GIOVANNI AGOZZINO (Comicus e Prospettiva globale)
1) The Sketchbook Diaries di James Kochalka (Fernandel)
Divertentissimo micro-diario a fumetti di un cartoonist e rockstar, anti-narrativamente delizioso, modo nuovo (e irripetibile) di utilizzare il medium, opera indispensabile per capire dove stia andando il fumetto (e dove stia andando Kochalka).

2) The Intimates #5 – Morte a merenda di Joe Casey e Giuseppe Camuncoli (su Wildstorm #35, Magic Press)
Ruffiano, incomprensibile e moderno come ogni fumetto adolescenziale dovrebbe essere, The Intimates ha avuto scarso successo in Italia come negli Usa. Peccato, sta di fatto che che questo Morte a merenda rimane un efficacissimo esempio di pastiche supereroistico per teenager. Coraggioso.

3) We3 di Grant Morrison e Frank Quitely (Magic Press)
Grant Morrison teorizza un nuovo modo di applicare gli stilemi del manga al comic book, e si affida al poderoso talento di Frank Quitely per tradurre il suo pensiero in arte sequenziale. Il risultato è un racconto intriso di soluzioni grafiche geniali, dal soggetto non originalissimo ma estremamente toccante.

4) 20th Century Boys 19 di Naoki Urasawa (Panini Comics)
Il miglior manga del momento, probabilmente. Giunto a un punto di svolta, con vecchie conoscenze che tornano nel cast di personaggi. Urasawa sul singolo numero è bravissimo nel raccontare situazioni eccessivamente epiche senza cadere nella banalità retorica, e con questo 20th Century Boys si sta dimostrando anche abile organizzatore di trame a lungo termine (cosa che non gli era riuscita nel precedente lavoro, Monster). La cultura pop giapponese e lo storytelling perfetto fanno il resto.

5) Y l’ultimo uomo #7 – Ragazze di Brian K. Vaughan, Pia Guerra e Goran Sudzuka (Magic Press)
Brian K. Vaughan è di certo lo scrittore americano mainstream dell’anno, e Y l’ultimo uomo è probabilmente la sua opera più riuscita (tra quelle arrivate in Italia, almeno). Quello che colpisce di Y è il perfetto miscuglio tra toni comici e tragici, la semplicità della trama e le azzeccatissime relazioni tra i personaggi, che ne fanno di gran lunga il Vertigo più interessante degli ultimi anni. In questo volume, poi, spicca una splendida storia flashback dedicata alla fidanzata del protagonista.

6) Invincible Ultimate Collection di Robert Kirkman e Corey Walker (Edizioni Bd)
Se The Intimates è il teen comic sperimentale (ma ben innestato nel filone mainstream), Invincible è classico nella grammatica, ma fresco nei contenuti e nel disegno. La migliore super soap opera attualmente disponibile sul mercato, non c’é Smallville che tenga.

7) Strangehaven #6 – L’ora zero – di Gary Spencer Milidge (Black Velvet)
Inquietante affresco corale di una cittadina della campagna inglese, tra sette massoniche, strani misteri e ancor più strani personaggi. Un serial dal ritmo lentissimo e avvolgente, che provoca una leggera dipendenza. Il fotorealismo di Milidge è a un tempo lievemente disturbante e affascinante.

8) Le mille e una notte di Bacchus di Eddie Campbell (Edizioni Bd)
Il tratto sporco e graffiante di Campbell messo al servizio della sua singolare capacità di affabulare il lettore in poche pagine, tramite racconti brevissimi, tra il grottesco e l’ironico. Il dio del vino Bacchus è solo un pretesto per sfogare la verve tutta britannica dell’autore.

9) Demo di Brian Wood e Becky Cloonan (Bottero edizioni/Double Shot)
Librone antologico che racconta scorci di vita di alcuni “giovani dotati”. Il bianco e nero mangheggiante della Cloonan si presta perfettamente alle atmosfere di intimità (post) adolescenziale (di nuovo!) evocate da Wood, e il risultato è una bella versione indie di quel che potrebbero essere gli X-men.

