Romano di nascita, Giacomo Bevilacqua nel 2003 inizia a collaborare con l’Eura Editoriale come disegnatore per varie testate. Con Giulio Antonio Gualtieri ha pubblicato per le Edizioni BD Homo Homini Lupus. Ha lavorato con Marco Perrone (Affari tuoi, I soliti ignoti) per la scrittura di testi teatrali e televisivi. Ha realizzato un re-style dei G.I. JOE e disegna la miniserie Future Noir per la casa editrice americana IDW PUBLISHING. Dal 2008 è alle prese con A Panda piace, webcomic da lui creato, declinato poi in tre libri editi da Edizioni BD, quaderni Pigna e articoli da regalo targati Toncadò. Nel 2012 la GP Publishing pubblica una miniserie di quattro numeri mensili di A Panda piace contenenti una selezione di strisce. A Panda piace è stato anche pubblicato su Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino, oltre a essere approdato in tv per LA7 con dieci episodi animati. Ogni lunedì continua a pubblicare una nuova striscia di A Panda piace su www.pandalikes.com e ogni sabato tiene l’omonima rubrica su Wired.it.
A Lucca Comics and Games 2012 Giacomo Bevilacqua si divideva fra 3 stand: quello della Edizioni BD, dove erano in vendita i volumi da libreria che raccolgono le migliori strisce di Panda, quello dell’Editoriale Aurea dove era possibile trovare in anteprima il primo numero di Metamorphosis, nuova miniserie scritta dall’autore, e quello della GP Publishing, dove erano presenti i 4 numeri della versione da edicola di A Panda Piace…
E’ proprio qui che ho potuto intervistare Giacomo sulla sua attività e sul suo futuro ormai prossimo, rappresentato soprattutto da Metamorphosis.
Si pensa a Giacomo Bevilacqua e viene subito in mente Panda. Dopo quattro anni ormai, Panda è un personaggio che ha bisogno di ben poche presentazioni. Ma per iniziare l’intervista vorrei soffermarmi un attimo sulla più recente incarnazione della tua creatura, la miniserie da edicola di quattro albetti edita da GP Publishing. Da chi è nata l’idea di portare in edicola Panda, chi ha studiato la formula editoriale? Come mai la scelta è caduta proprio su GP Publishing?
L’idea è nata da Francesco Meo, direttore editoriale della GP Publishing, con la volontà di portare in edicola un one-shot: quattro numeri sparati di una sorta di Panda low-cost, per rendere il personaggio disponibile a chiunque, per tutte le tasche e sia per chi conoscesse il personaggio dal mio blog o dai volumi, sia per chi non sapesse nemmeno chi è il Panda.
L’esperimento è andato benissimo, anche qui nelle fiere la risposta è molto positiva e si è dimostrata azzeccata. Io ho curato la selezione delle vignette per ogni numero, ho reso ogni albo tematico, quindi c’è stata molta sinergia e sono contento del risultato.
Anche le rubriche di Wired.it hanno quell’“anima-Panda”, vengono tutte dallo stesso calderone da cui viene Panda, e mi è sembrato giusto ampliare il medium fumetto con questi racconti che hanno quello spirito un po’ romantico che contraddistingue anche il Panda. Inoltre è anche un modo per spingere i ragazzini a leggere.
Tra questa miniserie, i volumi targati Edizioni BD, la rubrica su Wired.it, l’“invasione” del Brand del tuo panda su La7 nelle scorse festività natalizie e il merchandising, la fama di Panda è sempre più ampia: quanto ti senti schiacciato dal personaggio, e quanto invece convivi ancora bene con la tua creatura?
In realtà Panda mi ha dato tantissime soddisfazioni. Direi anzi che ultimamente l’ho anche un po’ trascurato, perché comunque Panda mi dà tante cose da fare.
Parallelamente però mi piace portare avanti altri progetti, come il nuovo fumetto che esce a fine novembre, Metamorphosis, che è una cosa che ho fatto da solo dall’inizio alla fine. Ho tante cose e idee che fremono e che mi piacerebbe diventassero concrete e reali. Di certo Panda freme e un po’ “rosica” con l’arrivo del nuovo fumetto, quindi adesso sta cercando di riprendere un po’ la scena nella mia vita.
Passiamo a parlare del tuo nuovo fumetto, Metamorhosis, del quale nell’ultima edizione di Lucca Comics è uscito il primo numero di tre. Considero Metamorphosis come un punto importante della tua carriera, il passaggio da un personaggio di successo come Panda ad un qualcosa di totalmente diverso sia come struttura narrativa che come estetica. Anche tu vedi questo momento come un passaggio importante? Come mai hai scelto di creare una serie così diversa da Panda? Trovi dei punti in comune tra le due opere?
M’hai fatto venire l’ansia, però sì, anche se cerco di non pensarci.
