La casa editrice milanese L’ippocampo ha deciso nel 2021 di entrare nel mondo del manga con un progetto ambizioso, una serie in 24 volumi ancora in corso in Giappone. Imperatore del Giappone – titolo originale Shōwa Tennō Monogatari – è prodotto da un team creativo che lavora a stretto contatto con la casa imperiale. Tratto dall’opera originale dello storico Kazutoshi Hando, esperto nell’analisi storica dell’ epoca shōwa (ha letto tutti i resoconti della quotidianità di Hirohito), il fumetto è sceneggiato da Issei Eifuku e disegnato da Junichi Nojyo con la supervisione editoriale di Hidetaka Shiba. Nel 2022 sono stati pubblicati i primi due volumi, mentre il terzo e il quarto volume sono arrivati nel mercato editoriale nel 2023.
L’epoca shōwa (che significa “periodo di pace illuminata”) è il periodo dal 1926 al 1989 in cui Hirohito è stato seduto sul seggio imperiale, e rappresenta il più lungo tra tutti i periodi imperiali. La pubblicazione di questo manga ha la particolarità di essere sempre completamente approvata dalla casa imperiale giapponese, il che ha sollevato in alcuni il dubbio che possa alimentare finalità propagandistiche. Almeno fino al quarto volume pubblicato in Italia questo aspetto non è rilevabile; tuttavia sarà interessante capire come verrà affrontato nei capitoli a venire il periodo più controverso per la popolarità di Hirohito, cioè durante la Seconda guerra mondiale quando il Giappone si è alleato con Germania e Italia.
Tutta l’opera è basata su fatti storicamente accurati, in alcuni casi rielaborati per ragioni narrative. La versione italiana è tradotta dal giapponese da Asuka Ozumi, la quale collabora con
per molte case editrici (non solo di fumetto) e ha raccontato, in una conferenza tenutasi a Milano il 16 giugno 2022 che la traduzione è stata molto impegnativa in particolare per la parte di ricostruzione storica che ha richiesto una grande meticolosità. Ad esempio in merito ai titoli della casa imperiale la traduttrice ha deciso di utilizzare termini che solitamente vengono usati fuori dal Giappone per indicare la famiglia reale giapponese. Anche i nomi dei luoghi sono stati problematici da adattare in quanto spesso fuori dal Giappone sono molto diversi dai nomi in lingua giapponese. Altro elemento sfidante per Ozumi è stato l’adattamento dei differenti registri linguistici in quanto identificativi di ogni personaggio e fortemente legati alla tradizione verbale nipponica.I primi due volumi si concentrato sull’infanzia del principe Michi, sulla sua educazione e sulla preparazione a ricoprire da adulto il ruolo di imperatore. Il contesto storico dei primi due volumi è molto ben caratterizzato, con una particolare attenzione a tutto ciò che si riferisce al tempo precedente e contemporaneo alla Prima guerra mondiale. La regia è comunque sempre concentrata sul protagonista e non si perde in digressioni o parentesi, mentre le circostanze esterne trovano per lo più spazio attraverso le parole dei personaggi (politici, educatori, membri della famiglia imperiale).
Gli eventi si svolgono principalmente in alcuni luoghi significativi per la crescita e l’educazione del protagonista, come il Palazzo Togu dove il principe ereditario risiede. Fin dall’inizio della sua esistenza, come accade in molte casate reali, il principe Michi viene allontanato dalla famiglia per andare a balia e continua crescendo a essere circondato da un’aura di sacralità. Vediamo prima un bambino e poi un adolescente che di fatto sta diventando grande in solitudine, a differenza dei fratelli minori ai quali sono concesse una serie di libertà in più. Unico punto di riferimento del principe sembra essere la sua istitutrice Taka Hadachi, che lo tratta con amorevolezza, quasi come fosse suo figlio.
