Una rivista all’italiana: Giallo di Leviathan Labs si presenta.

Una rivista all’italiana: Giallo di Leviathan Labs si presenta.

Mario Moschera, editorialista della nuova rivista Giallo, illustra un progetto affascinante che procede in direzione ostinata e contraria partendo dal folklore italiano che ispirò Argento, Fulci e Bava.

Mario MoscheraA pochi giorni dall’uscita del primo numero, Mario Moschera, editorialista di Giallo, presenta la nuova rivista trimestrale edita da Leviathan Labs che vuole riscoprire il giallo all’italiana, un genere celebrato all’estero ma che sta tornando in auge anche nel belpaese. Un progetto intrigante e coraggioso per esplorare quel folklore italiano, ingiustamente dimenticato, che contiene elementi di indubbio fascino da riscoprire e valorizzare.
Per l’esordio sono previste cinque storie a fumetti oltre a varie rubriche e approfondimenti, fra i quali un’intervista a Barbara Baraldi.
Giallo, con la sua prima emblematica cover di Angelo Razzano, è disponibile a partire dal 20 gennaio 2021.

Ciao Mario, benvenuto su Lo Spazio Bianco!
Partiamo dall’inizio: com’è nata l’idea di proporre una nuova rivista in Italia, dove purtroppo i magazine a fumetti non sono più un prodotto editoriale mainstream?

Anche se Leviathan Labs affronta le cose in modo molto strutturato, non disdegna di andare in controtendenza. Anzi, possiamo dire che si muova volentieri in direzione ostinata e contraria. Per questo abbiamo pensato di toccare l’ambito delle riviste, che in Italia hanno un passato glorioso e sono uno strumento per raccontare storie in modo continuativo, affiancando una parte redazionale. Leviahan Labs lavora da circa un anno su Giallo, e questo processo si è sviluppato su due binari. Da un lato si è lavorato per sviluppare la base dei fumetti proposti, curati da alcuni fra gli autori storici della casa editrice, come ad esempio lo stesso Massimo Rosi (autore e direttore editoriale di Leviahan Labs ndr.); dall’altro si è lavorato ai redazionali che propongono rubriche fisse, interviste e approfondimenti vari.

Ancora prima dell’uscita del numero uno c’è stato un piccolo “giallo”: siete passati infatti dalle 70 pagine annunciate a 100. Un aumento di foliazione sembra un fatto positivo, ma a cosa è dovuto?giallo_cop
Semplicemente ci siamo resi conto che c’era tantissimo materiale da raccontare e aggiungendo lo spazio per l’apparato redazionale, che con le sue rubriche è arrivato a occupare una quindicina di pagine, si è reso necessario l’aumento.

Da qualche tempo iniziative simili, un esempio è il recente lavoro di La Revue Dessinée Italia, passano per raccolte fondi su Kickstarter o piattaforme simili. Non è il caso di Giallo: come si sostiene questo progetto?
Segue il principio che viene applicato a tutti i volumi di Leviathan Labs, cioè distribuzione nelle fumetterie e, dove possibile, nelle librerie di varia. Ma soprattutto si punta a creare un rapporto forte con il pubblico. Spingeremo inoltre sul sito, sui social e, quando sarà di nuovo possibile, si faranno numerose presentazioni, proprio per creare un legame stretto con i lettori. Sognando in grande si potrebbe pensare di arrivare alle edicole, che erano e restano l’habitat naturale per una rivista, ma è uno sviluppo che riguarda un futuro non prossimo.

Il recente aumento del prezzo della carta, e le difficoltà di approvvigionamento, influiscono sul progetto?
È un fattore che va considerato e con il quale dobbiamo confrontarci. Al momento non ci preoccupa tantissimo ma, come tutti gli editori, ragioniamo su come gestire e investire le risorse e sugli approvvigionamenti.

Giallo ha la particolarità di contenere non solo storie autoconclusive, ma anche a episodi. Nel mondo dello streaming, dove non si è più abituati ad aspettare per vedere la fine, pensate che questa strategia possa funzionare, magari riabituando il lettore a una fruizione meno vorace?
È un problema che affrontiamo su base regolare. Ci capita speso, parlando con i ragazzi e le persone che ci vengono a trovare, che la prima domanda nel valutare magari una nuova serie a fumetti sia “quanto dura?”, perché ormai leggere o guardare una serie tv rappresenta un investimento in termini di tempo. Quindi questa educazione al tutto e subito è sì un problema, ma noi pensiamo di poter attirare e mantenere un certo pubblico. Il primo passo in questa direzione è stato portare in Giallo alcuni nomi storici di Leviathan Labs, il primo che mi viene in mente è Vito Coppola ma ce ne sono altri, convinti che i lettori li seguano. Speriamo in un pubblico affamato, che si appassioni sia alle storie autoconclusive sia a quelle più lunghe ed episodiche, comunque mai divise in più di due o tre puntate. E che apprezzi anche i vari redazionali. 


