La fragile linea di Mattotti: pseudo-autobiografia d’artista

La fragile linea di Mattotti: pseudo-autobiografia d’artista

L'universo creativo di Lorenzo Mattotti, i suoi sogni, la loro ricchezza e "fragilità", in una sorta di autobiografia unica, emozionante e indefinibile.

Mi accosto a questi sortilegi disegnati come ad una raccolta di poesie, non so, di Montale o di Ungaretti. Come per vivere un’esperienza misteriosa e rapida, ricca di sorpresa e di emozione. Fatico a riconoscere i riferimenti, a definire delle chiavi di lettura.

Per prima cosa il titolo del libro, Linea fragile, mi riporta alla mente le ultime vignette di Charles Shultz, nell’ennesima sfida con le sue creazioni di carta. Immagino che, anche per il papà di Linus in qualche momento si sia trattato di scrittura automatica1.
Ma non ha molto senso, tutto ciò. Si tratta di un discorso diverso, lontanissima dal significato di quest’opera. Infatti, la scrittura automatica che ci presenta Lorenzo Mattotti, nella sua preziosissima raccolta, è qualcos’altro, una materia sfuggente e indefinita.

In quindici anni un artista accumula, immagino, centinaia di schizzi, idee di carta, fili d’inchiostro che sono come una semina, in attesa della germinazione. I fogli si riempiono di segni che si rincorrono senza un senso apparente. Disperso in un labirinto di immagini e di sogni, il signor Mattotti trova improvvisamente la rotta per una nuova creatura completa, per una nuova opera d’arte, si direbbe, come Il rumore della brina o la strana e personalissima rielaborazione a fumetti del classico Jekyll & Hyde di Robert Louis Stevenson.
Nel mezzo, abbandonato a latere delle opere complete, come un pensiero refrattario, si è condensato il contenuto di Linea fragile, che non è certo un romanzo a fumetti e che apparentemente non ne possiede né la dignità né la compiutezza. Per distrazione, si potrebbe accostarlo a una raccolta di vignette, a la Altan, ma anche questa è un’interpretazione impropria, superficiale. E ci sorprendiamo a muoverci nel mondo delle interpretazioni. Il libro stesso nasce da un’interpretazione, da un accostamento rischioso di parole e disegni, che tradisce la pluralità del significante suggerendo una direzione semantica.
Ma non allontaniamoci troppo, che la materia è complessa. Riprendiamo il filo e partiamo dall’inizio.

Linea fragile non è altro che una raccolta di schizzi a pennino o penna che Mattotti ha seminato in quindici anni di attività creativa e artistica. Sono disegni dal tratto a volte tremabondo (fragili), incompleti e per questo ricchi di possibili significati, ordinati in modo del tutto arbitrario a seguire un percorso immaginario e piuttosto oscuro. Ad aiutare il lettore, e forse anche Mattotti stesso, è intervenuto con alcune parole l’amico e coautore di molte sue opere Jerry Kramsky. Ad ogni disegno è accostato un testo, generalmente breve, spesso una sorta di definizione. Quindi, tra una pagina e l’altra, è possibile incappare nelle “sorelle della rettitudine ostentata“, nelle “mollette rapaci“, nell'”avido“, nel “rabdomante d’aria” e nel “piccolo rabdomante di terra“. Oppure si tratta di pensieri o azioni, attribuibili al soggetto del disegno, come in “he he! Presto avrebbe aggiunto altre scarpe alla sua collezione.” oppure in “…e se ne ando’ infilzando gli sbuffi del vento” o ancora in “prrr…“. Non sfugga l’ironia a tratti clownesca di alcuni commenti o definizioni.

L’abilità di Kramsky è quella di accostarsi ai disegni con delicatezza, quasi con riserbo, salvo poi lasciarsi andare al gioco, al divertimento dell’interpretazione e al suo stravolgimento, un “tradimento”, consumato nei confronti del significato delle illustrazione, che in molti casi è evidente. Una libertà probabilmente dettata dagli anni di amicizia e frequentazione creativa dei due. Come quando, in un gioco sottile, il tratto onirico e fragile di Mattotti sembra essere contraddetto dalle definizioni ferocemente prosaiche di Kramsky (si veda come esempio il bellissimo “via, non prendo niente!“). In altri casi, invece, è esaltato da un Kramsky che fa sul serio, come nel toccante “viveva in un paese costruito sui rimpianti” o nel dolce “ora dormi, ti prego“. Gli esempi sarebbero davvero molti.

Ma soffermiamoci un attimo a riflettere sul significato artistico di questo libro. Si tratta senza dubbio di un prodotto quanto mai atipico, unico e personalissimo. Mattotti ha fatto romanzi a fumetti, illustrazioni per opere letterarie famose (come l'”Inferno” de “La Divina Commedia” di Dante o il “Pinocchio” di Collodi), illustrazioni per locandine o per copertine di libri, … e poi Linea Fragile. Una raccolta di vignette, si diceva? Perché no?!
Secondo un processo creativo inverso che sarebbe piaciuto molto a Gianni Rodari, Linea Fragile può essere visto come una raccolta di vignette, in cui il disegno, per primo, prende forma in autonomia dalla “fantasia fuori controllo” dell’autore, ed in seguito un amico in versione “copywriter” ne dà un significato. Vignette sognanti, poetiche oppure taglienti, ironiche, sbeffeggianti… satiriche?!
Per certi versi si tratta di un paradosso creativo, dove l’inconsistenza sul piano del significato, che nasce dalla scrittura automatica di Mattotti, si ribalta nella traduzione linguistica operata da Kramsky. Quest’ultimo si impegna in un lavoro complicato, nel momento in cui decide di offrirci un punto di vista sul “sogno” visivo dell’amico: è la congiunzione di due mondi comunicativi (quello linguistico e quello figurativo) che agiscono in modi e a livelli differenti nella nostra mente, spesso complementari. Non è molto diverso, forse, dal processo che genera il titolo di un disegno astratto, se non fosse che in questo caso il “titolo” giunge molto dopo, anche a distanza di quindici anni e per opera di un’altra persona. Il filo rosso che ha dato origine al disegno è ormai mimetizzato nell’opera, disperso nella storia personale ed in buona parte inconscia di Mattotti.
Già questo basterebbe a fare di Linea Fragile un’opera unica, originalissima.

