Ammirato da Seth e Paul Garvett, Chris Reynolds e i suoi fumetti sono pressoché sconosciuti al pubblico italiano. Grazie alla pubblicazione dell’edizione italiana di Un Nuovo Mondo: fumetti dalla Mauretania, pubblicato da Tunué, Chris Reynolds è stato uno degli autori più attesi al BilBOlBul 2019. Abbiamo quindi colto l’occasione per scoprire insieme a lui il suo lavoro, la sua carriera e i suoi piani futuri.
Ciao Chris e grazie per la tua disponibilità. Partirei da un’affermazione di Seth che mi ha molto colpito: ti ha definito “uno degli autori di fumetto più sottovalutati degli ultimi 20 anni”. Che te ne pare come definizione?
I miei fumetti hanno in qualche modo sofferto l’essere abbastanza criptici, anche le persone che li apprezzavano avevano difficoltà a esprimere cosa fosse loro piaciuto. Qualcuno una volta ha detto che Mauretania è “indescrivibile nei termini di altri lavori simili”. E per questo anche adesso ci sono recensori che dicono che il fumetto parla di una “guerra spaziale”, quando invece questo è solo un elemento secondario di una delle storie. Quindi penso che questa difficoltà nel definire il mio fumetto è sia una delle ragioni di un riconoscimento pubblico così lento.
Per me, Seth è la persona più qualificata per parlare del significato delle mie storie. Ha una percezione molto accurate di questi racconti e li ha descritti meglio di chiunque altro.
Quando ha suggerito di realizzare un’edizione del fumetto per il New York Review Comics ero molto eccitato ma al tempo stesso spaventato dall´idea. Ho sentito come se questa fosse l´ultima possibilità per dare visibilità alle mie storie, così ho passato gran parte del 2017 terrorizzato dalla possibilità che qualcosa potesse andare storto e il volume non venisse pubblicato. Mi sono sentito così finché il volume é stato recensito positivamente dal The Guardian, The Times Literary Supplement e dal New Statesman e anche dal fatto che in generale il volume ha ottenuto buoni riscontri. Da quel momento ho sentito che mi era stato dato quello che volevo, così ho potuto rilassarmi un po’. Questo è stato per me come raggiungere il “Vero Nord”. E ogni cosa in piú è un extra.
Come è nata l’idea di Mauretania e perché hai scelto e continuato la via dell’autoproduzione?
Quando avevo 14 anni ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo in prosa. L’ho pian piano allungato con nuovi capitoli fino a quando ho compiuto 19 anni. Era un grande assembramento di idee. E non l’ho mai finito. Poi sono andato all’Art College sono stato influenzato da Edward Hopper e Tarkovsky. Tutto questo si è cristallizzato e reso chiaro nel 1984 quando la video company per cui lavoravo ha chiuso e ho iniziato seriamente a pensare di fare fumetti.
Insieme al mio amico Paul Harvey avevamo prodotto alcuni fumetti a colori durante il college (Paul aveva realizzato Aspiro, io Airport), usando la pittura guache. Questi lavori erano influenzati dalla pop-art, ma iniziavano a sviluppare atmosfere e sensazioni che mi interessavano molto. Durante l’università ero uno studente del corso di pittura, ma pian piano ho iniziato a trovare I fumetti, il loro aspetto narrative, più adatto a quello che volevo dire.
Puoi già capire come è andata: dopo che la compagnia per cui lavoravo ha chiuso, ho pensato che avrei potuto vendere alcune strip ai giornali. Poi ho capito che le mie idee dovevano essere un po´meno ambiziose e così, nel 1985, insieme a Paul Harvey, abbiamo iniziato Mauretania Comics come fumetto fotocopiato e autoprodotto. Sentivo che era molto importante per me da portare avanti, sentivo che avevo un medium molto forte per esprimere le mie idee e che era arrivato il momento di farlo.
Quali sono state le principali influenze, sia letterarie che artistiche, che hanno inciso sulla tua opera?
Una scintilla importante per la mia arte è stata una mostra di fotografie in bianco e nero alla Mostyn Gallery di Llandudno, in Galles, con scatti del Galles del Nord e di Newcastle (e mi dispiace di aver dimenticato il nome del fotografo!). Le immagini gallesi raffiguravano luoghi che conoscevo ed erano realizzate in un modo che dava un certo sapore da film noir. Lo trovavo davvero stimolante. In quel momento ho capito che non dovevo realizzare le mie storie in nessun luogo esotico, potevo semplicemente cambiare il modo in cui guardavo i luoghi che conoscevo. La Mostyn aveva allestito anche una mostra di Edward Hopper in quei giorni. Ho persino lavorato per un po’ in quella galleria, nel 1982, quando hanno ospitato una rassegna del National Film Board del Canada, e ho trovato anche quella particolarmente interessante.
Mauretania e le altre storie di Un Mondo Nuovo mettono in scena una Gran Bretagna del futuro, sospesa tra paesaggi bucolici, tecnologie vetuste e una società sonnolenta. Quanto della tua Gran Bretagna c’è in queste storie?
Forse cercavo di nascondermi dalla Gran Bretagna degli anni ‘80. Potevo scappare in altre versioni di questo mondo e stare in una bolla di mia creazione. Ed era un rifugio da cui non guadagnavo molto denaro. Riprendevo i costi, certo, ma quello era il massimo che riuscivo a fare. Non ero nemmeno sicuro che le grandi star del fumetto si guadagnassero da vivere con i fumetti prodotti da loro stessi, con i creator owned. Tutti sembravano avere un altro lavoro, nei libri illustrati o nel design di libri altrui. Non ho un così grande interesse per l’arte a parte il suo uso come mezzo per raccontare storie, per questo non volevo fare questi lavori (Paul Harvey, adesso pittore famoso, sarò sgomento per queste mie dichiarazioni!). Per questo a quel punto ho pensato: quale potrebbe essere la mia fonte di guadagno? E così mi sono ritrovato a lavorare con persone autistiche e disabili.