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Più che a un giallo classico, alla Agatha Christie, la vostra linea editoriale tende a un giallo meno politicamente corretto, con elementi più forti, espliciti, violenti o slasher, che riportano alla mente i grandi maestri come i citati Dario Argento, Lucio Fulci e Mario Bava. Ma anche certi precursori come Wes Craven o John Carpenter. Questa scelta è dettata, immaginiamo, dal gusto personale, ma vuole anche rispondere a un’esigenza di mercato?
Sicuramente deriva dal nostro gusto, dalla passione per l’horror, lo slasher e quegli autori che hanno definito il genere. In più c’è il desiderio di trovare un incasellamento che definirei nel genere weird, che all’estero è tornato di grande attualità e che da noi si sta risvegliando. Senza arroganza possiamo dire che, prima di Leviathan Labs, l’editoria italiana era quella o di stampo bonelliano, con prodotti certo eccezionali ma con i suoi vincoli, o più autoriale con le graphic novel. Noi siamo nel mezzo, con i nostri horror, la fantascienza in stile cyberpunk e quei generi che magari non riescono a piacere a tutti ma spingono molto sul weird. Ci inseriamo insomma in una nicchia che sta crescendo e ce ne rendiamo conto valutando i risultati del piano editoriale generale di Leviathan Labs, relativi ad esempio al successo del ciclo The Barbarian King o di altri titolo come, per citarne uno, Il fottuto uomo rana.

In attesa di conoscere l’accoglienza del pubblico, possiamo accennare all’accoglienza da parte degli autori che vi hanno proposto le loro storie. Com’è stata la risposta, soprattutto in rapporto alla richiesta di ambientare le storie in Italia, altra scelta particolare di Giallo?
C’è stata moltissima partecipazione e il periodo di raccolta delle storie è stato entusiasmante. Sia per quelle brevi, che sono anche comode da programmare, sia per quelle di più ampio respiro. Da questo punto di vista bisogna dire che Giallo rappresenta per Leviathan Labs anche un ottimo vivaio, perché con certi autori si potrà magari lavorare anche in futuro, sviluppando progetti più articolati. Le ambientazioni italiane, come ci aspettavamo, hanno avuto grande successo evidenziando la passione per il nostro folklore. Ne parliamo anche con Barbara Baraldi, che abbiamo intervistato proprio per il primo numero, la quale ci spiega che è sufficiente ascoltare le storie dei nonni per scoprire un panorama enorme da raccontare. Lo dimostra il suo personaggio, Aurora, che nasce in un’Emilia Romagna raccontata come fosse la Louisiana, dove all’apparenza è tutto piacevole, ma dietro questa facciata rassicurante possono avvenire i più efferati crimini.
È ovvio comunque che non siamo ciechi, guardiamo anche cosa succede in Europa e nel resto del mondo. Ma è altrettanto bello, giusto e gratificante tornare a riscoprire il nostro materiale, in parte dimenticato ma che se rinvigorito può creare una linea nuova di storie. Del resto se all’estero Argento, Bava e Fulci vengono osannati, ha senso provare a sviluppare il loro stile anche declinandolo nel nostro mondo del fumetto.
Riguardo le ambientazioni italiane proposte dagli autori, le scelte sono state molto varie, magari inizialmente comuni al canone horror, come una classica casa abbandonata, ma poi si scoprono tante situazioni difficili da immaginare. Ad esempio una delle storie è ambientata in una trincea durante la Prima Guerra Mondiale.

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A proposito di storie, quante ce ne sono in questo primo numero? E sono presenti autori esordienti?
Sono presenti cinque storie, tutte fra le dieci e le quindici pagine divise fra autoconclusive e a puntate. E sì, ci sono anche autori esordienti. Il menù è variegato e cambierà ovviamente di numero in numero, dal momento che alcune storie finiscono e altre iniziano.

Abbiamo già accennato al fatto che, insieme ai fumetti, ci sono varie rubriche. Puoi parlarcene?
Il lavoro redazionale affronta diversi ambiti. Per prima cosa le rubriche toccano argomenti che vengono trattati o anche solo accennati nelle storie a fumetti, ad esempio in una si parla di caccia selvaggia e quindi c’è un relativo approfondimento sulla caccia selvaggia dal folklore teutonico in avanti. Oppure ci si sofferma su aspetti del folklore italiano, parlando ad esempio del film Il signor diavolo di Pupi Avati (lungometraggio del 2019, con il quale il regista bolognese ha dichiarato di voler tornare a quell’horror ispirato dai racconti popolari ndr). Poi ci saranno interviste a diversi autori e abbiamo già citato l’intervento di Barbara Baraldi in questo primo numero. Infine curiamo una guida sulle apparizioni di fantasmi nelle più famose città italiane a partire da Genova, dove abbiamo scoperto un incredibile numero di apparizioni. Ci piace scavare nel folklore e nella tradizione italiana perché c’è tantissimo materiale inutilizzato che potrebbe avere nuovi sbocchi.

Dove si può acquistare Giallo? È possibile abbonarsi?
Non sono previsti abbonamenti ma sul sito (leviathanlabscomics.com) si può comodamente acquistare la rivista, oltre a trovare numerose offerte e una newsletter con tutte le informazioni. Giallo sarà anche presente nelle librerie che già utilizzano il sistema di distribuzione di Leviathan Labs. E speriamo di poter presto tornare alle fiere.

Grazie per il tuo tempo, Mario!

Intervista realizzata via Meet il 15 gennaio 2022

 

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