Vlad: Strukul e Mutti raccontano l’uomo dietro al vampiro

Vlad: Strukul e Mutti raccontano l’uomo dietro al vampiro

Matteo Strukul e Andrea Mutti, incalzati dalle domande di Massimo Zilio, presentano preso la fumetteria padovana Fumetti & Soda la trilogia "Vlad", edita da Feltrinelli Comics, raccontando il processo creativo e l'essenza dell'uomo passato poi alla storia come Dracula.

Il 16 marzo Matteo Strukul è stato ospite della fumetteria padovana Fumetti & Soda, per presentare Vlad, la sua trilogia a fumetti dedicata al celebre impalatore. A sorpresa, in collegamento dalla Florida grazie a una videochiamata, anche il disegnatore Andrea Mutti ha partecipato all’incontro condotto da Massimo Zilio.

Prima di riportare i discorsi emersi quel pomeriggio, forniamo le brevi biobibliografie degli autori, prendendole direttamente da Vlad: le lame del cuore, primo volume edito da Feltrinelli Comics.

Matteo Strukul (Padova 1973) è uno dei romanzieri italiani di maggior successo, soprattutto grazie alla tetralogia I Medici (Newton Compton), che è stata ai vertici delle classifiche di vendita internazionali. Con il primo volume della serie, Una dinastia al potere, ha vinto il Premio Bancarella 2017. Nel filone storico si collocano anche Giacomo Casanova, la sonata dei cuori infranti (Mondadori, 2018; Premio Emilio Salgari 2018) e Inquisizione Michelangelo (Newton Compton, 2018). Le sue opere sono in corso di pubblicazione in oltre quindici lingue e opzionate per il cinema. Collabora come giornalista con diverse testate e insegna tecniche di narrazione. Vive tra Padova, Berlino e la Transilvania.

Andrea Mutti (Brescia 1973) comincia giovanissimo la sua carriera di fumettista con editor indipendenti. Passa poi nella scuderia delle serie cult Hammer e Lazarus Ledd, per le edizioni Star Comics, per approdare sulle pagine di Nathan Never, per Sergio Bonelli Editore. Inizia una proficua attività, per case editrici di prima grandezza, con il mercato francese e quello americano. In quest’ultimo ambito, firma episodi di serie popolarissime come Batman, X-Men, The Punisher, Iron Man, Guardians of the Galaxy, Conan e Star Wars. Vive tra l’Italia e gli Stati Uniti.

Massimo Zilio: Siamo a Padova, nella città di Matteo Strukul, per presentare Vlad, una trilogia edita da Feltinelli Comics, etichetta nuova nel mondo del fumetto, ma che già in poco più di un anno di vita ci ha regalato cose molto interessanti. Vlad per Matteo è quasi un esordio, perché aveva già lavorato a un’autoproduzione, ma questo è il suo primo fumetto vero e proprio. Com’è stato raccontare questo Vlad? Dracula è un personaggio che abbiamo conosciuto in tanti modi, ma questo è un po’ diverso.
Matteo Strukul: Intanto è stato fantastico lavorare con Andrea Mutti, era da un po’ di anni che cercavamo di pubblicare qualcosa insieme per un editore italiano. Io arrivavo da I Medici, lui ha disegnato gli X-Men, Batman, Nathan Never, Star Wars, Conan il barbaro e altri fumetti mainstream. Eppure sembrava che chiedessimo la luna a poter lavorare assieme. Finalmente Feltrinelli ha detto che avrebbe voluto una mia saga storica a fumetti, lasciandomi libertà di proposta. Io ho suggerito Vlad e ho chiesto di lavorare con un disegnatore che mi piace tantissimo, cioè Andrea Mutti. Così finalmente ci siamo riusciti. La scelta di Vlad è legata al fatto che volevamo raccontare insieme l’uomo dietro la leggenda.
Andrea Mutti: Assolutamente sì. Il percorso è stato veramente lungo e avventuroso, ma ce l’abbiamo fatta. Il fatto di raccontare storicamente un personaggio a me molto caro, però abbastanza sconosciuto al di là della sua nomea vampiresca, era per me molto interessante. Dal punto di vista narrativo è veramente cool, perché al personaggio non manca niente: è più interessante il Vlad storico del Vlad vampiresco.

MZ: Com’è stato dare un volto e un’ambientazione a questa saga? Abbiamo una grande iconografia su Dracula, ma sul Vlad storico magari abbiamo meno riferimenti, ma siamo comunque in un’era e in una località molto particolari. Com’è stato lavorarci?
AM: Dal punto di vista storico Vlad è quello che vediamo nelle vetrate o sulle biografie storiche. Più ti informi sulla Storia, più essa ti sfugge, perché scopri cose nuove oppure scopri che sapevi cose sbagliate. Tanti ambienti purtroppo non sono più esistenti, perciò abbiamo dovuto fare una sorta di patchwork o di ricostruzione storica il più possibile fedele. Abbiamo chiarito subito che si doveva provare la sensazione di essere lì senza essere pedanti. Non dovevamo essere legati al dettaglio inutile, che astrae dall’epopea, ma alla sensazione, all’epoca e al sense of wonder che il fumetto deve trasmettere e sempre mantenere. Vlad è già di per sé potente dal punto di vista storico, non gli manca niente, è autosufficiente.
MS: Per me è bellissimo ascoltarti, Andrea, è bello avere il punto di vista artistico, sentire parlare del disegno. Ti chiedo una cosa io: in che cosa lo stile di questo Vlad differisce da altre saghe che hai disegnato? Te lo chiedo, perché ho avuto la sensazione che tu sia stato capace di scegliere lo stile perfetto per questa storia, ma anche molto personale. Vorrei capire come hai cercato di rendere il personaggio e la storia.
AM: Io ho la fortuna di aver sviluppato, durante questi ventisette anni di carriera, diversi stili e linguaggi, perché mi trovo a confrontarmi con mercati e personaggi differenti. Per me è un grande privilegio, perché essere autoreferenziali secondo me è noioso. Vlad mi ha permesso di esprimere una forma grafica più personale, molto fresca, ad acquerello. Con il watercolor ho cercato di fare qualcosa che aderisse di più all’atmosfera. Faccio un esempio: all’epoca la luce era pochissima, quindi era inutile fare una stanza tutta illuminata, piena di dettagli, perché non sarebbe stato veritiero. L’acquerello permette, con l’effetto della sfumatura, di dare quel senso d’ombra che era esistente ovunque. Oltre a divertirmi perché mi piace molto l’effetto del watercolor, c’era quella leggerezza che unita alla forza e alla violenza della storia dà quella cinetica che solo l’acqua può dare. Quando trovi una via grafica a te congeniale lavori molto più velocemente.

MZ: Com’è stato lavorare con Andrea, in particolare su Vlad, rispetto al tuo lavoro di scrittore di romanzi storici? Il fatto di dover dialogare costantemente con un’altra persona cambia la dinamica che si crea per arrivare al prodotto finito?
MS: È stato molto bello. Normalmente quando scrivo i romanzi storici sono in solitudine, con le mie informazioni, i miei saggi, e vado dove devo andare per documentarmi. Poi termino il mio tomo, dopo mesi di scrittura, quasi fossi un eremita. Invece con Andrea è completamente diverso. Non faccio tutta la sceneggiatura ed è il modo di lavorare con lui che preferisco. Faccio quindici pagine, gliele mando dopo essere passato per Tito Faraci, il direttore di collana. Andrea è molto veloce, mi manda una o due pagine al giorno e nel giro di poco tempo mi recupera e io devo di nuovo sceneggiare. In questo modo c’è un dialogo effettivo e, dopo che arrivano le sue tavole, ci confrontiamo con il nostro colorista serbo Vlad Popov in un ulteriore passaggio creativo. Con lui scambiamo pareri e opinioni: per esempio abbiamo concordato l’idea di avere dei colori non troppo sparati, ma abbastanza cupi e foschi.
AM: Matteo si è rivelato strepitoso. Non lo dico per fare i complimenti a un amico, ma sono sincero. All’inizio scriveva tantissimo, allora gli ho chiesto di ridurre le informazioni perché altrimenti avrei dimenticato tutto. Nel giro di dieci pagine è entrato perfettamente nel meccanismo, come se facesse il fumettista da una vita. La cosa bella è che spesso uno scrittore di romanzi tende a scrivere molto poco, lasciando che l’immagine parli per lui ed è una cosa geniale.
MS: Dal mio punto di vista ha senso che lavori l’immagine. Il testo dà una sfumatura, magari sull’aspetto interiore, ma nel momento in cui Vlad taglia le teste o sbudella cosa può dire? Stai già vedendo cosa succede, perché te lo devo anche raccontare?