10) Runaways #2 – Inferno adolescenziale di Brian K. Vaughan e Adrian Alphona (Panini Comics)
L’abilità di Vaughan colpisce ancora in una serie che vede protagonisti un gruppo di teenager in fuga dai genitori/supercriminali (e che chiude il poker di fumetti “adolescenziali” di questa selezione: che volete farci, sono un fissato). Una delle poche serie Marvel che si discostano un attimo dalle stantiee linee guida del disastro post-Jemas. È un Invincible in salsa Marvel, meno riuscito per quanto riguarda il versante disegni.

ANDREA ANTONAZZO (Comicus/Garage Ermetico)
1) S. (Coconino)
Un romanzo viscerale che per l’autore ha costituito anche un modo perfetto di scaricare il dolore accumulato per la morte del padre. Raccontato su diversi piani temporali che si alternano in maniera fluida senza bisogno di specificare nulla, né la spaziatura temporale delle vicende, né il continuo cambiamento di scena. Un racconto quasi interamente improvvisato, costruito pagina dopo pagina (tanto che Gipi ha preferito lasciare come parte integrante di essa anche le correzione fatte in corso d’opera).

2) Monsieur Jean 3 (edizioni Bd)
Il bello di Monsieur Jean è che ci si immedesima facilmente, attraverso personaggi e situazioni alla portata quotidiana di chiunque. Il terzo volume è anche quello della maturità per il personaggio, che sembra finalmente aver raggiunto una situazione di vita stabile (ma mai dire mai), così come gli autori hanno raggiunto l’equilibrio perfetto nella narrazione, sempre in bilico tra realtà e sogno, tra routine e ansie comuni.

3) Sketchbook Diaries (Fernandel)
Un raro esempio di intimismo minimalista a strisce. Un diario quotidiano in cui Kochalka racconta alcuni momenti delle sue giornate. Sotto la matita attenta dell’autore passa qualsiasi cosa, dal sesso con la propria compagna al gatto che dorme. Il tutto narrato con una freschezza grafica e narrativa tale da arricchire anche strisce in cui non accade proprio nulla!

4) Sleeper vol. 1 – Solo tra le iene (Magic Press)
L’arcinoto teorema dei supereroi con superproblemi sembra essere ancora attuale, perlomeno alla Wildstorm, adattato ovviamente ai nostri tempi, più cupi e seriosi di quelli di Stan Lee. Lottare il male dall’interno dovendo allo stesso tempo assecondarlo, è la situazione in cui si viene a trovare uno dei “buoni”, infiltrato in un’organizzazione criminale ma senza poter più ricevere ordini dai superiori. Ed Brubaker e Sean Phillips all’apice della loro bravura, per un titolo tra i più originali dell’odierno panorama statunitense.

5) Il Sequestro Moro (Becco giallo)
Paolo Parisi è uno dei migliori talenti della nuova generazione di autori italiani, nonché anche uno dei più prolifici, se pensiamo che questo è addirittura il terzo libro in un anno (senza contare gli albetti autoprodotti). Forse questo è anche il titolo più “accattivante” dei tre dato il tema trattato, ma anche la prova più difficile, avendo dovuto l’autore confrontarsi con una marea di materiale già prodotto. E ne esce in maniera elegante, raccontando non la storia del Sequestro Moro sotto forma di pura cronaca, ma delle vicende a esso collegate. Paolo dimostra una maturità narrativa davvero stupefacente, se consideriamo la sua giovane età.

6) Rat-Man 56 – La storia finita (Panini)
Ecco, dovremmo smetterla di stupirci ogni volta che Leo Ortolani produce qualcosa di nuovo, ma in realtà si fa fatica a farne a meno. Perché, come tra l’altro racconta proprio in questa storia, a Leo piace sempre spingersi un po’ più in là, spostando i margini della propria creatività. Che sembra davvero non avere confini, o almeno così ci auguriamo in molti. Ancora una volta il meta-testo viene qui utilizzato per raccontare un proprio disagio, quello di non riuscire ad accontentare tutti i lettori: quelli che vogliono più trilogie, quelli che invece preferiscono le vecchie parodie senza troppe “pippe mentali”.