Il tuo stile di narrazione mi ha colpito particolarmente: le tue vignette sembrano litografie, fai uso abbondante di bianchi e neri, spesso i personaggi sono di spalle e le vignette sono nettamente separate da spazi bianchi e spesse linee nere. Queste scelte sono tese a far percepire una sorta di impossibilità di comprendere le persone e di comunicare con loro?
Mentre ero seduto allo stand Tunué durante la fiera Più libri più liberi, il libro nello scaffale vicino al mio Un Mondo Nuovo era uno di Walt Whitman. Alcune delle sue poesie erano in inglese, quindi ho potuto leggerle e apprezzarle al massimo. Non avevo mai letto niente di suo. In quello spazio, in quel momento, ho sentito che tutti i libri intorno a me, tutti gli artisti e scrittori, volevano esprimere la stessa cosa che volevo esprimere io, volevano comunicare con gli altri. Sono tornato da poco da quella esperienza, sento ancora di essere circondato da quelle idee ed è difficile adesso per me separarle dai miei stessi pensieri.
Un’altra scelta ricorrente è quella di alternare scene con personaggi in silenzio e poi rappresentazioni di paesaggi vuoti con un testo a riempirne l’atmosfera. Anche in questo caso ho percepito una riflessione sull’impossibilità di comunicare apertamente e il rifugio nella natura per potersi esprimere. Cosa rappresenta per te la natura e da dove nascono quei paesaggi?
Non mi era mai stato fatto notare prima. È una buona osservazione, una di quelle che farebbe Seth: le storie succedono nello spazio aperto dove non c’è nessuno, piuttosto che quando i personaggi sono presenti. Dovrò riflettere un bel po’ su questo punto.
A questo si contrappone il mondo degli esseri umani, fatto di tecnologie a tratti inutili, superate, obsolete, reminiscenze di un tempo in cui l’uomo era al centro. Come consideri lo sviluppo tecnologico e cosa pensi possano dire i tuoi fumetti su questo tema, in un mondo in cui le più rosee previsioni (e i più grandi incubi) della fantascienza sembrano avvicinarsi sempre di più?
Anche nel nostro mondo c’è un sacco di tecnologia inutile. Una delle peggiori è quella dietro alle pubblicità mirate su internet. “È questo ciò che credono che io sia?”, ti viene da pensare. Su Outlook Express mi sono improvvisamente ritrovato delle pubblicità per comprare un piano funerario completo, quasi come se mi dicessero “Preparati alla morte, Chris”! Ho addirittura cambiato la mia data di nascita dal 1960 al 1980!
Ci sono anche altri elementi nel mio lavoro. Stavo leggendo una intervista dello scultore David Nash, che viene dalla stessa zona in cui sono cresciuto io, in Galles. Diceva, in maniera piuttosto deprimente, che oramai non riesce più a vedere la magia delle colline.
Walt Whitman ha affermato (e mi baso anche su Wikipedia): “Dopo anni passati a competere per i ‘soliti riconoscimenti’, mi sono deciso a diventare poeta”. Penso sia un passo importante da fare nella propria vita. Non necessariamente diventare poeta, ma piuttosto coltivare una propria vita interiore alla faccia di quello che internet, i media e persino i tuoi amici pensano che dovresti fare e pensare. C’è una visione monotona della vita e poi ce n’è una molto più frizzante e eccitante.
Monitor è il personaggio più famoso e caratteristico delle tue storie, e in Mondo Nuovo lo vediamo influenzare un ragazzo che vuole diventare come lui. Chi è Monitor e perché cela il suo volto al mondo?
C’è un piano segreto per sviluppare il personaggio di Monitor, quindi non sono ancora pronto a parlare di lui!
Cosa c’è nel futuro di Chris Reynolds? Sono pronte nuove storie da questo mondo che hai creato o hai in mente qualcosa di diverso?
Recentemente ho realizzato alcuni fumetti la cui versione originale non è in lingua inglese. Questo perché voglio iniziare a pensare in maniera diversa al mio lavoro e quello che faccio attraverso lo step aggiuntivo della traduzione. È un esperimento e tornerò a scrivere in inglese, ma mi chiedo cosa riporterò da questo esperimento! I fumetti che ho realizzato per adesso sono Scendere, in italiano, e Seefestung in tedesco. Sto lavorando a Seefestung 2 al momento.
Grazie Chris per averci concesso un po’ di tempo e speriamo di rivederti presto in Italia!
Grazie a voi per l’intervista!
Intervista realizzata via mail nel dicembre 2019
Fotografia immagine di testata dell’articolo realizzata da Simone Tribuzio per Rivista Studio
Biografia di Chris Reynolds
Chris Reynolds, nato nel 1960 in Galles, è stato definite da Seth come “il più sottovalutato fumettista degli ultimi 20 anni”. È attivo nel mondo del fumetto sin da metà degli anni ‘80, quando ha iniziato a pubblicare storie brevi su Escape Magazine, rivista creata da Paul Gravett e Peter Stanbury. Nel 1986, insieme a Paul Harvey, ha iniziato a pubblicare Mauretania Comics, serializzato nel corso degli anni e infine raccolto da Penguin nel 1990. Dopo la pubblicazione di The Dial e altre storie nel 2004, Seth ha curato la collezione definitiva del lavoro di Reynolds, realizzando Un Nuovo Mondo per New York Review Comics.