MZ: Uno pensa a una storia di Dracula e pensa al sangue. Però anche in Vlad il sangue non manca…
MS: Non può mancare, perché non a caso era chiamato Vlad l’impalatore.

MZ: Vi siete divertiti a raccontare questo aspetto?
MS: Una cosa che mi ha colpito è che, a tratti, mi sento quasi trash, nel senso che per me violenza e sangue, quando scrivo una storia come questa, sono centrali e vanno mostrati. Invece Andrea è molto più contenuto, ha una linea molto elegante. Secondo me c’erano situazioni in cui avrebbe potuto spingere, invece in alcune vignette è stato paradossalmente molto elegante, ha trovato la soluzione più intelligente e visivamente più efficace, seppur non scioccante. Ha trovato un bellissimo equilibrio visivo per cui ci sono momenti estremamente duri che si alternano a situazioni che costruiscono un elemento romantico proprio del personaggio, che è legato al cuore e alla difesa del suo popolo, un aspetto che in questa storia doveva uscire fuori.

MZ: Ecco, abbiamo già fornito molti elementi, ma possiamo inquadrare la vicenda storica?
MS: In breve, possiamo dire che siamo a metà del Quattrocento e che da una parte c’è Vlad, voivoda di Valacchia e Transilvania, e dall’altra c’è l’impero ottomano con Maometto II il Conquistatore, il figlio di Murad II che, come gli altri sultani prima di lui, richiedeva a Valacchia e Transilvania un tributo annuale di mille bambini e diecimila ducati da portare alla porta di Costantinopoli. Tra questi mille bambini ci sono anche Vlad e suo fratello Radu, che vengono educati per diventare giannizzeri, i soldati d’élite della fanteria del sultano. Durante questo addestramento succedono molte cose e alla fine della crudele educazione ricevuta accade che Radu diventa il concubino del figlio di Murad II e che Vlad torna in Valacchia. Quando Maometto II manda i suoi messi da Vlad, chiedendogli di tributargli mille bambini, Vlad reagisce: siccome i messi non lo omaggiano togliendo il turbante, lui decide di dare un esempio, quindi inchioda il turbante alle loro teste che poi mozza e infila in un cesto da fare recapitare al sultano. Così inizia un conflitto epocale.

MZ: Poi c’è una parte della vicenda che riguarda l’interno del palazzo…
MS: Vlad ha avuto quattro matrimoni combinati politicamente, però fuori dal matrimonio aveva un grande amore, che Andrea ha disegnato molto bene: una donna bellissima, figlia di mercanti sassoni, Katharina von Siegel. C’è quindi il lato romantico ed eroico del personaggio, tanto che per i romeni Vlad è come Che Guevara per i cubani. Era di fatto un difensore del territorio e del popolo valacco e transilvano.
AM: Esatto, era figlio del suo tempo ed era l’ultimo baluardo tra gli ottomani e l’Europa. Alla sua epoca, violenza e aggressività erano normali, lui era come gli ottomani. Purtroppo la storia antica era contrassegnata dalla violenza e la vita umana non aveva grande valore. Anche se si pensa che l’arabo fosse quello acculturato e fine, non era del tutto così, perché anche l’arabo, quando doveva combattere, combatteva con violenza. E infatti Vlad impara la violenza dagli ottomani. Poi però c’è l’uomo dietro l’impalatore, una persona romantica ed eroica.