7) Brancaccio (Becco Giallo)
“Storie di mafia quotidiana” è il sottotitolo di un racconto che impressiona per come riesce a descrivere la realtà quotidiana di un mondo intriso di mafia, senza troppi fronzoli o retorica. La pura e semplice realtà di un quartiere di Palermo, splendidamente illustrata da Claudio Stassi.

8) La Bambina Filosofica 2 (Kappa)
L’abbiamo attesa per anni e finalmente eccola qui! Non una “nuova” Mafalda, quello sarebbe molto difficile, ma il suo perfetto opposto, ovvero la Bambina Filosofica. Certo entrambe sono animate dallo stesso spirito sovversivo, ma mentre l’una è ottimista e fiduciosa per un futuro migliore, l’altra è invece pessimista, cinica e insofferente nei confronti di tutto e tutti. Lontana da personaggi come Sophia e Aida, Vanna Vinci si diverte e si esalta nel creare un intero micro-cosmo in cui è sì difficile entrare, ma da cui è ancor più difficile uscire, perché in fondo in fondo un pizzico di Bambina Filosofica è in (quasi) tutti noi.

9) Lupus (Kappa)
La fantascienza è lo sfondo per l’ultimo lavoro dell’autore svizzero di Pillole Blu. Ma si intuisce fin da subito come lo scenario fantastico sia solo un pretesto per delle avventure che invece sanno molto di quotidianità. Una storia che racconta la fuga dalle proprie responsabilità di due ragazzi e della loro lenta ma naturale maturazione. Un’opera che colpisce dritta allo stomaco, grazie anche al bianco e nero espressionistico di Peeters.

10) Ex Machina vol. 2 – Il marchio (Magic press)
E se un supereroe diventasse sindaco di New York? In questo caso uno scalcinatissimo supereroe in grado di “parlare” con gli strumenti elettronici, che ha forse trovato la sua strada più naturale nella carriera politica. Un fumetto brillante, moderno, vicino alla realtà attuale come pochi altri fumetti americani oggi. Dopo il primo volume di assestamento, poi, qui si inizia a fare sul serio, tra problemi di politica cittadina (ma con temi universali e attuali come quello delle unioni civili) e quelli più prettamente avventurosi.

GIANNI BARBIERI: top ten anemica
1) Il Commissario Spada di Gonano/De Luca (Black Velvet/BD)
Spada racconta la realtà lasciando più dubbi che risposte. De Luca racconta a fumetti come pochissimi altri hanno mai saputo fare. Fra trent’anni sarà ancora un classico.

2) Crash! di Paolo Bacilieri (Napoleone nr 53, SBE)
Ci sono gli ingredienti del serial, c’é l’ispirazione da un film, c’é la testata bonelliana. Ma al timone c’é un autore che ha qualcosa da dire, e tutto prende un sapore diverso.

3) La Storia Finita di Leo Ortolani (Rat-Man 56, Panini)
Il miglior meta-fumetto di sempre. Leo Ortolani ha ancora voglia di mettersi in gioco. Bravo.

4) Chernobyl di Paolo Parisi (Becco Giallo)
Basta leggere una storia di Parisi per capire che il fumetto italiano ha un futuro. Basta leggere Chernobyl per capire che un’editoria a fumetti diversa, in Italia, può esistere.

5) Pinky, il click più veloce del mondo di Massimo Mattioli (Mondadori)
Cosa sarebbe diventato Pinky se fosse nato negli USA? Un fenomeno mondiale come Topolino? Il dubbio viene, a leggere queste storie.

6) Una storia a fumetti di Alessandro Baronciani (Black Velvet)
Baronciani ha un tale stile, senso del racconto e della composizione che finisce sempre con il sedurti.

