Esce per la Kappa Edizioni questo lavoro del talentuoso Joann Sfar, noto già in Italia per La Fortezza in coppia con Lewis Trondheim (Phoenix-Magic Press) e Troll con Jean-David Morvan e Olivier Boiscommun (Edizioni Bd). Il gatto del rabbino (sottotitolo Il Bar-Mitzvah, dal nome della cerimonia ebrea che sancisce il passaggio da ragazzo ad adulto), è un divertente ed al contempo riflessivo racconto, profondamente intriso della tradizione religiosa ebrea. È proprio il gatto del titolo, Moujroum, il protagonista e l’io parlante dell’albo: furbo, indipendente, quasi crudele e curiosissimo come ogni vero gatto, dopo aver mangiato il petulante pappagallo di casa guadagna miracolosamente la parola. A questo punto inizia per lui una nuova vita: il rabbino lo allontana dalla bella figlia Zlabya, oggetto di venerazione da parte del felino, e cerca di istruirlo secondo la tradizione, per farlo diventare un buon ebreo. Non ha fatto i conti con la lingua lunga e l’arguzia del gatto, capace di tenere testa ai rabbini con il suo pragmatismo e la sua furbizia.
E io dico al rabbino del rabbino che sono Dio, che ho preso le sembianze di un gatto per metterlo alla prova. […]Lui si mette in ginocchio e implora il mio perdono.
Io gli dico che sono solo un gatto e che si può alzare.
Sfar è abile a raccontare in prima persona come se il narratore avesse l’istinto, la visione e la sfrontatezza di un gatto, riuscendo a calare il lettore nei pensieri di Moujroum, nel suo cambiare, nel suo affrontare il mondo in un modo che non conosceva.
Prima, quando non avevo la parola, facevo dei sogni semplici. […]Da quando ho la parola, tutto è cambiato, faccio degli incubi.
I disegni di Sfar sono a volte essenziali e schematici, altre volte più ricercati, nascondendo sotto una apparente elementarità del tratto un gran capacità nel costruire la tavole e le inquadrature delle vignette, facendo scorrere la lettura sulla parole, ma lasciando impresso negli occhi le sue efficacissime vignette.