Ultimate Thor: le origini del Dio del tuono

Ultimate Thor: le origini del Dio del tuono

Una buona storia di origini opera di Hickman/Pacheco. Fondamentale per la continuity Ultimate, è degna di nota anche come dimostrazione della sempre più evidente contaminazione fra media, presentando diversi punti di contatto con la versione cinematografica del Dio del tuono.

Anche l’universo Ultimate cavalca, necessariamente (dal punto di vista della logica del profitto, non di quello creativo), il successo degli ormai copiosi adattamenti cinematografici di personaggi Marvel. In questa occasione è la volta del mitico Thor, reduce dallo spettacolare film di Branagh. Va segnalato che si tratta di un caso particolare, perché l’etichetta sta vivendo da pochi mesi un reboot e quindi si colgono due piccioni con una fava: utilizzo di un personaggio col suo bel film nei cinema e narrazione delle sue origini, finora avvolte più o meno nel mistero e, naturalmente, fondamentali per la continuity. Quali siano queste origini e i suoi risvolti narrativi vi lascio il piacere di scoprirlo leggendo, se lo vorrete; qui mi limiterò ad alcune riflessioni sulla qualità del prodotto proposto.

Bene Hickman, delude parzialmente Pacheco, forse anche a causa dell’inchiostrazione non sempre adatta. La cinematicità delle tavole, il dinamismo delle posture dei personaggi mostrano la consueta qualità ma il segno morbido dello spagnolo stavolta appare meno accurato del solito, quasi affrettato. Non proprio felice, per quanto giustificabile, la scelta di riproporre lo stile di Hitch per le pagine finali, riguardanti l’esordio del dio del tuono con gli Ultimates. Ovvia l’utilità di riallacciarsi per creare continuità nel flusso degli eventi. Si capisce anche l’omaggio all’opera di un disegnatore che ha preso parte alla realizzazione di alcune delle migliori pagine di supereroi dello scorso decennio, ma da un artista del calibro di Pacheco ci si aspettava un’interpretazione personale di quelle vicende, malgrado la responsabilità vada condivisa quasi certamente con l’inchiostratore. Dicevo “bene” di Hickman: lo scrittore è ormai più di una promessa, come confermato dalla scelta della Marvel di affidargli il lancio della nuova collana FF, sorta dalle ceneri di Fantastic Four. La trama è svolta con grande efficacia e, nonostante una certa complessità dell’intreccio, in modo lineare. Adeguati ai personaggi e i dialoghi, non privi di qualche spessore. E il tutto è estremamente scorrevole, si legge d’un fiato.

Intendiamoci, qui l’arte c’entra poco. Siamo apertamente nell’industria dell’Entertainment, come dimostrano anche i – pur blandi – richiami a personaggi e situazioni del Thor cinematografico, che a sua volta ha preso più d’uno degli elementi del Thor Ultimate. Soprattutto l’aspetto del supereroe, la barba e – parzialmente – l’armatura sono aspetti ripresi dal personaggio Ultimate, pur conservando le caratteristiche classiche di divinità. La stessa iniziale assenza di superpoteri o facoltà divine, se preferite, con cui il dio arriva su questa Terra è un’idea che proviene  dalla stessa realtà alternativa. Per non parlare del trattamento riservato al dottor Donald Blake. I legami col cinema, il merchandising e consimili influenzeranno sempre di più i fumetti da cui sono generati: questa è una situazione di cui possiamo solo prendere atto, ciascuno con le proprie personali reazioni.

Però, tornando al nostro Thor Ultimate, è un prodotto (insisto sul termine non a caso) assolutamente gradevole, che svolge benissimo il suo scopo di intrattenere e vale una lettura, senza aspettarsi nulla di più di quel che ha da offrire.

Abbiamo parlato di:
Ultimate Comics #1-2
Jonathan Hickman, Carlos Pacheco
Traduzione di Pier Paolo Ronchetti, Cristiano Grassi
Panini Comics, 2011
48 pagine, spillato, colori – 3,00 € cad.
ISBN: 978-0785151876

Ovvia l’utilità di riallacciarsi per creare continuità nel flusso degli eventi. Si capisce anche l’omaggio all’opera di un disegnatore che ha preso parte alla realizzazione di alcune delle migliori pagine di supereroi dello scorso decennio, ma da un artista del calibro di Pacheco ci si aspettava un’interpretazione personale di quelle vicende,
1 Commento

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  1. Kalyth

    21 Giugno 2011 a 16:42

    Non fosse per i giganti del ghiaccio vestiti da SS, questa miniserie sarebbe perfetta.

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