Geniale è l’aggettivo che più spesso ricorre quando si parla di Bonvi e della sua opera a fumetti, un termine forse abusato ma senz’altro il più corretto per descrivere il rutilante mondo scaturito dalla mente di un autore personaggio egli stesso, al pari delle sue creature. Soltanto quel pizzico di lucida follia che gli era propria, assieme ad un gusto ironico e parodistico mai visto prima nel fumetto italiano, poteva concepire una strip come Sturmtruppen, suo primo grande successo. Create nel 1968 per il quotidiano Paese Sera, le Sturmtruppen godranno infatti di una popolarità molto vasta che oltrepasserà i confini nazionali e che dura ancora oggi, a quasi quarant’anni di distanza. Striscia antimilitarista s’é detto spesso, ed è senza dubbio vero, tuttavia la messa in scena operata da Bonvi trascende lo sberleffo nei confronti di un esercito che il linguaggio utilizzato identifica con quello tedesco, per far affiorare la più vasta idiozia umana qui amplificata da un contesto, la guerra appunto, che ne è la massima espressione. Sfilano davanti ai nostri occhi colonnellen, generalen e semplici soldaten che danno continuamente prova d’una scarsa attitudine con le logiche di strategia militare, ma anche con quelle del vivere comune, del rapportarsi ai propri commilitoni. La fantasia di Bonvi si sbizzarrisce nell’offrici una quantità sterminata di gag, nelle quali il caratteristico tedesco maccheronico da lui utilizzato sottolinea le azioni più surreali mai viste su un campo di battaglia: dalla recluta trasformata in un putto vivente per abbellire la fontana del nuovo circolo ufficiali, a quella che si presenta alla tavola rotonda vestito come uno dei cavalieri di Re Artù! La selezione di strisce contenuta nel volume (l’autore ne realizzo’ quasi seimila!) ci permette di conoscere anche l’evoluzione che la serie conobbe nei suoi circa venticinque anni di storia. Dalle primissime in bianco e nero dove l’ambientazione della trincea non è così presente come accadrà in seguito, alle ultime pagine intere a colori, spesso realizzate per il mercato estero, nelle quali le tematiche strettamente militaresche cedono spesso il posto a manifestazioni d’una più generale umana imbecillità. Talvolta il sorriso risulta decisamente più amaro come nella striscia n.310, vignetta unica realizzata nel 1970, in cui due bimbi sulla spiaggia raccolgono un elmetto militare e uno di loro portandolo all’orecchio esclama: “Che strana conchiglia… invece del rumore del mare, si sente il rumore dei cannoni…”. Vicino a loro, sul bagnasciuga, il corpo senza vita di un soldato. Altro esempio alla vignetta n.4472, risalente alla fine degli anni ’80, in cui un soldato rinchiuso in cella di rigore disegna sulla parete una strada in prospettiva, una ideale via di fuga verso una libertà ed una pace possibili lungo la quale, come per magia, riesce a fuggire. (Andrea Leggeri)

Sturmtruppen, ovvero il manuale di sopravvivenza alle regole impazzite del mondo. Cosa dovrebbe fare un manipolo di soldati, del tutto impreparato, assolutamente sprovvisto di motivazioni, catapultato in un territorio privo di coordinate spazio – temporali, per combattere una guerra fantasma? Un esercito regolare sarebbe impazzito, le Sturmtruppen invece, che fin dal nome portano in sé un senso di devastazione interiore, si arrangiano come possono, inventando un codice dell’assurdo che permette loro di viver bene la propria totale assenza di ragion d’essere qui ed ora. La deriva che origina la comicità del fumetto è proprio questa: le Sturmtruppen sono personaggi in cerca del dramma, che hanno smarrito la storia in cui avrebbero dovuto recitare; ma poiché sono strutturalmente una sorta di scheggia impazzita del sistema, riescono ad adattarsi bene a quella che altrimenti sarebbe una situazione disperante ed angosciosa. Bonvi, con un colpo di genio, ha disegnato così i soldatini più simpatici e fracassoni della storia del fumetto, con i testoni compressi negli elmetti, tutti invariabilmente di nome Franz oppure Otto, sottoposti ad ufficiali imbecilli ed iracondi ed affidati, in caso di malattia, alle cure di un gustosissimo medico in delirio di onnipotenza. A stravolgere ulteriormente l’allegro caos che regna al fronte di chissàdove, la galleria di strisce in cui appaiono come guest star, gli ectoplasmi delle più famose creature della narrativa fantastica ed horror, evocati dalla mente folle del dottore: presunti vampiri, svogliati assistenti dello scienziato, impossibili sogni alchemici e perfino gli incubi lovecraftiani di sepolti vivi e soldati dimenticati da tempo immemore, incrocio fra un fantasma vivente e l’abominevole uomo delle trincee. Paradossalmente, ma nemmeno troppo, i soldati delle Sturmtruppen reagiscono a queste incursioni del soprannaturale in modo estremamente solido ed imperturbabile, perché non c’é posto per i prodotti di un immaginario quanto mai radicato nel reale, in un non luogo surreale e completamente sganciato dagli schemi del quotidiano. Infine, non ci dispiace di leggere, nelle strisce che compongono l’ultima delle sezioni in cui è suddiviso il trentaquattresimo volume della Serie Oro dei Classici del Fumetto di Repubblica, intitolata “Piccoli, dolci topolinen”, una sorta di feroce contrappasso, che permette agli infelici Maus di Art Spiegelmann di restituire pan per focaccia. (Gianfranca Quaraglia)

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