Bruno Brindisi è ormai, a tutti gli effetti, un maestro del fumetto bonelliano, dopo aver prestato la sua matita a molti personaggi, da Tex a Dylan Dog. Ma l’autore salernitano ha dato sfoggio della sua arte anche nel mercato del fumetto francofono, con due episodi del personaggio di Novikov, ambientati nella Russia zarista di fine XVIII secolo. RW Lineachiara presenta per la prima volta in Italia tali storie in un volume integrale e noi ne abbiamo approfittato per parlare un po’ con Brindisi della sua esperienza d’oltralpe.
[N.d.R. Le immagini a corredo dell’articolo sono le prime cinque tavole, inedite, di quello che avrebbe dovuto essere il terzo episodio di Novikov, rimasto poi incompiuto. Ringraziamo Bruno Brindisi per questo gentile omaggio]
Ciao Bruno e bentornato su LSB.
Quale era il tuo rapporto da lettore con la BD franco-belga, prima di disegnare Novikov?
Praticamente sono maturato, non dico cresciuto, con Totem, Metal Hurlant, Pilot e il rivoluzionario modo di fare fumetti di quel periodo a cavallo fra i ’70 e gli ’80.
Com’è nato il progetto Novikov con Les Humanoides Associés?
L’idea di lavorare per la Francia nasce verso il 2000 e parte dalla proposta della Red Whale di Katja Centomo di fare qualcosa assieme, su testo del marito Francesco Artibani. Data l’amicizia che ci lega e il fascino della possibilità di lavorare su un personaggio mio (nostro), accettare non mi costò fatica, nonostante il fatto che, in quel periodo, lavorassi contemporaneamente su Dylan Dog e su Tex.
L’idea di Francesco si chiamava Derniér Train, l’ambientazione era contemporanea, cosa che preferisco, e quindi feci lo studio dei personaggi e ben otto tavole di prova. La proponemmo agli Humanoides Associés, che invece avevano in mente una serie giallo-storica, dal nome Dédales, e che quindi ci chiesero di produrre qualcosa in tema, ma separati perché volevano almeno un francese nella coppia.
Infatti, Francesco si trovò a lavorare con Ivo Milazzo (!) al personaggio di Maitre Rouge, che avrei potuto benissimo disegnare io, essendo francese quanto Milazzo.
Patrick Weber è uno scrittore di romanzi storici prima di essere uno sceneggiatore di fumetti: conoscevi già qualche suo lavoro o ti sei documentato quando hai saputo che avresti lavorato con lui?
Non lo conoscevo, per fortuna parla benissimo italiano! Mi fu proposta una serie sulla Russia di Caterina la Grande. Grande fatica per recuperare tutta la documentazione di cui avrei avuto bisogno e che Patrick si era guardato bene dal procurarmi.
Che differenze hai trovato tra il modo di sceneggiare degli autori italiani, in Bonelli in particolare, e quello di Weber? Su che tipo di sceneggiatura hai dovuto lavorare: ferrea o, diciamo, di stampo americano, cioè più libera?
Nessuna differenza sostanziale.
Quali sono state, se ci sono state, le maggiori difficoltà nella realizzazione delle tavole di Novikov?
Non è stato facile, perché i pochi film su Caterina sono agiografici e praticamente girati in interni, quando quello che mi serviva era soprattutto la vita di strada, i costumi, gli oggetti della San Pietroburgo di 300 anni fa. Tra l’altro Alexis Novikov è un poliziotto imperiale, ma non ho trovato nessuna immagine che comprovasse che all’epoca ci fosse una forza di polizia, ergo ho preso una divisa militare dell’epoca e via. E questo è solo uno dei piccoli problemi che ci si trova ad affrontare quando bisogna rappresentare una società e un’epoca di cui non si conosce, in sostanza, nulla.
L’aspetto fisico del protagonista e in generale di tutti i personaggi della storia li avete pensati insieme tu e Weber o lo sceneggiatore ha lasciato campo libero alla tua immaginazione?
Tutta opera mia. L’unica modifica che mi hanno chiesto è stato il colore della barba del santone, che io avevo fatto bianca per evitare di fare un sosia di Rasputin. È venuto un sosia di Rasputin.
Il tuo stile grafico ben si presta alla linea chiara franco-belga: se capitasse nuovamente l’occasione, ti cimenteresti ancora con la BD e il mercato francofono?
