Abraham Stone

Abraham Stone

New York, primo decennio del secolo scorso: e' da qui che prendono il via le avventure, o meglio le peregrinazioni, di Abraham Stone, nato dalla matita di Joe Kubert.

265224Le tre tappe di quest’odissea (purtroppo incompiuta) sono anche la storia di un mondo che ne soppianta un altro, per diventarne uno, il nostro, fatto di grandi meraviglie e indicibili crimini. Come in tutte le classiche storie di formazione, la saga di Abraham Stone è la storia della perdita dell’innocenza e del lungo e doloroso cammino verso la maturità, in una nazione che quell’innocenza l’ha già persa, volutamente, da tempo. Unica differenza tra Abraham e la quasi totalità delle persone che incontra è la volontà di mantenere, almeno in parte, la purezza originaria. Joe Kubert ci mostra, con uno sguardo lucido e disilluso, la corruzione degli ideali e il degrado in cui vive, più o meno volontariamente, la maggior parte delle persone. L’America in cui si muove il protagonista è già diventata il nostro mondo ma, seppure nascosti tra gli strati più infelici e sfruttati del popolo, i valori in cui Abraham crede sopravvivono ancora. Starà a lui sapersi costruire una nuova vita confrontandosi con le insidie e le tentazioni di un mondo tutto da scoprire.

Topo di campagna, topo di città

Nella sua prima storia Abraham è a New York in cerca di vendetta. La fattoria di famiglia in Pennsylvania è stata loro sottratta dagli scagnozzi di un pezzo grosso newyorkese sotto la minaccia delle armi; cedere la proprietà, pero’, non è servito a salvare la famiglia Stone. Creduto morto dagli assassini della madre e del fratello, Abraham sopravvive e si dirige verso New York. Giunto in città il ragazzo galleggia nei bassifondi cercando di rintracciare i due sicari finché, assoldato da un capobanda, inizia a farsi strada nel mondo del racket. Grazie a questo lavoro Abraham conosce Alice, una giovane operaia sfruttata di cui s’innamora, riuscendo allo stesso tempo a rintracciare gli assassini e ad identificare il loro mandante. Ben presto gli eventi precipitano e, pur portando a termine la sua vendetta, Abraham si ritrova solo e disgustato; l’ultima visita alle tombe della sua famiglia è l’occasione per decidere di iniziare una nuova vita.
Attraverso lo sguardo ora meravigliato, ora innocente, quasi sempre ingenuo, di Abraham Stone Kubert mostra il marciume, il degrado e lo sfruttamento che già caratterizzavano la New York del secolo scorso. Alla brama di vendetta di Abraham si aggiunge l’indignazione morale verso tutti i parassiti che vivono e prosperano sulle disgrazie della povera gente. Anche l’amore viene sporcato e corrotto dalla città. Abraham vede sparire così anche l’ultima parte dell’innocenza che gli era rimasta. L’ultimo saluto alla famiglia e la scelta di ricominciare altrove non sono solo il pretesto narrativo della serie, ma soprattutto una chiara dichiarazione d’intenti. Nel XX secolo, il secolo della luce elettrica, del cinema, dei motori e degli aerei, non c’é più spazio per l’uomo che Abraham è stato educato ad essere, legato alla terra e alla rigida morale religiosa; la vita che Abraham credeva di dover vivere non esiste più, è ora di crearsene una nuova.

Le radici del male

Una copertina di Abraham StoneIn viaggio verso sud, in una Washington coperta di neve, Abraham salva una donna da un’aggressione. La donna, moglie del corrotto senatore Dorne, per riconoscenza offre al giovane un lavoro nella sua casa di produzione cinematografica a Hollywood, ma soprattutto lo seduce e ne fa il suo amante. Arrivato in California Abraham fa amicizia con l’attore Buster, la star della casa e con Carmen, un’aspirante attrice. Messosi in luce come stuntman anche Abraham inizia rapidamente una carriera da attore, ma ben presto la corruzione e il degrado morale che lo circondano lo portano di nuovo a partire e ad abbandonare tutto in preda al disgusto. Dopo New York e la Pennsylvania Abraham trova brevemente conforto e accoglienza in un locale riservato alla gente di colore.
Questo è l’unico momento in cui Abraham riceve qualcosa da qualcuno senza dover cedere in cambio un pezzo della sua anima. Poco dopo la prima ricompensa per l’aiuto disinteressato prestato alla signora Dorne sarà una notte in prigione, ed anche in seguito ad ogni cosa ricevuta verrà fatta corrispondere una nuova richiesta. In questo che è forse il migliore dei tre episodi della serie, Kubert fa scoprire al suo giovane personaggio tutti i livelli della corruzione. Tra Washington e la Mecca del Cinema, chi per interesse, chi per ambizione, chi per potere, tutti coloro che Abraham incontra sono tesi alla ricerca di qualcuno da usare (o da cui essere usati), per raggiungere i propri scopi.

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La rivoluzione

Diretto ancora verso sud dopo aver lasciato Hollywood Abraham si unisce ad un gruppo di Hobo solo per esserne derubato di tutto e poi finire abbandonato morente nel deserto. Salvato da una famiglia di Apache diretti in Messico il giovane si separa da loro e viene reclutato a forza nei ranghi dei guerriglieri rivoluzionari di Pancho Villa. Pur con riluttanza Abraham inizialmente collabora con i rivoltosi, trovandosi a condividerne le motivazioni, per poi prenderne le distanze quando si rende conto della loro brutalità ed infine a combatterli quando Villa decide di attaccare gli Stati Uniti tentando di invadere la cittadina di Columbus. Ancora una volta l’unico momento pulito in questa terza avventura di Abraham Stone è l’incontro con la povera gente, qui rappresentata dalla famiglia di Apache che salva il ragazzo, abbandonato in fin di vita dai suoi compagni impadronitisi dei suoi vestiti.
Il pensiero di Kubert è svelato dalla risposta di Artiglio Nero, il capofamiglia alla richiesta della figlia di lasciar morire l’uomo bianco: “Non posso farlo. Sono un essere umano”. Artiglio Nero non si abbassa al livello di chi ha sterminato il suo popolo, non può sminuire se stesso lasciando morire un uomo. Un’altra lezione di dignità che Abraham riceve da chi viene da molti considerato alla stregua di un animale. Di seguito Abraham si ritrova rivoluzionario controvoglia, costretto a militare nelle fila degli uomini di Pancho Villa per salvarsi la vita. Resosi conto della vera natura dei guerriglieri Abraham decide di combatterli per salvare la città di Columbus. L’ultima pagina lo mostra ferito e sorretto dai soldati che si chiedono perché Villa (di cui Abraham si è guadagnato il rispetto) lo abbia lasciato in vita.

Riferimenti
Le tre avventure di Abraham Stone sono apparse (in bianco e nero) sui numeri 21 e 22 del Ken Parker Magazine dell’ottobre e novembre 1994. La prima storia, già apparsa qualche anno prima sulla rivista Torpedo, è stata ristampata in un albo allegato al numero 21.

Riconoscimenti
1992 Harvey Award Nominees (Best Graphic Album: Original Material)
1992 Will Eisner Comic Industry Award Nominees (Best Graphic Album: New/First US publication)

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