A Ciudad de Esmeralda, in Sud America, Topolino e Pippo gestiscono una fumetteria: il primo è un sognatore appassionato della Nona Arte, il secondo è un rigido contabile a cui della fantasia non interessa nulla. Fino a quando uno scatolone non gli cade in testa, facendogli credere di essere il prode cavaliere Don Pipotte con la missione di eliminare i temibili giganti ferrosi.
Da contabile a cavaliere errante
Fausto Vitaliano scrive una parodia in tre tempi che fa del richiamo appassionato all’opera originale di Miguel de Cervantes il suo punto di forza: centrale è l’inno al potere dell’immaginazione, che ben lungi dall’essere una semplice “perdita di tempo” è invece il ponte per ribellarsi alla rassegnazione che il “qui ed ora” sia tutto ciò che esiste.
La scelta di casting in questo senso risulta azzeccata: Pippo è senz’altro uno dei personaggi Disney più adatti a ricoprire il ruolo di Don Chisciotte, ma il passaggio è ancora più incisivo partendo da una figura inizialmente con i piedi per terra e che solo grazie ad un elemento esterno riesce a vedere oltre la patina della realtà. Topolino come scudiero scettico è altrettanto efficace: in passato abbiamo già assistito ad avventure in cui Mickey non era protagonista ma spalla del suo migliore amico – su tutte ricordiamo La Saga della Spada di Ghiaccio di Massimo De Vita – e anche stavolta il ribaltamento di ruoli si rivela sensato e funzionale.
È un peccato che il resto del cast risulti invece poco più che abbozzato: nella città dalla quale prende avvio la vicenda vediamo Orazio, Clarabella, Basettoni, Manetta e Topesio, ma nessuno di loro spicca particolarmente come caratterizzazione o funzione all’interno della trama, con l’unica eccezione di Gambadilegno e Macchia Nera nei panni del governatore di Ciudad de Esmeralda.
Il vero scivolone della storia si ritrova però nella terza parte della storia, con un colpo di scena che appare piuttosto gratuito sull’identità del governatore che, per come viene presentato e gestito, smorza la potenza della tematica mostrata nei primi due atti.
Per 12 tavole in più
Quanto detto risulta vero solo nella versione pubblicata su Topolino nel 2016.
In occasione della riedizione in volume nel novembre 2017, all’interno della collana Limited De Luxe Edition, Vitaliano ha infatti chiesto e ottenuto la possibilità di realizzare ben 12 tavole aggiuntive da inserire proprio nel terzo episodio di Le fantastiche avventure di Don Pipotte e del suo fedele scudiero Miguel Topancho, atte a giustificare meglio quel risvolto di trama.
Il risultato di questa Extended Edition è decisivo: le tavole, “incastrate” in diversi punti, rendono più sensato lo sviluppo e mostrano un background relativo a Pippo/Don Pipotte che arricchisce efficacemente la trama e offre un nuovo punto di vista dal quale leggere la storia. Anche se non tutto fila completamente liscio (come l’identità di Don Pipotte e quanto tempo sia passato dai flashback mostrati) il racconto ne esce più unitario, riuscendo a inglobare coerentemente quel colpo di scena che inizialmente appariva come scollegato dal resto”.
Matite digitali per un vecchio eroe
La chiave moderna con cui lo sceneggiatore ha impostato la parodia, a partire dall’ambientazione attuale per arrivare alla presenza di nemici dal sapore “cibernetico”, presta bene il fianco al tratto guizzante e vitale di Claudio Sciarrone, che da anni dimostra di sentirsi a proprio agio con storie di stampo fantascientifico e futuristico.
Il pregio principale delle tavole si rintraccia infatti nel design dei Giganti a Tre Braccia e in quello dei Giganti Ferrosi, versione distorta dalla mente di Pippo di normali pale eoliche e di vecchi treni abbandonati in un deposito di rottami. Le scene in cui Don Pipotte e Miguelito Topancho si trovano a combattere contro queste creature artificiali sono dinamiche e coinvolgenti, e mostrano la plasticità del segno dell’artista.
Sull’aspetto dei personaggi, invece, si riscontrano ogni tanto delle perplessità: il volto di Basettoni risulta qui piuttosto differente dalla norma, perdendo i contorni che richiamano un canide e riconducendolo a un volto più umano. Topolino e Pippo invece risultano ben caratterizzato graficamente, anche se in alcuni casi nel cercare di enfatizzare certe espressioni sul viso di Mickey si sono ottenuti risultati non sempre all’altezza.
Da segnalare che alle prese con l’universo di Topolino, lo stile di Sciarrone, pur attraverso l’utilizza della tavoletta grafica, mostra una sostanziale continuità rispetto al passato. Per confronto, si consideri quanto accade con i Paperi dove la trasformazione del suo tratto sta portando a un character design molto più personale, meno facile da assimilare e che è da ascrivere probabilmente a una fase di transizione e di ricerca.
Tornando a Don Pipotte è da sottolineare la poliedricità di Sciarrone nell’approccio grafico ad alcuni passaggi: le scene viste con gli occhi del protagonista sono infatti caratterizzate da una tonalità di colore marroncina/scolorita, quasi anticata, a suggerire il diverso piano di realtà che si sta raccontando.
Ma, soprattutto, è pregevole l’effetto da vintage comics con cui il disegnatore illustra le tavole che mostrano il passato di Don Pipotte e di Macchia Nera e quelle in cui Topolino sfoglia alcuni fumetti del suo negozio: colori molto accesi, un effetto puntinato e, in generale, una suggestione estetica che richiamano le fattezze dei vecchi albi americani e lo stile di Jack Kirby nei personaggi umani di quelle letture.
La storia viene valorizzata dalle grandi dimensioni della ristampa cartonata e dai dietro le quinte, realmente interessanti grazie alla presenza di bozzetti della fase di studio e della testimonianza di Vitaliano relativa alla realizzazione di questo progetto.
Abbiamo parlato di:
Topolino Limited De Luxe Edition #15 – Le fantastiche avventure di Don Pipotte e del suo fedele scudiero Miguel Topancho
Fausto Vitaliano, Claudio Sciarrone
Disney-Panini, novembre 2017
114 pagine, cartonato, colori – 12,90 €
ISSN: 9 77238501890170015