7) Dove muoiono i Barbapapà di Alessandro Baggi (Scuola del Fumetto)
Un’altra incursione nel personalissimo mondo di Baggi. Vale sempre la pena.

8) La bambina filosofica 2 di Vanna Vinci (Kappa)
Una brava autrice che ha trovato forse il giusto passo per esprimere il suo talento e il suo affilatissimo umorismo.

9) Fortezza Europa di AAVV (Coniglio)
Non tutte le storie sono allo stesso livello, ma alcune volano davvero alto. Merito di un bel gruppo di fumettisti.

10) Pinocchio di Dazieri/Rosenzweig (Alta Fedeltà)
Bello il progetto, bravi gli autori. Non tutto funziona, ma ce ne fossero, di libri così.

LUIGI BERNARDI
1) Griffu di Manchette-Tardi (BD)
Un asso del fumetto più un asso della scrittura: il risultato è un’opera densa e scintillante, memorabile. Unica pecca: il formato dell’edizione italiana, troppo piccolo.

2) Doonesbury – La lunga strada verso casa di Garry B. Trudeau (Arcana)
Pochi sanno raccontare il fiato dell’America come Trudeau. In questa raccolta il fiato annaspa e anche le risate non mancano del rispetto che pretendono le tragedie.

3) Re in incognito di James Vance – Dan Burr (Saldapress)
In un periodo nel quale troppo facilmente si dà la patente del graphic-novel, ecco l’occasione per ripartire da un classico.

4) Appuntamento a Parigi di Bilal (Alessandro ed)
Bilal è uno dei pochi allievi di cui si possa dire che ha superato il maestro. Da leggere, guardare, conservare e tanto riflettere.

5) Gorazde. Area protetta di Joe Sacco (Mondadori)
Il tutto si è svolto a poche centinaia di chilometri da casa nostra. Ci voleva un americano per raccontarcelo.

6) Dracula di Alberto Breccia (Comma 22)
Ci manca, uno come Alberto Breccia, uno capace di restituire le atmosfere, anche quelle più impalpabili. Ci manca e allora dobbiamo recuperarlo.

7) The Complete Brian The Brain di Miguel Angel Martin (Coniglio)
Perché la ferocia deve avere diritto di cittadinanza. Checché ne dicano.

8) Rat-man: Superstorie di un supernessuno di Leo Ortolani (Panini)
Fa ridere anche coloro che ne avrebbero poca voglia. Un grande merito.

9) Il viaggiatore distante di Otto Gabos (Black Velvet)
Dopo tanto girarci intorno, Gabos ha trovato il suo capolavoro “Vivement la suite”, come direbbero i francesi.

10) Garret di Autori vari (BD)
In un periodo in cui al fumetto si chiede di essere come la letteratura, peraltro mai così in crisi di idee e di vendite, ecco un prodotto che rilancia la fantasia un po’ villana che sta nel Dna delle storie disegnate. Aria, insomma.

ALESSANDRO DI NOCERA
1) Garry B. Trudeau, Doonesbury: La lunga strada verso casa (Fazi-Arcana)
Politico, vibrante, commovente, esilarante, umano, corrosivo: “Doonesbury” è questo e molto altro ancora. Trudeau ama il suo paese alla follia e, proprio per questo, può permettersi di lanciare battute salaci, strali, invettive e j’accuse verso politici, personaggi, gruppi, mode e isterie a stelle e strisce senza correre il rischio di apparire stucchevole o manierato.
Il volume, edito da Fazi, raccoglie una fondamentale sequenza “cronologica” di strip e tavole domenicali pubblicate tra il 2004 e il 2005. Ne viene fuori il ritratto di un’America martoriata dai desideri guerrafondai di Bush – che trovano una frivola e grottesca estensione nelle gaffe sparate a ripetizione da Schwarzenegger durante la sua campagna elettorale per le elezioni californiane – ma anche vitale, orgogliosa, sempre pronta a rialzare la testa e a mettersi in discussione.
Qualcuno una volta ha detto – a ragione – che non ci può essere nessuno di più antiamericano di un vero e convinto americano. Trudeau fornisce ampie ragioni a questa tesi e ci fa rimpiangere i valori di una democrazia imperfetta ma immensamente matura.

