John Porcellino: raccontare la semplicita’

John Porcellino: raccontare la semplicita’

Autore statunitense pressoche' sconosciuto in Italia, Porcellino e' alfiere dell'autoproduzione, di un modo di raccontare immediato, personale e semplice capace di ritagliarsi uno spazio significativo nel difficile mercato statunitense.

John Porcellino: raccontare la semplicitàJohn Porcellino è un fenomeno tipicamente statunitense. Esiste una controcultura feroce in America, che sperimenta con successo metodi alternativi di vita che toccano tante parti della socialità, anche i metodi di produzione e diffusione di cultura e, tra questa, di fumetti. In un paese così fortemente controllato e in cui i bisogni sono così fortemente indotti, è sempre sorprendente scoprire le braci che sotto la cenere si infiammano e, non spesso, ma sempre quando la dedizione è quella giusta, divampano allo scoperto.
Porcellino è l’idealista della semplicità. Più ancora della “rock star” James Kochalka, anche lui controcultura, anche lui autoproduzione (all’inizio, i famosi “mini-comics”), anche lui esponente di un minimalismo sentimentale originale. Eppure, Porcellino, forse fedele al nome di chiara derivazione italiana, ha voluto sporcarsi maggiormente le mani con un modo di fare fumetti che definire “nudo” è poco. Colpisce il suo tratto, colpisce una scansione della tavola frammentata e poco ordinata che svela la componente diaristica e l’apparente improvvisazione espressiva, colpisce la sua poetica del quotidiano che è tutt’altro che mielosa o patetica (a differenza di alcune cadute di Kochalka, a volte in preda a derive mistico/spirituali da salotto).

Il tratto di Porcellino è apparentemente semplice e povero, ma molto ricercato. Leggendo Diary Of A Mosquito Abatement Man, pubblicato in USA da La Mano, nell’incedere cronologico degli avvenimenti si nota una progressione stilistica notevole che, nella consapevolezza della propria distintività, elimina le insicurezze e perfeziona le caratteristiche essenziali. Del minimalismo Porcellino riprende, nell’ultimo periodo, l’assenza della tridimensionalità, il ricorso a un uso di linee geometriche che si intersecano frammentando lo spazio, rendendo emblematico il potere della linea/simbolo nell’economia del racconto. Le linee che l’occhio non fatica a seguire, ma fatica a riportare agli specifici oggetti rappresentati, diventano immediato veicolo emotivo, immediato proprio in quanto non-mediato da interpretazione.
John Porcellino: raccontare la semplicitàLe incertezze degli inizi rivelavano invece meno consapevolezza, minor controllo sulla materia, ma una forte urgenza a raccontare che non si ferma di fronte ai propri limiti. In questo ricorda un altro “fenomeno” tutto statunitense, ovvero Jeffrey Brown, il cui primo lavoro, Clumsy, è stato per anni rifiutato da ogni casa editrice perché non ritenuto tecnicamente all’altezza. La poetica del brutto, in Brown, è coerente con le storie raccontate, che parlano di pessimi rapporti di coppia, di intuizioni filosofiche illuminanti quanto apparentemente inutili.

Porcellino racconta della propria crescita personale. Il suo lavoro è il manifesto di un rapporto semplice con la vita, di una ricerca della naturalezza lontana dalla sofisticazione tecnologica e chimica, capace di osservare le cose in modo “pulito”, ingenuo, rinnovato, spesso con la curiosità di un bambino. In questo senso, rubare episodi intimi di vita altrui per raccontarli su carta è una necessità oltre che una scoperta, perché diventa occasione di condivisione umana, di partecipazione. Una partecipazione che ha il velo della malinconia, perché in sé segreta e irrisolta durante l’atto.

Porcellino, Brown, Anders Nilsen (visto in Italia su Canicola #4), Miriam Engelberg (Il cancro mi ha reso più frivola), tra i primi nomi che mi vengono in mente, sono la dimostrazione che per raccontare a fumetti è più importante trovare la propria voce piuttosto che la perfezione tecnica. E che il desiderio feroce di raccontare è l’unico modo per comunicare efficacemente con le persone, qualunque sia l’oggetto del racconto: la tremenda tragedia del cancro, una storia d’amore finita male, un lavoro nella disinfestazione di zanzare.
Porcellino si distingue, tra gli altri, per la sua vocazione all’indipendenza a tutti i costi, all’insegna di una coerenza reale e non formale tra vita e comunicazione, tra esperienze e scelte, tra mestiere ed espressione artistica.

Riferimenti:
John Porcellino: www.king-cat.net

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *