Gianni De Luca: Il cerchio del fumetto e della vita

Gianni De Luca: Il cerchio del fumetto e della vita

Pubblichiamo la prefazione tratta da "I giorni dell'Impero", ultima opera di Gianni De Luca, raccolta in volume da NPE nel 2020.

In occasione della mostra che verrà inaugurata sabato 2 marzo  2024 al WOW – Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano, dedicata alla figura e all’opera di Gianni De Luca, pubblichiamo la prefazione del nostro David Padovani al volume I giorni dell’impero, uscito nel 2020 nella collana che Edizioni NPE dedica al fumettista, pubblicando in nuove edizioni i suoi lavori di fumettista e illustratore.
I giorni dell’Impero fu l’ultimo lavoro dell’artista a vedere la luce (in origine a puntate su il Giornalino), rimasto incompiuto a causa della sua improvvisa morte nel 1991.

Il cerchio del fumetto e della vita

I giorni dell'Impero_coverSe la Storia – quella con la S maiuscola – è fatta di corsi e di ricorsi, anche le storie di molte esistenze seguono talvolta un andamento circolare. È il caso della carriera – e della vita – di Gianni De Luca.
Una carriera e una vita che sono state contraddistinte da un legame stretto e continuo con il movimento e i suoi molteplici significati.

De Luca fa la sua prima apparizione nelle pagine dello storico settimanale cattolico Il Vittorioso nel 1947 con Il mago Da Vinci, rievocazione storica della figura di Leonardo da lui illustrata su testi di Piero Salvatico.
È questo il vero esordio (seppur ci fossero stati alcuni lavori precedenti considerati però acerbi dall’autore stesso), ad appena vent’anni, del disegnatore calabrese nel mondo del fumetto. O meglio, del cineromanzo, termine con il quale fin dagli anni ’30 del Novecento veniva indicato nella lingua italiana il racconto per immagini, poi soppiantato e sostituito dalla parola fumetto durante gli anni Sessanta.
Nei successivi dieci anni, De Luca illustra per Il Vittorioso altri sei racconti di ambientazione storica, finendo per essere riconosciuto dai lettori come un grande illustratore di vicende storiche – sebbene nello stesso periodo avesse illustrato anche storie sia di ambientazione moderna che di genere fantascientifico. Le sue tavole sono da subito contraddistinte da una perfetta caratterizzazione dei personaggi, da una accurata ricerca della documentazione e da una resa straordinaria di ambientazioni, prospettive e architetture.

Da lì la carriera del disegnatore prende l’abbrivio e nei decenni successivi tocca anche – a sommi capi – il poliziesco con Il Commissario Spada, il teatro con la cosiddetta Trilogia Shakespeariana (ristampata nel primo volume della collana NPE, n.d.r.) e il comico e caricaturale con Il Giornalino di Gian Burrasca, in un percorso che da Il Vittorioso arriva sulle pagine de il Giornalino, altro baluardo della stampa cattolica per ragazzi e che tanto ha significato per il fumetto, i suoi autori e i suoi lettori nel nostro Paese.
Un percorso professionale, quello di De Luca, caratterizzato da un’incessante ricerca teorica e da una continua innovazione pratica che lo hanno portato a essere considerato uno dei narratori per immagini più importanti del panorama fumettistico non solo italiano, bensì europeo e occidentale.

I Giorni Dell Impero

Tanto Il Commissario Spada – che si sviluppò dal 1970 al 1982, con un’interruzione tra il ’75 e il ’79 – quanto La Tempesta (1975), Amleto (1976) e Romeo e Giulietta (1976) vengono dai più considerati l’apice dell’innovazione e della ricerca sul linguaggio fumettistico perseguiti da De Luca. I suoi ragionamenti sulla resa dello scorrere del tempo, su come renderne il movimento sulla pagina a fumetti, e le conseguenti soluzioni grafiche messe su tavola, così come la scelta dell’unità grafica come risultante di unità temporale e narrativa – quello che Daniele Barbieri ha efficacemente definito “tempo coeso” – paiono qui insuperabili. Il compimento di un percorso straordinario, di un movimento sempre proteso in avanti, fin dagli inizi.
Ma non è così.
«Se uno si limitasse solo a conservare oppure solo a rivoluzionare, non procederebbe di un palmo.»
A queste parole pronunciate dallo stesso De Luca in una conversazione con la figlia Laura fanno eco le seguenti di Sergio Rossi:
«Destrutturata la pagina a fumetti, l’unica altra possibilità era quella di tornare a una narrazione più lineare ma con una visione personale, che la rendesse ogni volta diversa e malleabile per i suoi scopi specifici.»

È il 1987 e sulle pagine de Il Giornalino arriva Paulus, su testi di don Tommaso Mastrandrea e Renata Gelardini.
Nelle cento pagine della storia De Luca illustra contemporaneamente due vicende, due linee temporali, la narrazione sincronica di flussi diacronici appartenenti a tempi diversi: quelli di un lontano passato e quelli di un futuro remoto. Ai quali si aggiunge un ulteriore tempo, invisibile e sottinteso, quello proprio della lettura.
Ancora un movimento, dunque, una nuova ricerca teorica e pratica di modi di raccontare sulla pagina a fumetti. Che continua ne I giorni dell’Impero, storia rimasta incompiuta a causa della morte improvvisa di De Luca avvenuta nel 1991.

La fine, come l’inizio

Lo sceneggiatore Mauro Cominelli, un’altra delle colonne de Il Giornalino, inizia a scrivere per De Luca un romanzo storico ambientato ai tempi dell’impero romano, che si preannuncia impegnativo anche nella lunghezza prevista.
La storia si apre circa trent’anni dopo la morte di Cristo e ha per protagonisti Fabio, un giovane romano figlio di un centurione ucciso per alto tradimento, Elisa, una giovane di origine galliche e il misterioso giudeo Nicodemo, custode della Sacra Sindone, il sudario in cui venne avvolto il corpo di Gesù morto sulla croce. In quello che è, a tutti gli effetti, un romanzo di formazione, i personaggi si trovano a viaggiare da Roma fino alla Palestina, ognuno perseguendo un proprio, nobile obiettivo.
Siamo dunque di fronte a una vicenda inventata ma correttamente ambientata in un determinato contesto passato e che si incrocia con eventi storici realmente avvenuti.
Com’era già nella tradizione de Il Vittorioso, anche questo genere di storie presentate su Il Giornalino mirava alla diffusione di valori etico-religiosi cattolici, attraverso la narrazione a fumetti.

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I Giorni Dell Impero

Sfogliando velocemente le pagine della storia, la prima impressione è che ne I giorni dell’Impero De Luca torni a una struttura della tavola più tradizionale rispetto alle soluzioni che lo hanno reso celebre. Ma la rinuncia alla sperimentazione e all’innovazione è soltanto apparente.
Se la narrazione è sicuramente impostata in un modo più lineare rispetto al precedente Paulus, un’analisi più approfondita delle tavole rivela il tentativo da parte dell’autore di mettere in atto una sorta di fusione dei concetti sviluppati precedentemente ne Il Commissario Spada e nella trilogia dedicata al teatro di Shakespeare. Non solo, ne I giorni dell’Impero continua anche la riflessione sul legame tra il racconto e il modo in cui esso viene raccontato.
De Luca continua a ragionare sui modi di rappresentazione dello scorrere del tempo nella tavola, su come utilizzare il formato sequenziale del linguaggio fumettistico per restituire allo sguardo del lettore la percezione degli eventi come un flusso di movimenti nello spazio e attraverso il tempo, collegati secondo regole di causa-effetto: la sequenzialità che riflette quindi la consequenzialità, con effetto di scorrimento “naturale” dell’azione.

La scansione in vignette si trasforma sovente in un semplice pass-par-tout. La griglia formata dagli spazi bianchi si sovrappone a uno sfondo unico, a un’unità di luogo/spazio in cui si muovono i personaggi. La struttura della pagina diventa il meccanismo grazie a cui nell’unità di luogo/spazio avviene, con estrema fluidità, il movimento temporale che genera la sequenzialità: i personaggi cambiano posizione da vignetta a vignetta – si muovono – e il tempo scorre, anche visivamente come quando dal giorno si passa alla notte o viceversa. Ciò che non muta è il luogo, lo spazio “dietro” alle vignette.

