Il fardello della trasposizione
Sulle spalle della Toei Animation gravava un’enorme responsabilità, quella di dare una degna trasposizione cinematografica a un’icona del fumetto e dell’animazione giapponese: quel Capitan Harlock idolatrato da migliaia di fan sparsi per il globo, che attendevano il ritorno del taciturno comandante dell’Arcadia.
Ad aumentare ulteriormente la pesantezza di tale fardello vi erano anche le difficoltà di sintetizzare su pellicola un universo estremamente vasto e ricco di possibili scenari rappresentativi.
Nonostante le pressioni, la casa cinematografica ha scelto una via coraggiosa, destrutturare la costruzione originaria del mangaka Leiji Matsumoto per concentrarsi su contesti più moderni e inclini alla cultura recente, senza che questo percorso andasse a destabilizzare eccessivamente i capisaldi del prodotto originario, ricercando un equilibrio alla fine raggiunto solo in parte.
L’ombra dell’Arcadia
Come anticipato il canovaccio narrativo si discosta notevolmente dall’incipit originario, descrivendo un futuristico 2977 segnato dall’instabilità socio-politica del genere umano, arrivato a contare 500 miliardi di individui ormai profughi in un mare di stelle, desiderosi di tornare nella loro madre patria, nonostante le palesi difficoltà per un avvenire sostenibile.
A impedire il ritorno agognato da tutti vi è la Gaia Sanction, istituzione sovranazionale che si impone come ultimo baluardo a difesa della Terra.
Ma un’ombra di libertà veleggia nello Spazio, quella dell’Arcadia e del suo capitano, simbolo della lotta contro la Gaia e il suo regime dittatoriale.
In tale scenario si compiono i destini di due fratelli, Yama ed Ezra, molto diversi per carattere e ambizioni personali. Due vite legate non solo dal vincolo di sangue ma anche da un triste passato, l’eco del quale risuonerà per tutto il corso dell’avventura, divenendo il leitmotiv principale della sceneggiatura di Harutoshi Fukui, affiancato per l’occasione dallo stesso Matsumoto.
Fondamentale risulta la figura di Yama, il più giovane dei due, che entrando in contatto col capitano dell’Arcadia avrà modo di modificare le proprie convinzioni morali, attraverso una sorta di crescita interiore. Con Harlock nei panni del saggio mentore dal triste passato, deciso a riscattare il proprio onore attraverso un lungo cammino di redenzione, anche a costo di destabilizzare i nodi temporali dell’universo stesso.
La centralità di tale vicenda corrisponde a una perfetta sintesi delle lotte interne alla stessa popolazione umana, divisa tra chi appoggia ciecamente l’assolutismo della Gaia e chi cerca di opporsi a tale dittatura. In questo senso, Ezra e Yama, diventano rispettivamente lo specchio di entrambe le fazioni.
Il gioco delle parti
Quello che certamente non piacerà ai puristi del brand saranno le peculiari scelte di storytelling, non focalizzate direttamente su Harlock bensì su un impianto narrativo che lo circonda fino a renderlo uno degli attori principali solo in un secondo momento del film.
Paradossalmente, tale approccio rende l’immagine del capitano più intangibile, lontana e, per certi versi, mistica rispetto ai suoi stessi comprimari, venendo trattato più come una leggenda vivente che un primo superiore, fino a subire un processo di deificazione verso le battute finali.
Tale rimaneggiamento nel gioco delle parti tocca anche l’intero equipaggio, con grandi assenti e rimodellamenti caratteriali. Un esempio per tutti è Yattaran: originariamente introverso e schivo nell’anime del ’78, nel film diventa un simbolo della lotta armata grazie a un temperamento forte e deciso.
Sotto quest’aspetto, emergono i passi falsi di una sceneggiatura non sempre capace di donare il giusto spazio alle vicende umane. Imperfezioni che risaltano anche in altre situazioni meritevoli di una maggiore cura, come le connessioni tra gli intenti nel presente e le loro motivazioni nel passato, che si perdono in un gioco di incastri non sempre riusciti.
Dark Matter, stelle di neutroni e contrazioni di pianeti
Tralasciando un 3D pressoché inutile, sotto il profilo tecnico non c’è dubbio che il budget stanziato per il film, equivalente in yen a circa 30 milioni di dollari, sia stato ben speso.
La scelta di utilizzare la CG, coadiuvata da innovative tecniche di motion capture, rende l’esperienza visiva più verosimile di quanto sperato, non solo per il livello di dettaglio raggiunto ma anche per la perfetta performance degli attori virtuali. Ovviamente Harlock risulta quello più curato in termini stilistici, ma anche tutti i comprimari, le ambientazioni, le strutture, le navicelle, le armi e gli equipaggiamenti futuristici sono frutto di un lavoro certosino.
Ottime anche le scelte di design, che rendono ogni contesto dell’avventura perfettamente inglobato nella totalità dell’esperienza.
A innalzarsi oltre ogni più rosea previsione vi sono le visionarie scelte legate alla componente tecnologica, come motori a Dark Matter (materia oscura), con buona pace di quelli a curvatura tanto cari a J.J. Abrams, stelle di neutroni convogliate come semplici pile e pianeti portati alla loro massima contrazione sostenibile al fine di generare raggi al plasma dall’inaudita potenza.
Una menzione d’onore va di certo all’Arcadia, protagonista silente dell’intera avventura grazie agli up-grade avveniristici concessi dalla razza aliena dei Nibelunghi1.
Il sonoro risulta perfettamente adatto ai vari momenti della pellicola, tanto nelle battaglie che nei momenti più riflessivi, con l’aggiunta di un doppiaggio riuscito ma non esente da alcune sbavature, se pur isolate.