2) J. Sacco, Gorazde Area Protetta (Mondadori)
Ormai Joe Sacco rappresenta una guida imprescindibile per poter comprendere qualcosa circa i conflitti che devastano le aree calde del mondo. Sulla scia di Palestina – un capolavoro assoluto di cui non è ancora stata pienamente rilevata l’importanza – ecco Gorazde Area Protetta, reportage sulla guerra serbo-bosniaca tra il 1992 e il 1995, ormai quasi completamente rimossa dalla coscienza collettiva. Sacco fa quello che sa fare: si reca sui posti, intervista persone, illustra vicende, esplora se stesso emendandosi da pregiudizi, cerca di rendere su tavola ciò che sfugge alle immagini televisive e ciò che le parole non riescono a esprimere. L’intensità grafico-narrativa raggiunta in certe sequenze di Palestina non viene replicata, ma restano intatte la lucidità dello sguardo, la profonda passione etica e morale filtrata da una luce spietata, fredda e distaccata, la voglia di portare alla luce ciò che è stato taciuto, sepolto o dimenticato per riferirlo e mostrarlo al lettore. In tutta la sua crudezza.

3) M.A. Martin, The Complete Brian The Brain (Coniglio Editore)
Quando lo pubblicavano le Edizioni Topolin di Jorge Vacca, gli albi di Brian The Brain rappresentavano il piacere sottaciuto, la lettura indispensabile che, pero’, veniva lasciata deliberatamente per ultima tra gli acquisti delle fiere o delle fumetterie. Perché sapevi che ti avrebbe fatto male catapultandoti in un mondo raggelante in cui qualsiasi scampolo di sentimento o di umanità sarebbe stato schiacciato dalla più perversa delle macchine socio-politico-industriali. Perché sapevi che Brian The Brain – questo tenero e disturbante Charlie Brown per il XXI secolo – forse eri proprio TU. The complete Brian The Brain raccoglie in un’unica soluzione – compattandole in un “romanzo grafico” – il ciclo di storie concepito di Miguel Angel Martin. Il risultato è un volume che andrebbe inserito sugli scaffali della propria biblioteca tra i racconti al ghiaccio sintetico di James G. Ballard e i deliri lisergici di William Burroughs. Da leggere utilizzando come segnalibro una lastra radiografica del proprio cranio.

4) M. Millar – J. Romita jr. – Wolverine: Nemico pubblico & Wolverine: Agent of Shield (Wolverine nn. 190-197, Panini)
Due sequenze narrative per un’unica, grande storia accolta in Italia senza eccessivi onori o lodi.
Il problema è che nel nostro Bel Paese i lettori di fumetti stanno subendo una bizzarra mutazione genetica che non consente più loro di distinguere l’ordinario da ciò che non lo è. Se questa saga dedicata all’irsuto X-man canadese fosse stata pubblicata negli anni Ottanta, a quest’ora verrebbe annoverata tra i cult imprescindibili dell’epopea Marvel e del fumetto supereroistico statunitense in generale. Oggi riesce a riscuotere soltanto qualche freddo applauso, tra spettatori troppo impegnati a rilevare presunti “errori” di continuity e a discutere della gestione della Casa delle Idee portata avanti da Joe Quesada.
La run di Wolverine realizzata da Millar e Romita jr offre invece quanto di meglio un lettore di fumetti avventurosi e fantastici possa sperare di trovare: epos innanzitutto, ma anche drammi psicologici, battaglie e duelli all’ultimo sangue, horror e thriller, cliffhangers a non finire e finali dal gusto amaro. E ti fa capire perché si può continuare, da adulti, a seguire le gesta dei supereroi.
Una scena su tutte: l’Elivelivolo dello Shield viene attaccato in massa da un’orda di supercriminali; gli agenti a bordo, quasi sopraffatti, cercano di proteggere Nick Fury, invitandolo a fuggire a bordo di una navetta, il leader dell’organizzazione spionistica statunitense si getta invece nel cuore della mischia urlando: “Siete pazzi? Sono l’UNICA speranza che avete!!”.
Quarantacinque anni di comics targati Marvel condensati in due sole frasi. E non è affatto una cosa scontata o semplice a farsi.

