Nato a Zagabria nel 1972, Esad Ribic comincia a muovere i primi passi su riviste come la croata Plavi e la tedesca
Gespenster Geschichten. La guerra dei Balcani sconvolge anche il mondo del fumetto jugoslavo, e quindi Ribic inizia a inviare i propri lavori in Europa e negli States. Nel 1996 esordisce con la Antartic Press, poi passa in Vertigo e dopo due anni approda alla Marvel Comics, casa editrice per cui produce lavori acclamati da pubblico e critica come Silver Surfer: Requiem (con J.Michael Straczynski), Sub-Mariner: The Depts (con Peter Milligan) e Loki (con Robert Rodi). Nel 2011 realizza Ultimate Comics: Ultimates in coppia con Jonathan Hickman e nel 2012 è protagonista del rilancio di Thor in coppia con Jason Aaron. Nel 2015 disegna tutti e nove i numeri del crossover campione di vendite Secret Wars, sempre insieme a Jonathan Hickman.
Ciao, Esad e grazie per l’intervista. Partiamo dall’inizio della tua carriera: come sei entrato in contatto con il mondo dei comics statunitensi e soprattutto quando hai deciso di lavorare in questa industria?
Negli anni ’90, prima della guerra dei Balcani, la Jugoslavia aveva un buon panorama fumettistico e quindi era possibile diventare un fumettista e illustratore professionista e lavorare nel proprio paese. Il primo lavoro l’ho pubblicato nel 1989, poco prima del conflitto. Purtroppo la guerra ha distrutto ogni cosa, compreso il mondo del fumetto dei Balcani, e quindi ho dovuto cercare un lavoro all’estero. Ho iniziato a mandare molti portfolio in giro: visto che sono cresciuto con il fumetto europeo ho iniziato proprio dall’Europa, ma non ho mai ricevuto risposte. Mi hanno risposto invece alcuni editori statunitensi, quindi ho iniziato a lavorare per quel mercato presso una piccola casa editrice, l’Antartic Press. A dire la verità non ho mai capito perché avessero scelto i miei lavori, visto che all’epoca producevano fumetti in stile manga. Volevano pubblicare cose che in realtà avevo prodotto solo come esempio del mio lavoro in cui avevo cercato di avvicinarmi allo stile statunitense, visto che avevo ricevuto critiche sul mio stile troppo “europeo” da case editrici come Darkhorse. Io non ero molto convinto, era solo uno showcase, ma loro volevano pubblicarlo quindi questo è diventato il mio primo lavoro negli USA [NdR: Codename: Scorpio, MiljenkoHorvatić, 1996–1997]. E poi una cosa tira l’altra: alcuni miei amici iniziarono a lavorare in DC Comics, mi introdussero agli editor, a loro piacquero i miei lavori e per due anni ho lavorato in Vertigo. Per contrasti con l’Editor in Chief Karen Berger, sono passato in Marvel, da cui avevo ricevuto un’offerta nello stesso periodo.
È interessante sapere che all’inizio della tua carriera hai dovuto cambiare il tuo stile per entrare nel mercato statunitense…
Sì, ma già il mio secondo lavoro è stato un ritorno al mio vero stile. È stato necessario usare uno stile americano solo per il primo, dannato lavoro: da lì in poi ho continuato per la mia strada.
Parlando della tua tecnica: preferisci lavorare su carta o utilizzi tecniche digitali?
Sono un tipo a cui piace la carta: quando dipingo, dipingo su carta, quando faccio disegni in bianco e nero, realizzo le matite e le scale di grigi per passare poi a un chiaroscuro e alla definizione delle ombre e delle forme in modo da dare comunque l’impressione del dipinto. Se ho abbastanza tempo, preferisco comunque dipingere tutto.
La tua tecnica pittorica ti porta a lasciare nelle tavole finite ampie campiture e segni a matita. Da dove nasce questo approccio, e hai mai pensato di realizzare una storia in bianco e nero con questa tecnica?
Ho realizzato già alcune storie in bianco e nero. L’ispirazione per questa tecnica viene dai lavori di un illustratore statunitense del IXX secolo, Franklin Booth. L’ho scoperto studiando Moebius, di cui sono grandissimo fan: Moebius ha dichiarato in alcune interviste di aver preso molti elementi da questo artista, quindi sono andato a vedere i suoi lavori e ho iniziato a esercitarmi con le sue tecniche. Ho realizzato alcuni lavori in Croazia con questa tecnica, molti hanno apprezzato, ma come ho detto all’inizio non ho ricevuto nessuna offerta di lavoro per queste opere. Vedi, io sono un pittore, quindi questa tecnica mi permette di realizzare qualcosa di più di semplici linee, bensì veri e propri dipinti che mi rendono felice. Il problema è che richiede una montagna di tempo per realizzarli. Quando ho disegnato Silver Surfer: Requiem ho impiegato settimane per realizzare due o tre tavole in bianco e nero, che poi dovevano essere dipinte in digitale: un sacco di lavoro! Alla fine ho deciso che era semplicemente fuori mercato. Ma mi piacerebbe tornare a fare qualche opera con questo stile in bianco e nero, ma nessuno vuole pagarmi per questo (ride).
