Sabato sette ottobre 2017, il terzo giorno del Romics, alle ore dodici, si è svolta la tavola rotonda “MANGASIA, tutto il fascino del fumetto orientale”. Il riferimento alla mostra che si inaugurava il giorno stesso al Palazzo delle Esposizioni è diretto, presenti infatti il curatore della mostra e influente critico Paul Gravett e i due critici di fama internazionale John Lent e Nicolas Finet. Sono intervenuti anche l’artista Erdenebayar Nambaral, autore del fumetto Bumbardai, Dan Erdenebal, suo manager e responsabile della Nomadic Comics, e Tatsuya Konoshita, CEO di Showa Holdings Co.
Dopo i saluti di rito, Sabrina Perucca, direttore artistico della manifestazione, ha passato subito la parola a Paul Gravett, il quale ha approfittato per presentare ad un nutrito gruppo di astanti la “più grande mostra del fumetto asiatico realizzata in occidente”. Venti, infatti, le nazioni “esposte” e tra loro la Mongolia, rappresentata in mostra e al Romics da Erdenebayar, in Italia per dimostrare che il “manga” è solo una delle declinazioni del fumetto del grande continente asiatico.
Il primo relatore, Tatsuya Konoshita (CEO di una compagnia legata, tra gli altri, agli editori di Naruto e Yu-gi-oh!), lo ha presentato come il miglior fumettista della Mongolia e descritto come influenzato dal lavoro della Disney, importante regista d’animazione e, soprattutto, vero pioniere del fumetto mongolo contemporaneo.
Al Romics hanno illustrato il progetto in anteprima europea: un fumetto incentrato sulla cultura nomadica mongola e sull’amore materno. Il protagonista è un bambino di cinque anni le cui storie (ne sono programmate 108) offrono la possibilità di esplorare diversi aspetti della cultura del nomadi. Il fumetto, ci ha raccontato Konoshita, ha ricevuto un premio dal governo giapponese nel 2015 e la Showa Hondings sta promuovendo l’opera in Asia (Vietnam, Thailandia, Indonesia e Giappone) e ora anche in Italia, dove cercano un editore.
Il secondo relatore, Dan Erdenebayar, ha presentato la storia del fumetto mongolo, una storia molto recente a causa della natura orale della trasmissione della cultura in Mongolia (i primi comic books li abbiamo solo nel 1920). A seguire, la proiezione di un “motion-comic” di Bumbardai, che ha catapultato il pubblico nei pascoli e nel gelo della Mongolia.
Il prof. John Lent, al quale Paul Gravett ha dedicato la mostra MANGASIA, è stato definito dal critico “pioniere nella diffusione della conoscenza del fumetto asiatico”. Lent ci ha raccontato di come abbia iniziato negli anni Sessanta a viaggiare alla ricerca di fumetti e autori in tutta l’Asia e da quel momento non si sia più fermato. Nel suo contributo il critico ha presentato, attraverso una carrellata di immagini, proprio i protagonisti del fumetto asiatico da lui personalmente incontrati in anni di viaggi.
Ha quindi tratteggiato le storie di autori ed editori, tra i quali Tony Wong (Hong Kong), Tony Velasquez (Filippine), Anant Pai (India), Chong Yunshan (Cina) e, in ultimo, ci ha tenuto a menzionare anche il fumettista Jeffrey Junas (Sri Lanka), aggredito fisicamente e minacciato di morte per aver realizzato delle vignette sgradite ad una fazione politica estremista del suo paese.
Nell’ultimo intervento del panel, Nicolas Finet ci ha illustrato velocemente l’attività editoriale francese relativa al fumetto asiatico, ove spiccano le case editrici Kana, Pika Edition, Kazé e Kurokawa. Dagli anni duemila sempre crescente l’apertura oltre i confine del Giappone: tra gli autori pubblicati vi sono infatti, tra gli altri, Ren Zhenghua (Taiwan), Yao Shu, Zhang Jing e Xia Da (Cina).
Il panel “MANGASIA”, che si è concluso con i saluti di Paul Gravett e l’invito a visitare la mostra da lui curata, è sembrato un evento felicemente fuori contesto nella cornice del Romics Festival (e proprio per questo particolarmente importante). Gli interventi hanno dato infatti spazio ad aspetti nuovi del fumetto asiatico, facendo scoprire al pubblico che “c’è vita oltre il Giappone”, proprio in un capannone dominato dalla gadgettistica made in Japan.
In particolare, ha colpito sicuramente la concentrazione di critici di fama internazionale e la presenza del fumettista Nambaral, qui in Italia con la sua opera inedita in occidente.
La seconda e la terza immagine contenute nell’articolo sono relative alla mostra MANGASIA.
Roberto
30 Gennaio 2018 a 03:09
Salve. Sono un regista di Roma. Segnalo un mio personale video su Mangasia. https://www.youtube.com/watch?v=eUGG_9RqLdU