10 fumetti da leggere se non avete mai letto un fumetto, seconda parte

10 fumetti da leggere se non avete mai letto un fumetto, seconda parte

Riprendiamo dal quinto classificato questo elenco di consigli su quali fumetti leggere se non avete mai letto un fumetto. Come spiegavo nello scorso post, mi sono basata su una classifica dei libri più venduti su IBS negli ultimi anni. Vi farà piacere sapere che nel frattempo quella classifica è stata spazzata via insieme al vecchio sito, quindi dovrete fidarmi della mia memoria. Sempre più scientifico, eh?

5) Se ti è piaciuto Harry Potter e i Doni della Morte. In realtà ho pensato a Harry Potter, tutto il ciclo, dato che non credo saresti arrivato al sesto libro della saga se gli altri non ti fossero piaciuti. In questo momento, per inciso, lo scriptbook di Animali Fantastici è addirittura al #1. Quindi…

Harry Potter, un ciclo di libri solo apparentemente per bambini, adorati dagli adulti di tutto il mondo. Storie al limite dell’epica, ma con uno sguardo contemporaneo forte e più di un pizzico di ironia. Un universo narrativo complesso, sfaccettato, con una sua storia interconnessa a quella di noi babbani.

Per questi motivi e per un altro che poi vi dirò, se sei un fan di Harry Potter ti consiglio di leggere The Sandman di Neil Gaiman.

Del Sandman di Gaiman non so quasi da che parte iniziare a parlare. Come Harry Potter (dieci anni prima e in scala minore) è stato un grande successo editoriale che continua ancora oggi. Neil Gaiman, tra l’altro, nel ’90 aveva iniziato a scrivere una serie a fumetti su un giovane mago occhialuto che andava a una scuola di magia: Books of Magic. I punti di contatto con Harry Potter erano così tanti che molti lettori hanno gridato al plagio, per la verità infondatamente. Gli stessi autori hanno poi chiarito la cosa: JK Rowling non aveva mai letto Books of Magic e Gaiman stesso lo considera molto lontano da Harry Potter.

Questo aneddoto solo per farvi capire che quando parliamo della scrittura di Gaiman siamo da quelle parti. Gaiman è anche l’unico autore di fumetti al mondo ad aver vinto il prestigioso World Fantasy Award con una storia del ciclo di Sandman, Sogno di una notte di mezza estate.

E, cosa più interessante a mio avviso, è uno dei pochi autori di fumetto al mondo a essere stato capace di inserire nella sua narrazione Shakespeare senza sembrare un allocco.

Come Rowling, Gaiman è britannico. Come lei si ispira al vasto repertorio del folklore britannico per creare i suoi mondi. Gaiman si spinge oltre e – appoggiandosi all’universo DC Comics senza farsene dominare – attinge all’immenso bacino della mitologia mondiale.

Il Sandman del titolo è una delle eterne incarnazioni del Sogno, l’Uomo della Sabbia, Morfeo, il dio dei sogni in ogni cultura e in ogni tempo.

Fa parte di una grande famiglia disfunzionale, la famiglia degli Eterni, in cui ogni membro incarna un particolare aspetto dell’esistenza umana. I suoi fratelli sono Delirio, Disperazione, Desiderio, Distruzione, Morte e Destino.

Il primo volume, Preludi e Notturni, si apre con Sogno che viene imprigionato da un occultista inglese attraverso un complesso rituale. In realtà lo scopo era quello di catturare sua sorella, la Morte, per ottenere l’immortalità. Dopo una prigionia durata settant’anni Morfeo riesce finalmente a liberarsi. Una volta tornato nel suo regno trova il palazzo del sogno in rovina e i suoi servitori dispersi. Per recuperare il suo potere deve reclamare i tre oggetti che gli sono stati sottratti: il sacchetto che contiene la sabbia del sogno, il suo elmo e il rubino dentro il quale è custodito parte del suo potere e del suo essere. Per far ciò deve confrontarsi con le legioni dell’inferno, con un pazzo reso molto potente dal rubino e John Dee.

Nel volume fa la sua prima apparizione il personaggio di Morte, sorella maggiore di Sogno, una delle creazioni più riuscite ed affascinanti di Gaiman. Death infatti appare sotto forma di una ragazza adolescente, minuta, vestita di nero, saggia, vivace, allegra e molto bella. Sarà uno dei personaggi chiave della serie.

In The Sandman Neil Gaiman dipinge un incredibile affresco dell’umanità, del mito e della sua influenza sulle nostre vite, e dei conflitti propri della vita di tutti i noi. Non lo fa da solo, ma con un parterre di disegnatori d’eccezione, dando dignità a un medium che in quegli anni ancora lottava per vederla riconosciuta.

Dimostrando che poteva scrivere un fumetto più profondo, colto, appassionante e umano della maggior parte dei romanzi in circolazione, Gaiman è uno dei motivi per cui io, oggi, scrivo questo testo e cerco di farvi allontanare dalle strade conosciute della narrativa senza immagini.

4) Se ti è piaciuto L’eleganza del riccio di Muriel Barbery. Copio da Wikipedia: “Renée Michel sembra essere la comunissima portinaia del numero 7 di rue Grenelle, un condominio parigino abitato da famiglie facoltose: è apparentemente sciatta, pigra, perennemente presa dalla cura del suo gatto (Lev, in onore di Tolstoj), dalla televisione e dalle sue piccole faccende private. In realtà, Reneé è una persona coltissima: si interessa di arte, di filosofia, di cinema, di musica classica e di cultura giapponese ma preferisce dissimulare la propria erudizione. È vedova, ma non affronta la sua solitudine con rancore o nostalgia, bensì esplorando ogni sfaccettatura della propria anima, ogni sfumatura dei propri sentimenti con grande distacco e grande perizia filosofica. Solo un segreto doloroso, celato sino alla fine, sfugge alle sue analisi.

Ad animare le pagine della vicenda è il personaggio della dodicenne Paloma Josse, figlia di un Ministro della Repubblica. Paloma, piccola e minuziosa Giudice dell’Umanità, come la definisce l’autrice, è in perenne lotta con tutta la sua famiglia: con la madre, che cerca di non esternare in tutti i modi quello che davvero è, una donna fragile e debolissima, con il padre, che fa dell’aggressività e della cruda spontaneità, soprattutto in politica, il centro della propria vita, con la sorella Colombe che studia filosofia solo a fini speculativi e non per affrontare il mondo in maniera autentica.”

Dell’Eleganza del riccio a me è piaciuta una certa stramberia, la vivacità, la cultura e la pungente umanità dei personaggi, per questo il mio consiglio è Il gatto del rabbino, di Joann Sfarr, un altro francese.

L’inizio del Gatto del rabbino è fulminante e non potrà non deliziarvi: un giorno il gatto del rabbino riesce a mangiare il pappagallo e da quel momento comincia a parlare. Siamo ad Algeri all’inizio del ‘900 e il rabbino del titolo, un uomo acuto e dotto, ha una giovane figlia di nome Zlabya. Il gatto, ora parlante, racconta bugie e offende di continuo e il rabbino teme che abbia una cattiva influenza sulla figlia, così decide di insegnargli la Torah, il Talmud, Mishnah e la Ghemarah e di rimetterlo sulla retta via. La motivazione principale è far diventare l’animale «un buon Ebreo che non mente» e consentirgli di trascorrere del tempo con Zlabya senza fuorviarla.

Come potete immaginare confrontarsi con un gatto irrispettoso e un po’ canaglia non è facile. Il risultato sono diversi volumi densi di idee, scene umoristiche, suggestioni filosofiche e riflessioni sulla vita e sulla storia.

3) Se ti è piaciuto Twilight, di Stephenie Meyer, e libri seguenti… abbiamo un problemino. Il problemino è: a me non è piaciuto. Ho letto il primo libro e, niente, mi dispiace. Quindi probabilmente topperò nel consigliare un fumetto corrispondente perché consiglierò un fumetto buono secondo me e a me Twilight non è piaciuto.

Però posso cercare di analizzare le motivazioni del successo di questa serie: il sovrannaturale, la storia d’amore combattuta, il sentirsi diversi. Basandoci solo su questo potrei parlare anche de Il maestro e Margherita, quindi diciamo che c’è anche dell’altro… la forma letteraria in cui è narrata la storia.

Facendo ipotesi alla cieca, mi sono consultata con un’amica che alla fine mi ha consigliato Ultimi raggi di luna di Ai Yazawa, l’autrice del più celebre Nana.

Mizuki è una studentessa diciasettenne di un istituto femminile. Fugge da casa per via di una situazione familiare complicata e perché il suo ragazzo l’ha cornificata con la sua migliore amica. Adam è un musicista inglese; conosce Mizuki una sera quando la luna è crescente. I due si innamorano e vanno a vivere insieme in una villa, ma Adam può restare solo due settimane, quindi chiede a Mizuki di andare via con lui. Alle 5 di mattina Mizuki viene investita mentre attraversa la strada per andare da Adam. Si ritrova in un posto strano con una cancellata e lì incontra una bambina che cerca la sua gatta Lulu, poi si risveglia direttamente nella villa dove ha vissuto con Adam senza ricordare nulla.