5) P. Cossi, La storia di Mara (Lavieri)
Mara Nanni è stata una brigatista rossa: è il dato di fatto più evidente di una storia che dietro la sua apparente linearità nasconde tracce e scarti imprevisti verso luoghi che si estendono ben oltre le vicende strettamente personali, ben oltre il ritratto di quegli “anni di piombo” di cui tutti sanno parlare ma di cui pochi comprendono le radici e l’importanza.
“La storia di Mara” è una biografia delicata e dolorosa che Paolo Cossi impernia su vari registri: realistico, espressionista, grottesco, umoristico. L’amalgama, a volte, genera effetti eccessivamente stridenti. Ma l’urgenza narrativa, la voglia di raccontare con sincerità, di comprendere ciò che sfugge, ciò che resta sempre sulla punta della lingua senza trovare definizioni consone, rendono questo libro davvero toccante e virtualmente impedibile.

6) E. Brubaker – S. Phillips, Sleeper: Solo tra le iene & Sleeper: Solo mosse false (Magic Press)
A voler fare i tipi aggiornati che seguono le ultime tendenze, si potrebbe immediatamente rapportare il serial fumettistico di “Sleeper” a quello televisivo di “Alias”. Se volessimo andare oltre per dimostrare di essere dei cinefili accaniti, si potrebbero effettuare rapidi confronti con Infernal Affairs 1, 2 e 3, saga made in Hong Kong sulla quale Martin Scorsese – con il remake occidentale The Departed, una paraculata tanto splendida quanto superflua – ha costruito le sue più recenti fortune. In realtà “Sleeper” è un “The Spirit” così come l’avrebbe probabilmente concepito un Will Eisner diciottenne all’inizio del XXI secolo. Lo sceneggiatore Ed Brubaker cerca di essere realistico solo fino a un certo punto, consapevole di star giocando con ambientazioni e personaggi di un universo supereroistico. Ma è proprio questa fredda consapevolezza, forse – rapportata a una passione colta e viscerale per i generi narrativi – a rendere il tutto così intrigante e sanguigno. Sean Phillips, dal canto suo, organizza le tavole con uno storytelling tanto minimale quanto inedito, pervenendo ai migliori risultati della sua ricca carriera professionale. Sorprendente.

7) X. Dorison – A. Alice, Il Quarto Testamento: Giovanni o Il Giorno del Corvo (Eura Editoriale)
Il fumetto storico – caposaldo insostituibile della bande dessinée d’oltralpe – costituisce da anni uno dei piatti forti di “Lanciostory” e “Skorpio”, la rinomata coppia di riviste dell’Eura Editoriale. Tra l’immensa mole di materiale proposta sui due magazine settimanali, ha fatto la sua comparsa anche la saga de Il Quarto Testamento, riconosciuta da critica e pubblico come uno dei capolavori del fumetto transalpino dell’ultimo decennio. Adesso, grazie alla mai troppo osannata collana “Euramaster” – all’interno della quale la casa editrice romana ripropone in maniera integrale e in agili volumi cartonati i suoi migliori titoli d’acquisizione francese – i quattro capitoli di cui si compone l’affresco trecentesco concepito da Xavier Dorison e Alex Alice hanno infine trovato la loro degna sistemazione italica.
Giovanni o Il Giorno del Corvo chiude – tra atmosfere apocalittiche, paesaggi vertiginosi e personaggi indimenticabili – le fila di un intrigo medievale incentrato sulla ricerca della discendenza del Cristo Redentore attraverso la decifrazione di un misterioso codice sacro protetto da una società segreta. L’idea è la stessa che sta alla base de Il Codice Da Vinci di Dan Brown, con la differenza che Dorison e Alice – tenendo conto della stessa, controversa tradizione esoterica sulla presunta linea di sangue di Gesù e delle suggestioni provenienti dal ben più importante Il Nome della Rosa di Umberto Eco – l’hanno sfruttata molto prima dello scrittore americano. Pervenendo, nel contempo, a risultati molto più convincenti e degni di nota.Un gioiello dell’avventura e dell’arte del fumetto, da scoprire e apprezzare appieno.

