Freccia Nera e Christian Ward: sul colore, le emozioni e lo spirito
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Freccia Nera e Christian Ward: sul colore, le emozioni e lo spirito

Come abbiamo già visto parlando del segno, uno dei valori fondamentali dell’arte sequenziale è la capacità espressionistica dei suoi segni minimi, ovvero di tutto quanto è contenuto all’interno delle singole vignette. Pertanto, se è vero che il tratto con cui vengono delineati i nostri eroi e l’ambiente che li circonda è determinante sul piano emotivo e psicologico, va da sé che l’uso del colore può risultare altrettanto, se non più, efficace nel condizionare una risposta nella sensibilità del lettore.

Georges Seurat – Una domenica pomeriggio alla Grande Jatte

Gli studi sulla complementarità del colore di Georges Surat e di Michel Eugène Chevreul hanno aperto la strada a una vastissima ricerca sul potenziale espressivo dei colori e dei rapporti che si instaurano tra questi.

“Due colori adiacenti vengono percepiti dall’occhio in modo diverso da come sono realmente”

Un colore non esiste se non in rapporto con quelli che gli stanno attorno.
Partendo da queste considerazioni artisti del livello di Vasilij Vasil’evič Kandinskij hanno poi sviluppato teorie approfondite sull’uso del colore e di come questo potesse influenzare fisicamente e spiritualmente la gente; per Kandinskij il colore raggiunge l’anima di chi lo guarda attraverso un meccanismo di sintonia, una vibrazione che, come uno strumento musicale, risveglia un’emozione.

Kandinskij – Composition VIII

Per quanto la teoria del pittore russo sia affascinante è decisamente troppo avanti per le mie modeste capacità analitiche per cui mi limito a registrarla, considerarla assolutamente autorevole e andare avanti con gli strumenti di cui sono in possesso.

Quello che è assolutamente certo è che il colore aggiunge un ulteriore contenuto al lavoro fatto dalle linee: che siano queste oggetto, contorno o tessitura. Questo significante aggiunto ha come primo effetto quello di accentuare la forma definita dalle linee: i colori oggettivano la forma rendendoci più consapevoli della loro fisicità. Il disegno quindi si allontana di un passo dalla sua iconicità per essere più descrittivo del reale.

Nel caso della colorazione per il volume Chanbara di Roberto Recchioni e Andrea Accardi, il disegnatore ha composto la tavole e organizzato il proprio sistema di segni per una pubblicazione in bianco e nero: a differenza del fumetto supereroistico classico, nel quale il disegnatore è cosciente del passaggio al colore e lascia il giusto spazio al lavoro del colorista, Accardi decide il livello di descrittività della scena utilizzando esclusivamente le proprie matite e chine; aggiungendo il colore si produce quindi un cambiamento significativo del valore dell’iconografia stessa. Le forme assumono quindi una maggiore preponderanza e si allontanano dal campo delle idee, del linguaggio, per avvicinarsi al mondo più oggettivo e simile alla realtà.
Nelle ultime due vignette della tavola mostrata sopra però, la colorazione spinge di nuovo il lettore verso il campo delle idee: è evidente che il rosso dello sfondo non sia una descrizione del reale e che è utilizzato in modo da esprimere e sottolineare l’idea della violenza del conflitto in atto.

Per dirla con Kandinskij il colore sullo sfondo fa risuonare il nostro spirito, le nostre emozioni donandoci un sussulto; che questo dipenda davvero dalla sintonia con la nostra anima o che sia un mero effetto di associazione di idee (rosso = sangue) importa poco. Ottiene l’effetto desiderato.

Questo ci porta finalmente al tema dell’uso espressionistico del colore e nello specifico del lavoro di Christian Ward in Freccia Nera.

Freccia Nera #1 (Ahmed/Ward)

In questa accezione il significato aggiunto dal colore non porta il fumetto nella direzione del realismo, tutt’altro. Il colore assume un valore simbolico e trasforma l’ambiente raccontato in funzione dell’atmosfera richiesta dalla storia e dell’emozione che vuole suscitare.
I primi sei albi di Freccia Nera sono ambientati in una prigione intergalattica e vedono il nostro protagonista spezzato, incatenato e imbavagliato. Privato dei suoi poteri e della propria sovranità. Saladin Ahmed inserisce diversi livelli di lettura nell’opera, dalla critica al sistema carcerario a quello della corporalità e della morte nel mondo dei supereroi; il compito di Christian Ward è quello di adeguare l’immagine a tutti questi temi riuscendo allo stesso tempo a intrattenere i lettori che, giustamente, si aspettano una mezz’ora di svago nella lettura.

L’intenzione di Ahmed è quella di raccontare un incubo, le pagine devono essere intrise del sapore oppressivo tipico delle prigioni ma al tempo stesso dare la speranza in un futuro migliore. Quando l’incubo finirà, sorgerà il sole disperdendo le ombre della notte.
A differenza di quanto accade nel normale processo produttivo del fumetto USA, che vede il percorso matite-chine-colori, Ward procede dichiaratamente in senso inverso, parte dal colore per definire successivamente le forme e l’occupazione degli spazi: decide un colore dominante, all’interno di una palette di colori molto limitata di blu, grigi e turchesi inserendo degli accenti arancioni e rosa fluorescenti. I colori di Ward descrivono quel momento della notte che precede l’alba.

Freccia Nera #1 (Ahmed/Ward)

Dal buio alla luce, dall’incubo al risveglio, dalla morte alla vita. Questo è il percorso che Freccia Nera dovrà intraprendere per riconquistare la propria voce, la propria identità; percorso che, una volta compiuto, lo vede profondamente segnato e cambiato. Ahmed e Ward mettono in scena un dramma, un conflitto nel quale gli elementi della narrazione si confrontano e generano la storia, dramma rimarcato dal conflitto visivo tra i colori complementari. Come dicevamo in merito ai volumi e all’occupazione degli spazi, anche i contrasti tra i colori generano quella tensione necessaria e fondamentale nella narrazione, tensione che trasforma un momento statico, fissato sulla pagina, in un elemento dinamico.

“L’Arte è tutta una questione di tensione, per creare qualcosa di interessante devi creare una tensione tra due elementi” (Cristian Ward a Panel x Panel)

Oltre alla tensione derivata dalla complementarità dei colori Ward ne inserisce una seconda, meno ovvia e più sottile: accentua le forme utilizzando i colori piatti e aumenta l’espressività della tavola integrandole con delle texture acquerellate.

Freccia Nera #1 (Ahmed/Ward)

Si ottiene così una commistione di elementi realistici con elementi iconici, un contrasto oggetto/idea che conferisce alle tavole un ritmo “visivo” che prescinde dalle impostazioni di layout e di disegno: il colore prende vita e gestisce i tempi di lettura.

Alla stessa maniera il colore viene utilizzato per guidare lo sguardo di chi legge: in questa tavola il rosso passa dal braccio di Crusher Creel – che si prepara alla lotta –  allo sfondo dietro Freccia Nera – che si intensifica assieme alla sua decisione di combattere quando stringe il pugno – fino ai due grossi cerchi rossi al centro della tavola che attirano la nostra attenzione sullo scontro in atto lasciando ai margini le vignette e i balloon maggiormente legati alla narrazione letteraria e verbale.

 

Ward quindi utilizza il colore su diversi livelli: espressivo, narrativo e drammatico riuscendo, si spera, a far risuonare le anime dei lettori alla maniera teorizzata da Kandinskij e rendendo questo strumento qualcosa di più di un semplice “riempire gli spazi bianchi”.

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