Speciale Miyazaki Hayao: Il castello errante di Howl

Speciale Miyazaki Hayao: Il castello errante di Howl

Il castello errante di Howl è un altro dei capolavori di Miyazaki Hayao: eccone la recensione

howl_coverOrmai è risaputo che Miyazaki Hayao verrà premiato con l’Oscar alla carriera durante nel prossimo mese di novembre, ma nel 2005, al Festival del cinema di Venezia. il maestro giapponese aveva ricevuto il Leone d’oro alla Carriera proprio in concomitanza dell’uscita di Hauru no ugoku shiro (Il castello errante di Howl, tratto dal romanzo omonimo della scrittrice Diana Wynne Jones).

Sophie è una ragazza dalla vita anonima, senza passioni, passa il suo tempo impegnata in un lavoro che non le piace e ha un po’ d’invidia nei confronti della vivace sorella minore. Un giorno la sua vita viene sconvolta dall’incontro con un giovane misterioso che, inseguito da strane creature, la porta con sé in un breve volo sopra la città per poi sparire nel nulla.

Questo fuggevole incontro fa di Sophie il bersaglio della malvagia Strega delle Lande Desolate, nemica del mago Howl (é proprio lui, infatti, il giovane incontrato da Sophie) che la trasforma in una donna anziana. La trasformazione, accolta quasi con sollievo, la costringe ad andarsene di casa e a trovare rifugio, imponendosi come donna di servizio, nel castello mobile del temuto Howl. Conosce in questo modo i suoi strani coinquilini, il piccolo Michael, assistente del mago, e il simpatico Calcifer, demone del fuoco che dimora nel focolare del castello e ne costituisce la fonte d’energia.
Inizia così lo strano menage che porterà lo scompiglio nelle vite di tutti i personaggi, sullo sfondo di un conflitto, che si intuisce insensato ed immotivato, che Howl sembra non voler combattere, ma che in realtà lo vede come elemento determinante. Lo strano gruppo accoglierà in seguito altri personaggi, tra i quali la vecchia nemica, la Strega delle Lande Desolate, ormai priva dei suoi poteri. L’elemento centrale di questa strana famiglia è Sophie che inizia a costruirsi una nuova vita, o meglio, la sua vita.

Il film ben presto abbandona gli spunti offerti dalla guerra e si concentra sui sentimenti dei protagonisti. Miyazaki per bocca di Sophie e degli altri personaggi offre molti spunti di riflessione sul rapporto tra l’età anagrafica e quella interiore, soprattutto grazie alle continue metamorfosi della ragazza, che inizia a vivere davvero (sorprendendosene per prima) solo quando si trova trasformata da ventenne a ottantenne, per poi ringiovanire lentamente man mano che inizia a provare e a capire i suoi sentimenti.

Ma durante la storia tutti i personaggi sono costretti a cambiare: Howl, che inizialmente viene presentato come un mago potente e temuto, si rivela ben presto un uomo che sfugge le responsabilità e la cui prima preoccupazione è il suo aspetto fisico, per poi accettare infine di prendere il destino nelle sue mani.

Il film è visivamente impressionante come tutti i film di Miyazaki, splendidi gli sfondi e le ambientazioni che rimandano all’Europa del XIX secolo, realizzati con la delicatezza e la maestria che da sempre sono un tratto distintivo delle produzioni dello Studio Ghibli, a cui fanno da degno contraltare i colori cupi, contrastati dalle fiamme delle esplosioni che caratterizzano le angoscianti e spettacolari scene di battaglia.

Una nota di merito va anche all’ottimo utilizzo della computer graphic che offre al regista la possibilità di animare le ali delle gigantesche fortezze volanti come se fossero quelle di tanti insetti, caratterizzandole così in modo ancora più alieno al mondo tranquillo e, tutto sommato, ancora a misura d’uomo in cui vivono i protagonisti, e di rendere più accattivante e originale il castello semovente che da il titolo al film. Nel romanzo, infatti, il castello di Howl è il classico castello in stile occidentale in grado di volare, nel film invece si rivela essere un ammasso di rottami e residuati bellici che si sposta camminando su zampe traballanti.

Quasi “disneyano” in alcune sue parti, dalla caratterizzazione dei protagonisti, come ad esempio l’irresistibile Calcifer, ad alcune scelte stilistiche, il film risente un po’ di una sceneggiatura lacunosa nello spiegare le motivazioni dei personaggi e delle situazioni in cui essi si trovano, preferendo concentrarsi sui loro sentimenti e sulle loro passioni e lasciando nello spettatore alcuni dubbi irrisolti. Dubbi che comunque non pregiudicano il godimento del film, che resta comunque divertente e piacevole. Sicuramente non il miglior film di Miyazaki Hayao, ma in ogni caso un film da vedere.

 

 

1 Commento

1 Commento

  1. wren

    12 Novembre 2017 a 00:37

    Questo film di animazione mi ha sempre attratto in modo particolare. Credo che molto facciano i disegni. Questi sono dettagliati e particolari, in alcuni minuti veramente solari mentre in altri confusi e cupi. La trama è un susseguirsi di maledizioni, magie, buoni e cattivi che si confondono. Inoltre ci sono dei personaggi cosi vanesi ed egocentrici da essere fuori dai soliti schemi.

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