Virginia Mori: il lato inquietante dell’universo femminile

Virginia Mori: il lato inquietante dell’universo femminile

Abbiamo contattato Virginia Mori per rivolgerle alcune domande sul suo universo artistico e il suo lavoro nel campo dell’animazione.

virginia mori_bioVirginia Mori nasce a Cattolica nel 1981 e attualmente vive e lavora tra Pesaro e Milano.
Si perfeziona in Illustrazione e Animazione all’Istituto Statale d’Arte di Urbino, esperienza che consolida il suo immaginario artistico e che le permette di muovere i primi passi nella realizzazione di corti di animazione tradizionale e nell’illustrazione.
Nel 2008 vince il premio “SRG SSR idee suisse” ad Annecy Call for project, in seguito a cui realizza il corto di animazione Il gioco del silenzio, premiato e selezionato in diversi festival internazionali. Nel 2011 si aggiudica il premio “Abbaye de Fontevraud”, che le permette di lavorare al film Haircut nella residenza dell’omonimo centro culturale francese. Haircut è stato selezionato in competizione al Festival Internazionale di animazione di Annecy 2015.
I suoi disegni a penna Bic sono stati esposti in diverse collettive e personali, in Italia e all’estero. 

Dopo averla già incontrata nel  2012, e in seguito alla sua mostra, “16”, allestita nell’ambito dell’edizione 2015 del BilBOlBul, abbiamo contattato Virginia Mori per rivolgerle alcune domande sul suo universo artistico e il suo lavoro nel campo dell’animazione. 

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Protagoniste dei tuoi disegni sono sempre delle giovani donne, ritratte in situazioni grottesche e inquietanti. Perché rappresenti solo figure femminili? Che rapporto hai con l’universo femminile?
Il mio lavoro è in costante evoluzione . Fino a ora ho rappresentato per lo più figure femminili perché ovviamente ho più confidenza con le loro forme, ma  in realtà i personaggi che uso sono solo un mezzo per esprimere idee che vanno al di là del genere.
Il mio rapporto con l’universo femminile è più o meno buono tanto quanto quello con l’universo maschile.

Di fronte ai tuoi disegni in molti avvertono un sottile senso di disagio. Da cosa deriva questa tua particolare attenzione per situazioni che prevedono lo smembramento del corpo femminile e l’accanimento su di esso da parte di altre donne?
Anche qui lo smembramento non vuole rappresentare un atto violento fisico reale quanto più una situazione mentale, il rapporto tra corpo e mente. Il disagio credo sia dovuto a un atto di immedesimazione da parte dell’osservatore.

virginia mori_4In qualche modo le fanciulle che disegni sono Virginia Mori?
Alcune sì, altre no.

Credi ai fantasmi e agli incubi che disegni?
Credo non sia tanto questione di crederci quanto questione di vederli.

Le lunghe orecchie di coniglio, quasi piccole diaboliche corna, che spuntano sulle teste delle tue ragazze e i letti dove queste dormono, sognano, si perdono in incubi e talvolta perfino nuotano, sono fra le allegorie più frequenti nelle tue opere. Riusciresti a spiegare il perché dell’utilizzo di questi simboli? Fatta salva la volontà estetica, cosa vuoi comunicare utilizzandoli?
A seconda del disegno e della situazione uno stesso oggetto può avere significati diversi, sta allo spettatore trovarli.

Al di là delle chiare simbologie oniriche, quanto è forte la componente sessuale nei tuoi lavori?
È forte, come è forte in tutto quello che ci circonda.

Hai esposto sia in Italia che all’estero. A seconda delle zone geografiche, hai notato differenze nel recepire la tua arte da parte del pubblico?
Più che dalle aree geografiche direi che cambia da persona a persona, lo stesso disegno ad alcuni fa pensare, ad altri ridere, ad altri inquieta… Come per tutto dipende dalle esperienze e dai punti di vista.

“16” è il titolo della mostra che hai presentato nel 2015 al BilBOlBul. A cosa allude questo numero? Cosa deve aspettarsi il pubblico da questa esposizione?
16 è un numero a cui sono affezionata, non c’è un vero e proprio motivo. È come quando ti affezioni a un oggetto o un indumento.
L’esposizione – realizzata grazie a Cheap on board per BilBOlBul  – è fatta di sedici disegni stampati in grandi dimensioni e affissi per le vie di Bologna.

virginia mori_6Hai intenzione di tornare all’animazione dopo l’esperienza con Il gioco del silenzio?
Il gioco del silenzio è uscito a livello indipendente nel 2009, nel 2015 ho poi realizzato Haircut grazie alla produzione francese 25films, il sostegno di Ciclic e la produzione italiana Withstand, e il film è attualmente in competizione in molti festival  nazionali e internazionali. Sono appena tornata da Lubiana dove si svolge Animateka, un bellissimo festival di cinema di animazione.
Per adesso non ho altri progetti di animazione in cantiere, mi sto concentrando sul disegno. Il 23 gennaio infatti inaugurerò una personale presso Blu Gallery di Bologna in cui saranno esposti i miei ultimi lavori e verrà presentata una nuova pubblicazione edita sempre da Blu Gallery, realizzata grazie al prezioso aiuto della curatrice Giorgia Noto e il graphic designer Roberto Memoli. 

Intervista realizzata via mail il 7 gennaio 2016.

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