
Volare alto

Non sono mai stata discriminata per il colore della mia pelle. Certo, ogni tanto qualcuno fa una battuta su quanto io sia pallida, ma non ho mai avuto veri problemi. Non hanno mai dato un posto di lavoro a qualcuno più scuro di me, non mi hanno mai maltrattata per strada, non mi hanno mai gridato di tornare a casa mia, i genitori di nessun ragazzo con cui sono uscita ha mosso obiezioni sul mio colore.
Sulla base delle mie esperienze, potrei affermare che il razzismo non esiste.
L’esempio vi sembrerà paradossale, ma ogni giorno leggo uomini bianchi cis etero e magari benestanti affermare che il sessismo non esiste, il razzismo non esiste, la transfobia non esiste, l’omofobia non esiste e magari non esiste neanche il classismo. Perché? Perché loro non hanno mai avuto problemi.
Come forse sapete, ieri ha debuttato un collettivo di fumettiste contro il sessismo nel fumetto. Un collettivo di cui faccio parte. Moleste.
Ha ricevuto molto supporto, cosa di cui sono felice, ma si sono sentiti anche i soliti discorsi.
Ecco, le prime righe di questo pezzo sono l’unica risposta possibile a quei discorsi, non credo sia necessario soffermarmici oltre.

Sono entrata a far parte di Moleste quando Moleste non esisteva ancora. Quando c’erano solo poche ragazze che avevano letto in internet le accuse nei confronti di certi fumettisti. Gente che lavorava all’estero, come all’estero si era sviluppato il #metoo. Nell’aria c’era un certo disfattismo: da noi certe cose non funzionano.
C’era di peggio. C’era, ossia, una falsa credenza: che da noi certe cose non fossero mai successe.
Ma erano successe, e quelle ragazze le avevano provate sulla loro pelle.
È stato più o meno allora che le ho conosciute, quando si stavano ancora cercando tra loro, quando si stavano trovando.
Francesca Torre, la caporedattrice dei comics per Stay Nerd, si stava interessando alla cosa insieme a un gruppo di autrici e altre professioniste.
Non ricordo quando ci siamo sentite via Skype per la prima volta, ma credo che fosse l’inizio dell’estate, forse anche prima.
Abbiamo discusso su come fare a parlare della cosa. Di quali errori bisognava evitare.
Il gruppo è cresciuto. Sono stati presi contatti con dei CAV, per poter dare sostegno psicologico e legale a chi ne avesse avuto bisogno.
Ripensandoci, mi sento onorata di aver assistito a quei momenti. Il momento in cui, come nascente collettivo, abbiamo fatto la prima importante scelta di campo: il nostro scopo non sarebbe stato denunciare delle persone, ma denunciare un sistema. In poche parole, non volevamo vendetta, ma cambiare le cose.
Lo so, per alcuni volare così alto è da pazzi, meglio limitarsi alle polemiche sul web.
Noi volevamo volare alto, e lo vogliamo ancora.
Tra una settimana, tra dieci giorni, sul sito usciranno le testimonianze di chi ha subito abusi. Sono in forma anonima e saranno in forma anonima anche quelle che stanno continuando ad arrivare.
Eh, sì, non sono poche.
Dispiace per chi si illudeva che nel fumetto italiano certe cose non succedessero.
La forma anonima ha tanti motivi e quei motivi vengono spiegati sul sito, ma il principale, quello più importante, è che serve a proteggere tutti. Protegge le vittime da eventuali ritorsioni e dallo stigma di essere state abusate, e protegge il collettivo dall’ira dei molestatori, che spesso sono in posizioni influenti. Ma, vedete, le testimonianze sono anonime, i molestatori non si riconoscono. Nessuno può usare Moleste per spargere cattiverie, maldicenze o menzogne su qualcuno, perché… che senso avrebbe spargere cattiverie, maldicenze o menzogne su un anonimo? Nessuno potrà usare Moleste per vendicarsi dell’editore X che gli ha bocciato un progetto, perché, anche se la sua testimonianza passasse ogni altro vaglio, poi uscirebbe come un episodio con protagonista un editore non riconoscibile. Addio vendetta.
Scusate, non siamo sceme. E scusate di nuovo, possiamo fare a meno del paternalismo di alcuni.
Abbiamo un team legale alle spalle. Alcune di noi hanno anni di militanza alle spalle. Di esperienza.
No, non ci lasceremo sfruttare.
Cercheremo di volare alto, ma alto sul serio, e di proporre una riflessione. Di stimolare un cambiamento. Lanceremo iniziative, parteciperemo al dibattito, creeremo una rete. In parte l’abbiamo già creata.

E specialmente – specialmente – daremo uno spazio sicuro, protetto, a chi ha avuto problemi. Per noi è fondamentale perché… perché quando avrete letto le testimonianze lo capirete anche voi. L’importanza di un luogo sicuro, libero dai giudizi e dalle ritorsioni.
Chi di voi segue questo blog sa quanto io ami il fumetto. La letteratura in ogni sua forma.
La letteratura è un importante strumento di libertà. Conoscere l’altro, assumere il suo punto di vista per un periodo, capirne le motivazioni e le dinamiche, ci rende migliori. Ci rende più liberi.
Non voglio sfruttare la retorica del “all’interno di qualcosa di così bello non dovrebbe succedere nulla di così brutto”. È appunto retorica, e la letteratura comunque vive al di là di chi l’ha creata. No, il mio discorso è molto più prosaico: certe pratiche non devono più esistere all’interno del mondo del lavoro. Di tutti i lavori, per cui anche nel fumetto.
È il momento di fare una lunga, approfondita riflessione su quello che non torna e che dovremmo buttare, su quello che è ammaccato e che dovremmo riparare, e su quello che è malato e che dovremmo guarire.
E poi su tutto ciò che è sano, e bello, e che dovremmo aiutare a fiorire.
Volare alto, come dicevo.