8) L. Bartoli, R. Recchioni – W. Dell’Edera, John Doe n. 34: La Via della Spada (Eura Editoriale)
Bella la realtà di “John Doe”, questo appuntamento mensile che, ricalcando il format degli albi targati Bonelli, sonda fin dai suoi esordi – risalenti ormai a quattro anni fa, praticamente una vita per gli standard contemporanei – le vie per distaccarsene e trovare/creare un proprio specifico.
Da far torcere le mani l’andamento di “John Doe”, tra inizi promettenti, false partenze, idee nuove e bizzarre, involuzioni, cartucce sparate a vuoto, accelerazioni impreviste seguite da lungi e tediosi rallentamenti. E tu, lettore, sempre lì ad aspettare, sapendo che il potenziale era ben superiore a quanto effettivamente mostrato, a fare il tifo per un gruppo di autori ansiosi di proiettarsi in territori sconosciuti eppure sempre timorosi, in qualche modo, di prendere definitivamente il largo.
Finché eccolo arrivare, il numero 34, La Via della Spada: dopo una prima sequenza narrativa – durata ventiquattro numeri – con una conclusione all’altezza delle aspettative ma contraddistinta da troppe ripetizioni e momenti morti e un inizio di “seconda stagione” in linea con quanto mostrato in precedenza, ecco il punto di svolta, la storia a partire dalla quale il team di “John Doe” decide di puntare seriamente a un ruolo “alternativo” nell’ambito del tradizionale fumetto popolare italiano mainstream.
In La Via Della Spada, Roberto Recchioni si ricorda finalmente di essere una delle poche promesse del fumetto nostrano in procinto di essere mantenute: la vicenda da lui concepita assieme a Lorenzo Bartoli è lineare senza rinunciare al giusto spessore, divertente e ritmata senza rinunciare all’intelligenza, citazionistica senza risultare fotocopiata. E su tutto domina il tratto espressionista e studiatamente obliquo di Werther Dell’Edera che perviene a esiti magistrali nella resa di atmosfere ora eteree, ora torbide e brucianti.
È a partire da questo numero che il serial “John Doe” ingrana la quinta, infilando una sequenza compatta – e al momento ininterrotta – di albi originali e avvincenti.Da seguire con attenzione.

9) A. Jodorowsky – M. Manara, I Borgia vol. 2: Il Potere e L’Incesto (Mondadori)
Un vecchio cialtrone inveterato della cultura occidentale e un artista-bluff che ha deciso di far quattrini cavalcando i blandi desideri erotici della media borghesia. Ce n’era abbastanza per snobbare in maniera aprioristica l’uscita de I Borgia. Ed effettivamente le critiche feroci non sono mancate, contribuendo a relegare l’opera di Jodorowsky e Manara ai margini estremi di un dibattito fumettistico che – al di là di questo caso specifico – si impoverisce sempre più, di pari passo con l’espansione di Internet.
Eppure I Borgia rappresenta una delle opere a fumetti più politiche che sia mai stata pubblicata in Italia da dieci anni a questa parte. La vicenda della losca dinastia rinascimentale dei Borgia – una famiglia mafiosa, a tutti gli effetti – diventa un magnifico specchio di ciò su cui si basa oggi il sistema Italia: culto strategico dell’ignoranza, amoralità, paranoia, mancanza di rispetto per le leggi e per lo Stato, familismo morboso e incestuoso. Il tutto servito su un piatto guarnito con veline sculettanti e zoccole pubbliche, immagini stuzzicanti e piaceri tanto futili quanto perversi. Il male di oggi come condizione secolare, atavica.
I Borgia è un fiore che emerge dallo sterco, un racconto che sollecita riflessioni profonde proprio nel momento in cui cerca di stuzzicare le parti più basse del pubblico, in un gioco probabilmente inconsapevole ma dannatamente efficace.