Le prime scene del primo volume presentano uno scambio storicamente verificato e accurato, ricavato dalla lettura e dall’analisi dei diari di Douglas McCarthy, il responsabile dell’occupazione americana del Giappone dopo la sconfitta della Seconda guerra mondiale. Egli ha avuto un ruolo importante anche nel momento in cui l’imperatore ha reso al popolo la sua umanità: in effetti Hirohito è stato protagonista di grandi cambiamenti all’interno delle tradizioni imperiali giapponesi e il passaggio tra l’era meiji (1868 – 1912) e l’era shōwa è stato caratterizzato non solamente da un cambio alla testa dell’impero, ma anche da un inevitabile approdo alla modernità scientifica, tecnologica e militare.
Gli insegnanti della scuola costruita per Hirohito sono dei progressisti e pongono le basi per la strada verso l’umanizzazione dell’imperatore (comunemente attribuita al periodo intorno agli anni ‘60). Si vede quindi già dai primi capitoli uno scontro tra l’entourage tradizionalista e il desiderio di transizione verso la modernità. Da una parte leggiamo di una retorica politica che vuole l’imperatore come divinità in terra, dall’altro il confronto con l’occidente in piena corsa verso il progresso.Questa cosiddetta umanizzazione dell’imperatore risalta già nei primi quattro volumi, sebbene non sia mai citata né esplicitamente né implicitamente. Nonostante la consapevolezza del ruolo imperiale e dei doveri previsti per ricoprirlo, il principe Michi dimostra fin da subito curiosità per il mondo, ed è questo il motivo che spinge molte delle persone attorno a lui a proporre un viaggio nel Regno Unito prima che si debba installare per la reggenza del trono del padre (dal 1920 al 1925, per via di una malattia l’imperatore fu impossibilitato a esercitare).
Il terzo e il quarto volume del manga raccontano proprio il viaggio del principe ereditario che partì con una nave dal Giappone per arrivare a Londra come ospite del sovrano inglese Giorgio V. Durante il viaggio furono previste molte tappe ad esempio a Hong Kong, Singapore, Port Said e in Europa, oltre a Londra, in Scozia e poi a Parigi e a Bruxelles. In questo percorso il mangaka ha reiterato un’opera di ricerca storica molto dettagliata ed è notevole come sia riuscito a ricostruire con precisione tutti i contesti che Hirohito ha attraversato: chi legge lo può percepire grazie alla minuzia nel disegnare abiti, oggetti di uso comune, elementi architettonici.
Altre due sono le figure fondamentali che si incontrano in questi primi quattro volumi: l’imperatrice, moglie dell’imperatore e madre del principe ereditario e il primo ministro Takashi Hara. Entrambi stanno preparando le strade per quelli che saranno i grandi cambiamenti dei decenni successivi, su come evolveranno i rapporti tra la casa imperiale e il popolo, tra la casa imperiale e la politica e tra il popolo e la politica. Troviamo spesso i due personaggi protagonisti di scambi e confronti che gli autori sfruttano per preparare il terreno a quello che avverrà successivamente, e comincia a essere sempre più chiaro a lettori e lettrici che nel progetto editoriale si parlerà anche di politica giapponese.
Il manga procede con un ritmo cadenzato, prendendosi il giusto tempo di raccontare ogni dettaglio rilevante per ogni scena. La linea del mangaka è chiara, definita e pulita per una rappresentazione realistica. I personaggi presentano tratti unici e identificabili nei volti e indossano abiti dettagliatissimi. Pari importanza viene data allo sfondo di ogni vignetta, sia essa la ripresa di un interno o un ambiente esterno: ogni dettaglio è nitido e rivela la scrupolosa ricerca storica che è alla base non solo del racconto ma anche del disegno.
La valenza storica de Imperatore del Giappone, serie che proseguirà per un totale di 24 volumi, è già chiara da questi primi capitoli. L’imperatore Hirohito è stato uno dei protagonisti della storia mondiale del ventesimo secolo: raccontare la sua storia significa raccontare la storia del Novecento nel Paese del Sol Levante.
Abbiamo parlato di:
Imperatore del Giappone voll. 1-4
Junichi Noijo, Kazutoshi Hando, Issei Eifuku
Traduzione di Asuka Ozumi
L’ippocampo Edizioni, 2022 – 2023
668 pagine, brossurato con sovraccoperta, bianco e nero – € 8,00 cad.
ISBN: 9788867226917 – 9788867226924 – 9788867227334 – 9788867227341