E’ la prima volta dopo Panda che esco con qualcosa di autoriale, cioè completamente scritto e disegnato da me. E’ una cosa abbastanza importante per me, che sento molto e speriamo che vada bene. Per adesso quello che ho visto è che chi ha letto questo primo numero, ha voglia di comprare il secondo, e questo è già un buon segno.
Spero che il fumetto lasci qualcosa e faccia venire alla gente voglia di leggere anche altro, sperando che Panda non mi monopolizzi troppo, visto che anche se gli voglio un gran bene nella mia testa ci sono tantissime cose che fremono e mi piacerebbe avere tempo da dedicare loro.
Metamorphosis parla del grande potere dell’immaginazione, della capacità di attingere da essa il coraggio per affrontare la realtà. Almeno, è questo quello che ho colto dalla lettura del primo numero: sono osservazioni corrette? E quanto sono proprie del tuo modo di vivere e di interpretare il mondo?
Hai azzeccato perfettamente il punto: il primo numero è proprio l’elogio del fantastico. Il punto però è che, essendo il titolo Metamorphosis, è un fumetto che cambia, quindi nel secondo e nel terzo numero ci sarà il risvolto della medaglia.
Fare il fumettista o lo scrittore o il disegnatore ti fa vivere molto nel tuo mondo personale, ma il rischio è quello di viverci troppo, con la conseguenza che quando “torni” in quello reale ti fa schifo il doppio. Metamorphosis parlerà quindi anche di questo risvolto dell’immaginazione e dei suoi rischi.
Un elogio così marcato del mondo dei sogni richiama fumetti storici come Little Nemo e Sandman: i messaggi che vuoi mandare con questa tua storia toccano, anche solo in parte, quelli di queste opere?
Inoltre l’aspetto che dai al paese dei sogni di Luna ricorda un po’ alcune intuizioni grafiche di Moebius: ti sei ispirato all’artista francese nel creare quegli sfondi?
Il discorso è questo: io leggo tutto, sono onnivoro. Poi tutto quello che fruisco, finisce tutto in un enorme calderone. Sono cose che ho assimilato nel corso degli anni e poi finisce in quello che faccio. In Metamorphosis c’è un po’ di quello che ho letto, un po’ di quello che ho studiato, un po’ di quello che ho visto.
La visione dualistica tra lo scenario reale e quello fantastico, per esempio, l’ho resa graficamente in modo diverso per facilitare il passaggio di ambientazione al lettore.
Il primo numero della miniserie contiene alcuni riferimenti alla mitologia greca: è stata una scelta casuale o la particolare potenza evocativa e narrativa dei miti hanno per te un fascino ben preciso?
Io sono sempre stato appassionato di mitologia greca, fin da bambino. Mi piaceva quindi l’idea di inserire dei, eroi e personaggi di quella cultura per costruire il mondo fantastico di Luna.
Quanto è importante Roma nella narrazione di Metamorphosis?
Roma è molto importante, ed è una cosa che devo a Roberto Recchioni. Una sera ero a cena a casa sua e gli parlai di Metamorphosis, che ancora non si chiamava così e aveva come protagonista una giornalista di New York… Era una storia completamente diversa da quella definitiva. E lui mi ha suggerito di parlare di qualcosa che conosco meglio, quindi ho reso la protagonista una scrittrice e ho ambientato la storia a Roma. In questo modo ho potuto fare facilmente le varie foto dei luoghi che ho poi ritratto nella storia, e poi sento il fumetto più mio.
Inoltre un fumetto che si svolge a Roma ha un impatto diverso, rispetto alla maggioranza dei fumetti dove i personaggi si muovono in una città europea o americana.
Per alcune tavole del primo numero ti sei avvalso della collaborazione ai disegni di Sonia Aloi: vuoi parlarci di lei, e dirci il motivo del suo contributo?
L’ho scoperta per caso navigando in internet, e mi ha colpito tantissimo. Io avevo già in mente che in Metamorphosis la protagonista sarebbe stata una scrittrice e che durante la storia sarebbero stati visualizzati anche i racconti che scrive. Quindi, sempre per il discorso di prima sui differenti piani narrativi, mi piaceva l’idea di affidare ad un’altra mano, quella di Sonia Aloi appunto, quelle parti.
Sonia avrà poi un ruolo molto importante nel terzo volume, perché disegnerà le prime 15 pagine e sarà Luna che racconta la sua storia. Lì darà davvero prova della sua bravura.
Tra l’altro le ho scritto anche una storia di 30 pagine che sta illustrando, non sappiamo ancora che destino avrà ma secondo me potrebbe essere la cosa che la farà esplodere ancora di più, perché secondo me è proprio brava.
Ringraziamo Giacomo Bevilacqua per la sua disponibilità e gentilezza.