10) P. Parisi, Fame (autoproduzione)
Mentre imperversa quell’altro grande bluff del fumetto italiano contemporaneo rispondente al nome d’arte di Gipi, c’é un artista che con molta umiltà propone storie proletarie che gettano luci tragiche sugli universi marginali del nostro paese. “Fame” è un colpo allo stomaco sferrato con rapidità e freddezza, una storia breve ma con ampi riverberi d’intensità in cui l’autore bada alla sostanza, lasciando da parte effetti paesaggistici superflui e menate retoriche sull’inferno e la dannazione. C’é chi sgobba, c’é chi soffre, c’é chi uccide, c’é chi muore: questo è quanto. “Fame” è l’anti-“Hanno ritrovato la macchina”, Parisi un autore che sembra debitore di Munoz ma in cui si colgono influenze di David Lapham e Beto Hernandez. Bene ha fatto il centro Fumetto Andrea Pazienza a presentarlo, in veste degna, su un “100% Schizzo”.

PAOLO GALLINARI (Anafi)
1) Krazy & Ignatz vol. 1 di Herriman (Free Books)
L’edizione è un po’ modesta, a dire il vero, in consueto stile Free Books, si potrebbe dire, ma anche qui onore al merito: perché non l’ha fatto qualcun’altro, se è così facile ristampare dei capolavori come quelli di Herriman?

2) Gli archivi di Spirit vol. 7 di Eisner (Kappa)
Che si può dire, se non che ogni volta che poso gli occhi su queste vignette colorate mi sento rinascere? L’edizione lussuosa (e costosa) della Kappa ci ha abituato male, nel senso che adesso se trovo una piegolina ne voglio una copia nuova (cosa che non mi accade con Krazy, ad esempio…)

3) Il Commissario Spada vol. 4 di Gonano/De Luca (Bd/Black Velvet)
Come abbia fatto il fumetto italiano a sopravvivere alla scomparsa di Gianni De Luca, francamente ancora me lo domando… il Commissario è davvero un personaggio fantastico, ottima l’edizione con le sceneggiature.

4) Alvar Mayor vol. 3 – Il vento della disgrazia di Trillo/Breccia (Andamar)
Poesia e ricordo, forse la cosa migliore che Breccia ci abbia dato, di sicuro l’ultima bellissima cosa che ha fatto…onore alla piccola casa editrice Andamar che lo ha ripubblicato.

5) Il caso Rina Fort di Rizzotto/Vivaldo (Becco giallo)
I casi di cronaca sono quelli che ai ragazzi di Becco Giallo riescono meglio, con la ricostruzione d’epoca, la ricerca giornalistica.. Questo Rina Fort è davvero efficace, nel racconto come nel disegno.

6) Hanno ritrovato la macchina di Gipi (Coconino)
Trovo che la storia breve sia la dimensione in cui Gipi dà il meglio di sé, lo si capisce se si confronta l’efficacia fulminante di questa storia con l’elegia di S.

7) WE3 – nuovo organismo ibrido di Morrison/Quitely (Magic)
Una storia originale e sorprendente, un punto di vista inedito, peccato per il finale sdolcinato ma ci si può passare sopra.

8) Shanna di Frank Cho (Panini)
Bellissimo, che altro dire?

9) Freccia Verde speciale 2 di Winick/Hester/Parks (Planeta DE Agostini)
Il fumetto è eccezionale in sé, ma le pagine della scena in cui Mia spiega agli altri ragazzi la situazione quotidiana di un sieropositivo dovrebbero essere stampate e distribuite davvero nelle scuole.

10) Lo sposo baci la sposa di Ralf K

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