Linea Fragile - internoMa Linea Fragile è molto di più. Perché innanzitutto essa è una sorta di autobiografia ragionata (a posteriori) dell’evoluzione della fantasia e dello stile di Mattotti nel corso degli ultimi quindici anni; un’autobiografia che non segue in modo lineare lo scorrere del tempo e che per questo risulta ancora più appassionante. Nel momento stesso in cui l’autore ha deciso di impegnarsi nella raccolta dei disegni e di dar loro un ordine (con la preziosissima collaborazione di Giovanna Durì), Mattotti ha dato origine a una sua storia, ha iniziato cioé un racconto di se stesso fatto di “momenti intimi legati ad una linea libera di essere fragile e disarmata, volgare e cruda. Momenti unici che hanno nutrito la mia fantasia di ironia e leggerezza”, come ci racconta nell’introduzione.

Torniamo così a parlare d’ironia. Si è spesso detto che l’ironia è dimostrazione di intelligenza, soprattutto laddove permette di affrontare con più leggerezza temi intimi ed importanti, come la solitudine, il ricordo, la volgarità e la ferocia di certi episodi di vita. Si ripropone nella mia mente, come un bisogno personale, l’evidenza di un intento satirico di queste pagine, perché in grado di mostrare il lato grottesco, clownesco della società e della cultura in cui viviamo, secondo il punto di vista unico dell’autore. Ma potrebbe trattarsi di una mia interpretazione, di un mio “tradimento”. D’altra parte, come detto, quest’opera si presta benissimo a questo tipo di “tradimenti semantici”. Tanto è vero che nella maggior parte dei casi, il testo di Kramsky non si trova sotto al disegno ma nella pagina accanto sulla sinistra; quasi un invito ad osservare ed interpretare a proprio modo il disegno di Mattotti, salvo poi venire ri-orientati (o dis-orientati) dalle parole accanto.

Linea Fragile può essere vista anche come una raccolta di poesie, in una forma nuova che può ricordare per alcuni aspetti superficiali alcune sperimentazioni futuriste, pur essendone estranea sul piano del contenuto e del risultato finale. Sono poesie istantanee, ermetiche, nel momento in cui trasmettono emozioni immediate, sfuggenti, precarie e fragili come il tratto di Lorenzo Mattotti. Con la struttura poetica condividono un movimento sotterraneo, che si riflette nello stato d’animo del lettore, in attesa di un guizzo immaginativo che non tarda a venire, mentre ci si chiede ad ogni pagina dove si verrà trasportati. L’esplorazione affascina e rapisce, grazie anche all’ordine sequenziale dei disegni, che possiedono un’intenzionalità solo suggerita, ma che riesce tuttavia ad imporsi in modo chiaro, pur sfuggendo ad una facile definizione.

Un’ultima sollecitazione su Linea Fragile mi viene suggerita dalla filosofia orientale. Secondo la tradizione zen la massima espressione artistica, intesa come forma profondissima di meditazione, è quella non finalizzata ad alcun risultato. Come dire, l’Arte è quella che nasce da un puro bisogno espressivo (e contemplativo) senza progettazione e premeditazione. Il famosissimo maestro indiano Osho, in merito, dice semplicemente di prendere in mano il pennello (il pennino?) e lasciare che l’opera “nasca da sola”.
Per certi versi questa visione paradossale dell’attività creativa (che in quanto attività richiede un atto di volontà, per lo meno nel prendere il pennello!) si riflette nella raccolta di Mattotti: sono disegni senza intenzione di partenza, frutto di una scrittura automatica “legata ad una linea libera di essere fragile e disarmata, volgare e cruda”, come si diceva. Il riferimento alla tradizione zen può aiutarci a comprendere lo stato d’animo, la predisposizione da cui sono nati questi disegni, in un altro tentativo interpretativo da parte del lettore che, in quanto tale, diventa immediato tradimento dell’intenzionalità dell’autore.

In definitiva, Linea Fragile è un’opera ricchissima di spunti e d’ interpretazioni che ci permette di ampliare ed approfondire la conoscenza del mondo creativo unico di Mattotti, delle sue fantasie, dei suoi sogni, della sua umanità. Quanto bisogno abbiamo, in questa epoca così difficile, di queste libertà e di questi voli senza rete, senza compromessi con la propria vita!

Abbiamo parlato di
Linea Fragile
Lorenzo Mattotti
Edizioni Nuages
400 pagine, brossurato, bianco e nero – 29,95€


  1. Col termine “scrittura automatica si intende un tipo di scrittura – intesa in senso lato, non solo parole ma anche disegni, scarabocchi… – realizzata senza intenzionalità precisa. L’esempio più comune è quello della scrittura mentre si parla al telefono. Concentrati nella conversazione, si impugna una penna e si inizia a scarabocchiare un foglio di carta. Al termine della telefonata, ci si può sorprendere nell’osservare quanto fatto sul foglio. In psicoanalisi, questo processo viene spesso considerato uno strumento utile per accedere all’inconscio, alla parte meno consapevole della mente.  

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