Nella mente di Moon Knight, il disastro di Kingsman

Nella mente di Moon Knight, il disastro di Kingsman

In questa puntata, il probabile futuro di Moon Knight all'interno del MCU e il flop dello spin-off di "King's Man".

Moon Knight

Con la diffusione nei giorni scorsi del primo trailer ufficiale di Moon Knight si è aperto ufficialmente il 2022 dei Marvel Studios, che segna al tempo stesso il secondo anno di vita delle serie sugli eroi della Casa delle Idee sulla piattaforma e un consolidamento del Marvel Cinematic Universe con l’introduzione di nuovi personaggi, cosa questa che dovrebbe allargare maggiormente la visione di una Fase 4 ancora agli albori, riuscendo a farci scorgere qualcosa di più rispetto a cosa bolle in pentola.
Nel novembre 2020, commentando il casting di Oscar Isaac nel ruolo dell’alter ego di Mark Spector, ci eravamo chiesti in quale quadro la serie si sarebbe mossa dal punto di vista narrativo, evidenziando come la scelta dell’attore rendesse fattibile la caratterizzazione in primis di un eroe urbano senza macchia e senza paura, così come il ritratto di uno schizofrenico  basato sulle storie di Bendis, Ellis, King, Lemire e Bemis.
Il trailer conferma questa direzione, ponendo al tempo stesso interessanti interrogativi sul viaggio psicologico che Moon Knight affronterà all’interno del suo show, e quali implicazioni questo avrà sul resto del MCU. È innegabile che il cavaliere lunare dovrà a un certo punto trovare una sorta di “equilibrio mentale” non solo per se stesso, ma anche per i suoi futuri rapporti con il resto degli eroi Marvel.

Nel primo ciclo a fumetti di Brian Michael Bendis, Moon Knight rivelava la sua psiche martoriata dopo che per un intero albo era stato fatto credere ai lettori che il personaggio stesse interagendo con altri eroi quali Wolverine e Capitan America, che si scopriva essere invece frutto dell’immaginazione della sua mente malata.
Il filmato che abbiamo visto scavalca questa fase e ci trasporta subito nella vita di una persona che, probabilmente, ha sepolto il suo vero io in seguito a un trauma di qualche tipo, che tenta di riemergere attraverso allucinazioni e messaggi della divinità Khonshu. In questo frangente è naturale sospettare quindi che Steven/Mark alla fine riuscirà perlomeno a raggiungere una sorta di punto di rottura, in cui una personalità possa in qualche modo trovare il modo di interagire con gli altri in maniera normale.
Questa meta raggiunta, che probabilmente vedremo nel finale dello show, consentirà una introduzione meno problematica del personaggio nei confronti dell’universo condiviso che lo circonda, anche se probabilmente Moon Knight risulterà come uno dei character più complessi, e per questo affascinanti, dei prossimi anni. Un barlume di follia rimane anche dopo un equilibrio raggiunto, ed è auspicabile che questa scintilla di caos, che rende il personaggio dotato di una caratterizzazione psicologica e narrativa del tutto unica, possa continuare a brillare anche in un contesto di normalità.

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The King’s Man – Le origini

Mentre stiamo scrivendo queste righe, The King’s Man – Le origini ha incassato negli Stati Uniti 29 milioni di dollari e 65 milioni nel resto del mondo, rivelandosi come il meno proficuo dei film basati sul franchise diretto da Matthew Vaughn, confermando che gli spin-off di un brand di successo raramente riescono a replicare nuovamente al box office i risultati del film originale.
A danneggiare fortemente l’exploit al botteghino della pellicola, oltre a una delle campagne promozionali più lunghe ed estenuanti degli ultimi anni con una miriade di trailer (dovuti ai continui rinvii innescati dall’incertezza della crisi pandemica) è stata anche la convinzione che si potesse vendere il brand “Kingsman” al pubblico senza offrire qualcosa di relativamente nuovo all’interno del film stesso, ma sfruttando solamente quello che era stato già definito con il primo film, che si era rivelato una intelligente e dissacrante parodia dei lungometraggi di 007 e degli action movie in generale riuscendo a giocare con ironia su moltissimi elementi, anche perchè la sua fonte originale era un fumetto ugualmente geniale.
Da questo punto di vista sarebbe stato molto meglio continuare con il franchise originale, di cui comunque sembra sia in fase di lavorazione un terzo capitolo, piuttosto che smorzare il tutto con una pellicola che certamente ha i suoi punti di forza, ma che non aggiunge niente a ciò che già conosciamo.

Oltre a questo, vi è da sottolineare un altro fattore, che non ha a che fare con il franchise nè con il film, ma piuttosto con la major che lo ha distribuito. King’s Man – Le Origini presenta un altro flop di quella che era la 20th Century Fox, che da quando è stata acquisita dalla Disney ha perso totalmente la sua spinta propulsiva in quanto a campagne promozionali. La sensazione, molto forte, è che la major di Topolino abbia in qualche modo relegato nell’angolo i prodotti targati Century Studios, non fornendo loro la forza necessaria per emergere in un box office che, a causa anche della pandemia, è diventato un vero e proprio campo di battaglia in cui gettare anche progetti sacrificabili.

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