo caso è veramente agevolato. Per spingere infatti all’acquisto del primo volume della saga di Swamp Thing, gli basteranno due parole, nome e cognome dell’ autore: Alan Moore.
Per chi ancora non lo conoscesse, questa può essere la buona occasione per recuperare il tempo perduto: Alan Moore è considerato, da chiunque sia anche minimamente attento al mondo del fumetto, il più grande tra tutti gli autori internazionali moderni. Un vero cultore del mondo dei comics non può non avere nella propria collezione almeno un opera dello “stregone di Northampton”, meglio ancora se questa è Watchmen, complessa e ricchissima opera con cui ha rivoluzionato il modo di intendere il fumetto supereroistico americano, o V for Vendetta, orwelliana e claustrofobica visione futura, o ancora From Hell, fedele e affascinante ricostruzione dei delitti di Jack lo Squartatore. E questi sono solo pochi dei molti lavori di Moore etichettabili, senza grandi ripensamenti, come capolavori.
Ma considerare Swamp thing acquistabile solo per il richiamo del nome del suo autore, non renderebbe giustizia all’ indubbio valore del volume.
Il paperback raccoglie i numeri #21-#27 dell’americano Swamp Thing; la narrazione parte da dove il precedente autore, Marty Pasko (le cui storie – per la cronaca -, anche se non paragonabili a quelle del maestro, non erano deprecabili) lascia il personaggio creato da Len Wein.
Brevemente, Alec Holland è uno scienziato che, insieme alla moglie Linda, lavora tra le paludi della Lousiana ad una formula biorigeneratrice, che dovrebbe aiutare la crescita dei vegetali. Il loro lavoro viene sabotato da una bomba, e Alec Holland, vittima delle fiamme e del composto da lui stesso inventato, scompare nella palude per fuoriuscire in seguito come essere “vegetal-umano”: nasce Swamp Thing.
La prima storia, “La Lezione di Anatomia” permette a Moore di rivoluzionare il personaggio a suo piacimento, e ci regala al contempo una delle storie più belle della sua carriera fumettistica: Swamp Thing viene sezionato, e dopo alcuni studi ci si rende conto che è solo un vegetale, risultato dell’assorbimento dell’umanità di Alec Holland da parte delle piante della palude. Un vegetale che “crede” di essere un uomo.
Le successive 6 storie possono essere raggruppate in due gruppi di tre: in “Impantanato” (#22), “Un Altro Mondo Verde” (#23) e “Radici” (#24), Moore ripesca un vecchio criminale DC di serie B, L’Uomo Floronico (già visto nel primo episodio nel suo alter-ego, Jason Woodrue), il quale grazie alle sue innovazioni diventa talmente potente da mettere in ginocchio l’ intera Justice League: solo l’ intervento del protagonista, una volta superato lo shock della scoperta della propria natura, lo annienterà. Nei successivi tre episodi, “Il Sonno della Ragione” (#25), “…Il Momento di Correre” (#26) e “…Da Demoni Guidati” (#27), l’avventura verte intorno, oltre che al mostro della palude, ad Abby Arcane, la “confidente” di Swamp Thing, ad un mostro dalle sembianze scimmiesche, ad un demonio e ad un bambino autistico. Come questi elementi si mescolino tra di loro per creare una delle sequenze più agghiaccianti della storia del fumetto lo lascio scoprire a voi, poiché una qualsiasi anticipazione potrebbe essere rea di togliervi quel brivido che vi percorrerà la schiena…
Swamp Thing è, come dice lo stesso Moore, un fumetto dell’orrore. Un horror “diverso”, ma pur sempre horror. Una paura costruita, più che sulle immagini mostruose, sulle atmosfere, sui personaggi. Un horror affascinante, poiché si svolge nell’universo DC ed è parte integrante di esso, basti pensare all’ ingresso in scena di Jason Woodrue (l’Uomo Floronico) e della JLA, pur affrontandolo da un punto di vista diverso e personale.
Oltre alla storia, i disegni, che a primo acchito potrebbero sembrare non “facili” e sicuramente non convenzionali (anche per la scelta di proporre le storie in b/n) per un comic made in U.S.A., risultano alla fine eccezionali ed adattissimi al tipo di storia. Alcune sequenze inquietano solo per le espressioni dei personaggi (si guardi ad esempio pag. 6 de “Il Sonno della Ragione”, l’espressione del bambino).
In definitiva, anche se ancora non ne siete convinti, provatelo comunque: se siete amanti del buon fumetto saranno tra i soldi meglio spesi dell’ anno.