L’evoluzione teorica e grafica sulla rappresentazione di tempo e movimento non si fermano qui, poiché ne I giorni dell’Impero assistiamo all’evoluzione del “tempo coeso” presente in Spada e nella trilogia shakespeariana e della “tripartizione” temporale di Paulus. Legandosi, come già nelle opere citate, ai fondamenti della cronofotografia e delle immagini stroboscopiche, De Luca riesce a raccontare e rappresentare in alcune tavole il movimento contemporaneo di azioni multiple compiute da personaggi diversi. Il risultato, non dissimile da quanto già visto per esempio nell’Amleto, è la moltiplicazione degli stessi personaggi nella tavola, ma stavolta l’autore compie un ulteriore passo in avanti: una stessa tavola può essere letta in modo diverso a seconda dell’azione compiuta dal personaggio sul quale focalizziamo l’attenzione. Da lettori, De Luca ci invita a scegliere: le azioni rappresentate sono contemporanee, non possiamo seguirle tutte. Però possiamo tornare a ri-leggere la tavola, cambiando il focus della nostra attenzione.

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L’autore instaura così un rapporto con il lettore, attraverso l’opera rappresentata, lo informa attraverso la tavola del metodo usato per raccontare. Lo stesso pass-par-tout strutturale di cui parlavamo prima diventa una semplice convenzione per narrare. I personaggi che infrangono i bordi, gli oggetti che si muovono tra vignetta e vignetta travalicando gli spazi bianchi non solo regalano dinamismo (e dunque, di nuovo, movimento) alla pagina, ma segnalano a chi legge che quella griglia è un mero strumento, una sovrastruttura poggiata sopra l’essenza, che è ciò che si trova sotto, le immagini disegnate.

Ne I giorni dell’Impero assistiamo anche a un ulteriore mutazione dello stile grafico di De Luca. Le tavole – che il bianco e nero dell’edizione in volume di NPE valorizza (in origine, su Il Giornalino furono pubblicate a colori, realizzati dall’autore stesso) – si avvicinano alla cifra presente in Fantasmi, l’ultima storia de Il Commissario Spada. Il chiaroscuro si intensifica, grazie a un lavoro di retinatura, spugnatura e puntinatura impressionante che porta il disegno alla soglia di un drammatico ed estremo iperrealismo.
La tecnica adottata da De Luca per ottenere tali effetti rimane purtroppo un mistero: sappiamo soltanto che si basava sull’uso di mascherature da applicare progressivamente sulla tavola.

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De Luca muore improvvisamente il 6 giugno del 1991, lasciando completate 84 tavole de I giorni dell’Impero che apparvero, postume, in origine sui numeri 1-4 e 6-8 de Il Giornalino nel 1993. La morte lo portò via, appena sessantaquattrenne, proprio mentre stava lavorando a un romanzo storico come nei primi anni de Il Vittorioso, dando quasi alla sua carriera un attributo di circolarità. Per lui che tanto aveva studiato e sperimentato per trasporre in immagini fisse l’idea di movimento, che non si era mai seduto sugli allori, mai stancato di andare avanti nella ricerca lavoro dopo lavoro, il destino (De Luca avrebbe forse preferito Dio) ha riservato una parabola terrena definita da un movimento, forse il più compiuto, come quello circolare.

La morte improvvisa di De Luca, che chissà quanto ancora avrebbe potuto regalare al linguaggio del fumetto, ci ha lasciato anche – magra consolazione – 40 pagine incompiute di questa sua ultima opera. Anch’esse potete trovarle in coda al volume e ammirare quanto già leggibile, dettagliato e rifinito fosse il disegno a matita dell’autore, quanto le tavole fossero già complete, con i caratteristici baloon squadrati già posizionati e il lettering già inserito dentro a matita.
Tavole che ci permettono di ammirare, allo stesso tempo, la costruzione che si cela dietro l’immagine finita, la vitalità e la libertà del tratto schizzato, prima che la china lo ricopra.

Il cerchio della carriera – e della vita – di Gianni De Luca si è chiuso così come si era aperto e al suo interno, per nostra fortuna, sono racchiusi tanti tesori della nona arte.
I giorni dell’Impero è uno di questi.

I giorni dell’Impero
Mauro Cominelli, Gianni De Luca
Edizioni NPE, 2020
144 pagine, cartonato, bianco e nero – 19,90 €
ISBN: 9788894818499

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