I tuoi disegni sono caratterizzati da una cura estrema delle anatomie e da rappresentazioni di figure
eleganti e potenti, dai corpi scultorei. Oltre che dalla pittura, sei stato influenzato dalla scultura classica e rinascimentale nel corso della tua crescita professionale?
Sono un grande fan dei pittori del Rinascimento, come Caravaggio. Nella scultura e nell’architettura, Michelangelo e Brunelleschi e molti artisti rinascimentali hanno avuto una grossa influenza, sono artisti semplicemente fantastici. Anche Rodin, parlando di arte moderna. Penso ai personaggi sempre come tridimensionali, quindi un’influenza di questi artisti sicuramente è presente.
Per questioni di metodo produttivo, pur essendo un abilissimo pittore e dunque portato a colorarti le tavole autonomamente spesso sono altri professionisti a colorare i tuoi disegni. Il tuo approccio al disegno è modificato da questa procedura?
Più che altro sono le consegne che cambiano il mio modo di disegnare. In ogni caso, cerco sempre di realizzare scale di grigi in Photoshop per poter controllare quello che è importante per me nella tavola. Così quando i coloristi ci lavorano sopra sanno cosa fare e a quel punto non è importante nemmeno quale colore scelgono, il risultato finale è comunque già indicato dal mio lavoro, che si basa più sull’effetto di luci e ombre che nell’aspetto grafico completo. Di fatto i coloristi da una parte non hanno molta libertà con me, dato che ho già realizzato parte del loro lavoro, ma in un certo senso hanno anche moltissima libertà perché non do mai indicazioni su colori specifici, semplicemente su alcuni elementi che devono risaltare su altri.
Parlando di Secret Wars, vorrei partire da un personaggio che mi ha molto colpito, ovvero il Dottor Strange. Quali sono stati i modelli a cui ti sei ispirato per la realizzazione del costume e del volto?
Freddy Mercury. È stato lui il mio modello principale.
Il tuo stile narrativo è molto ricco: passi da tavole statiche, che definirei teatrali, ad altre più spettacolari e cinematografiche. Nella creazione di queste sequenze così diverse hai seguito particolari e precisi input dello sceneggiatore o sei stato tu ad avere l’ultima parola nell’impostazione della pagina e del ritmo?
Ovviamente, ogni cosa che è scritta nella sceneggiatura deve essere nella tavola. Puoi aggiungere cose, ma senza sacrificare quello che c’è scritto nel testo. Quello che di solito faccio è un layout di tutto quello che deve essere sulla pagina e poi ci gioco un po’ intorno per aggiungere degli extra che non richiedano nessuna modifica da parte dello sceneggiatore, ma che servono più come commento a una determinata scena o battuta. Le mie ispirazioni per l’impostazione delle tavole vengono comunque sempre da film e non da fumetti, in particolare da vecchi film, come quelli diretti da Orson Wells, Sam Peckinpah e simili.
Avrei voluto chiederti se ti sarebbe piaciuto un progetto creator owned, magari per Image Comics, oltre a quali fossero i tuoi prossimi progetti. Qualche giorno fa ho ricevuto una risposta da altre fonti: insieme a Ivan Brandon realizzerai la serie fantascientifica VS, proprio per Image Comics. Cosa puoi dirci di questo progetto? Come è nato e come lo svilupperete?
Tempo fa ho parlato con la Marvel presentando il progetto su una storia di Hulk che poi non è stato sviluppato. Dopo questo, mentre stavo facendo altri lavori, ho parlato con il mio amico Ivan (Brandon) dicendo che mi sarebbe piaciuto lavorare con lui. Ivan mi ha presentato un’idea, abbastanza vaga al tempo, su un fumetto futuristico con protagonisti gladiatori privati, aziendali. Questo mi ha fatto tornare in mente la mia idea su Hulk, che aveva elementi di critica all’attuale sistema corporativo-aziendale. Abbiamo visto che le nostre idee si combinavano bene e quindi abbiamo deciso di farlo. In tutta sincerità non mi sono lanciato di corsa e a testa bassa nel mondo del cratorowned: all’inizio della mia carriera ho realizzato fumetti underground dalla forte carica grottesca, non ho mai avuto quindi quella frustrazione di non aver mai realizzato qualcosa di mio e di essere subito entrato in una grossa azienda. In Marvel sono sempre stato soddisfatto del mio lavoro: ho potuto fare quello che volevo nel modo in cui lo volevo. Anche se i ricavi non sono tutti per me (ride), dal punto di vista creativo ho avuto totale libertà: considero Sub-Mariner: In Depths un creator-owned, eccezion fatta per il copyright. Spesso ho ricevuto proposte per creator owned, ma visto che non avevo nulla di mio da offrire, ho preferito non rischiare e lavorare in Marvel, considerata questa libertà che mi era concessa. Lo avrei fatto solo per buone ragioni: ognuno ha le proprie ragioni e i propri motivi, io ho deciso di farlo solo quando ho avuto un’occasione che sapevo non avrei potuto realizzare alla Marvel e che invece avrei potuto realizzare in Image. Vedremo come vende.
Grazie ancora Esad per la tua disponibilità e speriamo di rivederti presto in qualche fiera del fumetto italiana.
Intervista realizzata dal vivo il 4 giugno 2016