di Garth Ennis e Clayton Crain
RCS quotidiani/Panini Comics, 2006 – 144 pagg. col. bros.
6,99euro + il prezzo del quotidiano
È divertente constatare come nello stesso universo esegetico possano coesistere tante tematiche differenti: il superomismo, incarnato da personaggi come l’Uomo Ragno e Capitan America, la vendetta fredda e meditata portata avanti dal Punitore, il tema dell’occulto, rappresentato da questo Ghost Rider. Fin dagli esordi il personaggio rivela il suo essere oscuro: in seguito ad un patto col diavolo per salvare un amico dal cancro, Johnny Blaze è condannato alle pene dell’Inferno. L’imprevisto è pero’ sempre dietro l’angolo, e il buon motociclista finisce per l’essere legato ad un demone, trasformandosi in un controverso giustiziere. Dopo aver avuto una sua testata personale, Ghost ha fatto capolino come comprimario su varie testate negli anni, oppure è stato coinvolto in qualche miniserie dal dubbio valore. Il compito di rilanciare il Teschio è stato affidato a Garth Ennis (già scrittore del Punisher e di Preacher) e Clayton Crain (in Italia lo abbiamo visto lo scorso anno nella mini Venom/Carnage). Il risultato è una gustosa miniserie di sei numeri che vede un Ghost Rider condannato a fuggire ogni notte dai demoni infernali per poi essere dilaniato e ripetere tutto da capo (una sorta di moderno Prometeo su motocicletta) ricevere una proposta di lavoro: uccidere un demone per riavere la libertà. Nella vicenda sono presenti vari personaggi (alcuni presi di peso dalla Bibbia, come Ruth) che perseguono lo stesso obiettivo: una corsa per stanare e sconfiggere Kazaan. Ennis come suo solito fa ampio uso delle atmosfere grottesche, e riprende più di un elemento dalla lezione di McFarlane nel suo Spawn: i dialoghi risultano scorrevoli e frizzanti, con un Ghost come non lo avevamo visto prima, molto più scanzonato del solito. Clayton Crain si rivela essere una scelta vincente per raffigurare la storia: anche se deve ancora affinare il suo stile (specie nelle proporzioni dei personaggi), rivela ottime potenzialità nel ritrarre oggetti, luoghi e personaggi non umani (in questo è aiutato anche dalla sorprendente colorazione). Tirando le fila, questo volume si è rivelato un ottimo prodotto per passare un’oretta di svago, senza per questo essere un capolavoro. (Luca Massari)