MZ: Che cosa si può aspettare il lettore dalla trilogia? Cambia qualcosa nel modo in cui raccontate la vicenda da un volume all’altro?
MS: Il primo volume mette le carte sul tavolo, nel secondo e nel terzo c’è un’accelerazione in termini narrativi, perché il conflitto deflagra. C’è comunque spazio per momenti di introspezione e sveliamo alcune cose legate al passato. La sensazione è di avere una storia molto noir, con un destino parzialmente già scritto, e non è detto che finisca tutto nel migliore dei modi, perché quando si ha a che fare con la Storia è giusto rispettare quello che è accaduto.
AM: Nel passaggio tra primo e secondo volume cambia l’ambiente, che è molto affascinante: la neve e il freddo fanno da contraltare a una vicenda feroce. Dal punto di vista narrativo, parlando del paesaggio e della natura, è bello pensare alle scelte fatte per raccontare, perché il lavoro di Matteo aiuta a entrare nella vicenda.
MS: Un po’ mi rendo conto che c’è un mio amore per Ken Parker di Berardi e Milazzo, un fumetto che sembra non c’entrare niente, ma che vive in modo forte il rapporto con la natura. Tra l’altro il segno di Andrea mi ricorda molto quello di Milazzo.
AM: Se io potessi reincarnarmi, vorrei farlo nella mano di Milazzo! Per me il suo disegno è di una sintesi e di una bellezza uniche. Ho provato con grande umiltà a ricreare un’atmosfera simile. Il mio primo pensiero, quando ho iniziato a lavorare a Vlad, è andato proprio a Ken Parker di Milazzo. Tra primo e secondo volume le mie matite sono leggermente meno lavorate, ho messo un po’ più di nero, richiamando un po’ di più Ken Parker. Svelo una cosa: la prima dedica che ho ricevuto, a quindici anni, l’ho avuta da Ivo Milazzo sui gradini del palazzetto dello sport di Lucca. Disegnò il suo classico profilo di Ken Parker che ho ancora a casa incorniciato.

MZ: Matteo, quali sono i tuoi progetti a medio e lungo termine?
MS: Andrea e io vorremmo fare un’altra cosa insieme e stiamo cercando di capire che cosa sarebbe bello fare. Andrea è veramente un grande disegnatore e adesso sta raccogliendo i risultati del suo grande lavoro. Per esempio, Amazon ha deciso di sviluppare come serie tv il suo ultimo fumetto, Port of Earth, sceneggiato da Zack Kaplan. Io sto lavorando al mio nuovo romanzo, che ha un’ambientazione rinascimentale e uscirà per Newton Compton a ottobre, mentre con Andrea si ragiona per fare qualcosa di contemporaneo, magari con ambientazione europea o americana. Grazie a Vlad sto incontrando un pubblico a volte molto diverso da quello che legge i miei romanzi e ho la possibilità di sperimentare. Vlad sotto forma di romanzo avrebbe perso l’apparato iconografico che il personaggio meritava. Aver avuto una sponda meravigliosa come Tito Faraci è stato importantissimo, perché ci ha garantito una libertà che altrove non avremmo avuto. Vorremmo allora spingere in un territorio ancora più ardito.

MZ: Vedresti bene una storia dei tuoi romanzi interpretata dalle matite di Andrea?
MS: Certo. Una storia che mi piacerebbe tantissimo vedere disegnata da Andrea è Inquisizione Michelangelo. Però vorremmo usare il fumetto per sperimentare qualcosa di nuovo, non esattamente quello che il pubblico si aspetta da noi.

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