Quello che forse non piacerà al fan d’annata è l’estrema somiglianza della formula artistica alla saga JRPG (Japanese Role Playing Game) targata Square Enix, quel Final Fantasy ormai divenuto una sorta di patrimonio culturale della società nipponica. Tuttavia le assonanze della pellicola di Shinji Aramaki a tale saga videoludica costituiscono un ottimo elemento per attrarre le generazioni odierne verso le vicende del taciturno capitano.
Conclusioni
Nel dare una valutazione finale, non si può negare che il film sia il frutto d’innumerevoli buone idee e di altrettanti ripensamenti.
Il livello tecnico raggiunto e la grandiosità di uno spazio vivo e pulsante sono certamente elementi di spicco in una produzione che si è districata al meglio tra fan service e personali scelte di background.
Tuttavia, innumerevoli contrazioni e passi falsi nella sceneggiatura, con vari elementi mal dosati e intrecci narrativi non proprio perfetti potrebbero creare un malcontento generale proprio tra i fan più accaniti di Harlock, a favore dei gusti delle nuove generazioni.
Abbiamo parlato di:
Capitan Harlock: Il futuro è già passato
Durata: 115 min
Genere: Animazione, Fantasy, Avventura
Regia: Shinji Aramaki
Soggetto: Capitan Harlock, di Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Harutoshi Fukui e Leiji Matsumoto
Musiche: Tetsuya Takahashi
Casa Produttrice: Toei Animation, 2014
La citazione alla saga parallela de: L’anello dei Nibelunghi, sempre ideata da Matsumoto, è utilizzata nella pellicola esclusivamente come pretesto narrativo per giustificare la presenza del motore a Dark Matter dell’Arcadia. Infatti, nel film, tale motore è gestito da Meeme (nell’anime Mime), ultima esponente rimasta della suddetta razza aliena, che ricopre il ruolo di navigatrice. Mentre per quanto riguarda la trama della saga indicata, non vi sono altri collegamenti inerenti a tale contesto. ↩
Maria
12 Gennaio 2014 a 23:02
La rappresentazione grafica è assolutamente rivisitata e va bene proprio per questo. La trama lascia un po’ a desiderare perchè capita Harlock decide di passare lo scettro della sua missione a Yama e non si capisce che fine fa lui…. cioè si siede sul suo trono di scheletri e sembra ormai uscito di scena mentre Yama guida la fase finale del films: la rinascita della terra. In effetti passa un po’ in secondo piano anche durante lo svolgimento della trama principale dove la parte psicologica: tra lui e l’equipaggio nonchè lui e Gaia Sanction, non è messo in risalto. Cmq bello, tanto da indurmi a rispolverare la stroria dei precedenti cartoni animati.
Giuseppe Saffioti
13 Gennaio 2014 a 12:31
Ciao Maria, innanzi tutto grazie per il tuo intervento.
Per la tua perplessità sulla questione del “passaggio di consegne”, credo che quella scena sia il sunto di tutta la filosofia sottesa alla pellicola.
Nel senso, è proprio un’allegoria di transizione tra vecchia e nuova generazione, simboleggiata dal passaggio della benda, con Harlock seduto sul suo trono a dare le direttive da “dietro le quinte”, e Yama che deve traghettare l’arcadia verso i nuovi giorni. Inoltre, ti faccio notare che lo stesso Yama è molto simile a Harlock nel suo character design, osservazione che va a fortificare (personalmente) la mia tesi.
La questione “Harlock non protagonista” è ovviamente tangibile per tutta la durata del film, ma è una cosa che ho apprezzato, perché rende la figura del capitano molto più leggendaria, come anche affermato in recensione.
Ovviamente la Toei in sede di progettazione avrà dovuto fare delle scelte, che in parte condivido, ma che non hanno trovato ottimi equilibri nella realizzazione finale, come evidenziati nell’articolo.
Grazie ancora.
Alessandro
13 Gennaio 2014 a 23:42
Non tutte le passioni del passato possono essere trasportate sul grande schermo. E quello che Harlock ha significato per la mia generazione non si sottrae a ciò. Rivedere un eroe del passato ancora una volta sullo schermo è stato emozionante, ma sicuramente i tempi sono cambiati, noi con loro e anche Harlock ha dovuto adattarsi. Nel complesso il film è secondo me interessante e ben riuscito……. Purtroppo non credo che possa arricchire l’equipaggio della bella Arcadia con nuovi fans.
Fabio Costa
16 Gennaio 2014 a 08:24
Premetto di non aver mai apprezzato il “Capitan Harlock “originale, in quanto non amo la grafica e i contenuti dei cartoni giapponesi, ridicoli e penosi nella loro fissità e nel disastroso tentativo di coniugare i propri miti nazionali alle storie occidentali (in questo caso fantascientifihe). Al di la dei miei pregiudizi personali, pensavo però, che la storia potesse essere un buono spunto per realizzare qualcosa di valido, con l’aiuto della fantasia e della computer grafic (vedasi quel goioiello che è “Sky Captain and the world of toomorrow”). Devo purtroppo avere il coraggio di affermare che questo film fa veramente schifo, uno spreco di tempo e di tecnologia, un uso della tecnica 3d fine a se stesso in una storia insulsa, che fa acqua da ogni parte, con l’esibizione di frasi che voirrebbero suonare epiche e fanno solo irritare nella loro assoluta banalità. Non pensiate di vedere “Avatar” o nulla del genere, troverete solo dei buffi spaventapasseri allungati che smenano idiozie miste a scemenze e combattimenti peggio dei marzianetti da vecchi video giochi. Un intruglio manghizzato del peggio di “Pirati dei Caraib” in chiave “Guerre stellari”. Inguardabile e molto soporifero.