Una donna ripresa dalle telecamere 24 ore su 24 durante la sua vita quotidiana per la morbosa curiosità del pubblico televisivo, una vita resa artificiosamente perfetta per le esigenze dell’audience, tagliando le parti non adatte, selezionata le migliori inquadrature, cambiando la realtà dei fatti o inventando di sana pianta intere vicende mai accadute, se necessario.
Oggi un’idea del genere probabilmente non genera molta sorpresa, ma nel 1984, ben prima del Grande Fratello e reality show al seguito, e prima del film con Jim Carrey “The Truman Show” (Peter Weir, USA, 1998), lo spunto alla base di questa breve serie di Carlos Trillo e Jordi Bernet appariva sicuramente più provocatoria e angosciante.
Oggi, probabilmente, per prendere il posto della bella e suo malgrado solitaria Custer sarebbero necessari provini e selezioni molto dure; per chi invece non è ancora assuefatto al mito del “quarto d’ora di notorietà” profetizzato da Andy Warhol (il “padre” della pop-art, 1928-1987) il suo scellerato patto con la spregiudicata emittente televisiva CBN somiglia fin troppo a un patto con il diavolo.
Nove brevi e angoscianti episodi compongono questo volume, per una serie poco longeva ma ancora incisiva a distanza di oltre vent’anni. Una protagonista costretta a restare sola perché le telecamere hanno allontanato per sempre l’uomo che più di tutti ha amato, e di cui conserva solamente la voce registrata da riascoltare in una sorta di supplizio autoindotto a cui si sottopone quotidianamente, per illudersi di vivere una parvenza di normalità.
Attorno a lei solo cacciatori di fama, attori pagati dalla produzione e storie grottesche dentro le quali viene spinta per aumentare l’interesse della serie.
Sullo sfondo, infine, una metropoli sordida, moralmente compromessa, volta alla ricerca dell’effimero, che scivola verso la follia; una città nella quale l'”Ufficio di pianificazione urbana” si preoccupa di predisporre zone appositamente dedicate al suicidio e bidoni dei rifiuti dove accogliere i cadaveri di chi si getta sotto a un treno, e un gruppo hard-rock diventa famoso perché a ogni concerto mutila pezzo pezzo una ragazza sotto gli occhi del pubblico in estasi.
I disegni di Bernet da una parte evidenziano la bellezza e i lineamenti perfetti della protagonista, dall’altra ammantano di una patina di degrado e perversione la città e le persone che le girano intorno, mentre le inquadrature mirano a simulare l’occhio, invisibile ma onnipresente, della telecamera, i cambi di campo, le scelte registiche d’inquadratura.
Il recupero di Custer, edita prima d’ora a puntate su Comic Art e Lanciostory, e nella sua interezza su un volume antologico dalla Acme, rientra tra le operazioni dedicate alla memoria storica del fumetto che in Italia stanno vivendo una continua espansione.
Ma l’interesse verso Custer non è solo di natura storiografica: Trillo (Buenos Aires, 1943) è uno dei più importanti sceneggiatori di tutti i tempi, capace di creare storie, personaggi e interi mondi passati alla storia del fumetto; Bernet (Barcellona, 1944) dal suo canto è un disegnatore di riferimento per tutti gli artisti venuti dopo di lui, per la grandissima espressività del suo segno e per la cura nella costruzione della tavola; infine, Custer è un fumetto duro, pessimista e profetico per molti aspetti, un’opera di sicuro valore.
Infine, è curioso sottolineare la coincidenza tra l’anno di uscita di Custer e il titolo del noto romanzo di George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair; 1903–1950), 1984 appunto, scritto nel 1949. Se in 1984 la presenza costante delle telecamere era un mezzo attraverso cui garantire il controllo della popolazione da parte di un governo totalitario e distopico, che interveniva attraverso la repressione e l’appiattimento sociale e culturale imposto dall’alto, in Custer la telecamera non esercita il controllo, ma rappresenta ugualmente un tassello di un totalitarismo strisciante, che spinge per un livellamento verso il basso della morale e della cultura degli spettatori.
Una forma diversa, e molto più attuale, di controllo delle masse. Ecco che Custer può esser visto come un monito su cui riflettere ogni volta che ci sediamo di fronte a un televisore, per non correre il rischio di diventarne usufruitori acritici e passivi alla mercé di messaggi condizionanti e pericolosi.
Abbiamo parlato di:
Custer
Carlos Trillo, Jordi Bernet
Traduzione a cura della redazione Allagalla
Allagalla Editore, 2009
80 pagine, brossurato, bianco e nero, 13,00€
ISBN 978-88-96457-00-9
Riferimenti:
Allagalla: www.allagalla.it