Tutti i lavori hanno bisogno di dedizione completa quando si vogliono ottenere risultati importanti. Una serie in Francia di solito comincia a vendere bene dopo il quarto volume, che poi si porta al traino anche le vendite dei precedenti, io vorrei limitarmi a fare un libro ogni tanto, quasi nei ritagli di tempo, il che è assurdo, anche perché non ho ritagli di tempo.
Nella precedente intervista che ci hai concesso avevi detto che l’edizione integrale di Novikov edita da RW Lineachiara sarebbe stata, su tua esplicita richiesta, in bianco e nero. Come mai è stato poi deciso di lasciare il colore? Ritieni che il bianco e nero avrebbe valorizzato di più l’opera e le tue tavole?
È stato un problema tecnico di resa delle scene notturne. Trovo che i colori fatti dallo staff francese siano disomogenei e troppo saturi, le mie indicazioni sono servite a poco, c’è stata difficoltà di comunicazione e non solo per motivi di lingua.1
Non ami i fumetti di genere storico, eppure sia in Novikov sia ne La rivolta dei Sepoy (Le Storie #3) hai dato vita a tavole con un’accurata veridicità e realismo storici sia negli ambienti, sia nei costumi, dimostrando di sentirti perfettamente a tuo agio in questo genere di storie tanto quanto in quelle ambientate nel presente: non è così? Cosa non senti nelle tue corde nel fumetto di genere storico?
Premesso che a me piace disegnare e non passare giornate intere alla ricerca di documentazione, non mi piace parlare di cose che non conosco e che, per conoscere, dovrei studiare per mesi o anni. Per quanto si studi e si cerchi di fare del proprio meglio, il rischio di cantonata è altissimo. È vero che facciamo “solo” fiction (non ho detto fumetti!!!) e quello che conta è la verosimiglianza, non la verità, però preferisco evitare il più possibile figuracce. E poi nel fumetto storico non posso mettere me stesso, posso solo essere professionale.
Bruno Brindisi ora: puoi dirci su che progetti stai lavorando?
Dylan, solo Dylan finalmente!
Visto allora che, con gioia, ti stai occupando solo di Dylan Dog, cosa puoi dirci, a pochi mesi ormai dall’esordio del “nuovo corso”, sul rinnovato Indagatore dell’Incubo? Dopo quella sul pensionamento di Bloch, a che storie stai lavorando? Come sarà questo nuovo DyD secondo te?
In realtà non ho nulla da “sbottonare”, non so nulla di più di quello che circola in rete e cioè, in sintesi, che ci saranno cinque Dylan diversi per le 5 uscite principali:
– serie regolare con personaggi che vanno (per esempio Bloch in pensione, la cui storia ho appena ultimato – – su testi di Paola Barbato) e altri che arrivano (il nuovo ispettore Carpenter, un nuovo antagonista supercattivo), copertine di Stano;
– Maxi che diventa “Old Boy” con personaggi che invece restano, per gli amanti della tradizione, copertine di Gigi Cavenago;
– Speciale annuale dedicato al cosiddetto “pianeta dei morti” di Alessandro Bilotta, covers di Massimo Carnevale;
– Color Fest più “autoriale” con nomi che potrebbero essere Gipi, Ausonia, Leo Ortolani e cover sempre cangiante;
– Almanacco dedicato a Bloch e alla sua non troppo tranquilla vita da pensionato nel paese di Wickedford, copertine…mie!
Quindi un Dylan del presente, uno del passato, uno del futuro, uno interpretato e…un Bloch (con Dylan come rincalzo).
In questo momento sto proprio disegnando l’almanacco del nuovo corso su testi di Davide Barzi.
Niente male, eh?
Domanda secca: se dovessi consigliare un fumetto ai nostri lettori sarebbe…?
Nuovo o vecchio?
Tutto Paz, tutto Otomo, tutto Abuli e Bernet, tutto Charlier e Giraud…lo so, sono rimasto agli anni ’80, consigliatemi qualcosa voi!
Beh Bruno, noi potremmo consigliarti di tenere d’occhio la nostra nuova rubrica tenuta dal tuo collega Ned Bajalica, 300: biblioteca essenziale del fumetto.
E voi, amici, che consigli di lettura dareste a Bruno Brindisi?
Intervista effettuata via email e conclusa il 23/05/2014
RW Lineachiara e Bruno Brindisi stanno comunque pensando alla pubblicazione di un volume di Novikov “Director’s cut”, in bianco e nero, con alcune tavole ambientate in scenari notturni, modificate digitalmente dall’autore. ↩