Hotaru è una bambina delle elementari che, come Mizuki, ha avuto un incidente stradale e un giorno mentre insegue un gatto somigliante a Lulu entra in una villa abbandonata e trova Mizuki…

Be’, non garantisco nulla, ma tentar non nuoce. Se invece siete irrimediabilmente occidentali potete provare con Saga  scritto da Brian K. Vaughan e illustrato da Fiona Staples. È una storia di fantascienza, molto ironica e contemporanea, e racconta di un combattuto amore, questo è vero. I protagonisti sono di due specie diverse quindi diciamo che una similitudine con Twilight c’è, proprio cercandola, ma nessuno dei due è un vampiro, né un essere sovrannaturale, e, specialmente, all’inizio della storia i due hanno una bambina, che è poi la narratrice del racconto. Dato che mi è piaciuto (mi sta piacendo, è ancora in corso) forse a voi non piacerà perché, insomma, Twilight mi ha fatto proprio schifo, mi dispiace.

2) Se ti è piaciuto: La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano. Ossia, in fondo, un romanzo di formazione e di ingresso nella vita adulta.

Per questo vi consiglio Appunti per una storia di guerra, di Gipi, la sua prima graphic novel di grande successo. Gipi ha scritto e disegnato altri libri forse anche superiori, in ogni caso tutti bellissimi. Appunti per una storia di guerra nasce da una premessa spiazzante: che in Italia sia in corso una guerra, le cui ragioni non vengono mai chiarite e in fondo non hanno importanza.

“In una provincia dimenticata dove i paesi hanno nomi di santi, una terra abbandonata su cui le bombe hanno aperto ferite profonde, tre ragazzi, adolescenti, amici, vivono di espedienti ai margini del conflitto. Stefano, il Killerino, sa usare il coltello: “è piccolo, ma è tremendo” è cresciuto nel quartiere CEP e non ha paura di niente. Invece Christian è ingenuo, cioè stupido, mentre Giuliano è debole e, soprattutto, “diverso”. I suoi genitori sono ricchi: lui ha la possibilità di sfuggire in qualunque momento all’incubo in cui ha scelto di vivere. Per questo la notte fa quegli strani sogni, dove uomini senza testa gli ricordano: Tu non sei come noi. Giuliano e Christian seguono il Killerino come cani fedeli in ogni torbida avventura, anche quando, spinti dal bisogno di soldi a mettersi al servizio del miliziano Felix, si accorgono con amarezza che “le cose sono cambiate”. Si trovano a percorrere una discesa agli inferi che li porterà a compiere azioni criminali sempre più brutali, fino ad arruolarsi nella milizia e andare a combattere là dove la guerra si fa sul serio.”

Appunti per una storia di guerra non è una storia di guerra, beninteso. O meglio, è una storia sulla guerra dell’infanzia e dell’adolescenza, e sulla difficoltà di diventare adulti. E ha dei disegni che vi toglieranno il fiato.

1) Se ti è piaciuto: Uomini che odiano le donne, di Stieg Larsson (e la trilogia/quadrilogia Millenium).

Ho letto questo libro quando è uscito perché mi è stato spedito per una recensione (se vi interessa, è qua) e poi ho letto e recensito anche i successivi due. All’epoca, innocentemente, non credevo che avrebbero potuto scriverne un quarto. È un giallo, un thriller, un ciclo dalle complesse sfaccettature umane e sociali. Specialmente è un libro che incolla alla pagina – ed è per lettori che non hanno paura delle dimensioni del tomo che stringono.

E per voi che avete amato questi libri ho un suggerimento forse un po’ eccentrico: dovreste leggere qualcosa di Alan Moore.

Vi spiego il perché del mio consiglio: Larsson è (era) uno che costruisce delle storie solide, dalla trama blindata, dove tutto torna. Costruisce storie con una struttura precisa, con personaggi delineati con grande attenzione. Non ha paura della violenza e dei passaggi scabrosi, ma li usa sempre in modo funzionale.

In questo sicuramente assomiglia a Moore. Poi, intendiamoci, Alan Moore è un autore più complesso, più eclettico, più bizzarro e più “alto” di Larsson. Alcune delle sue opere sono decisamente ostiche, ma ha scritto anche delle grandi graphic novel commerciali di qualità non inferiore (e anzi, a mio modesto avviso, superiore).

Quindi, se pensate di poter amare una storia solida, avventurosa, letteraria e a tratti un po’ bizzarra, ma che vi terrà sempre incollati alla pagina, ecco che vi consiglio La Lega degli Straordinari Gentlemen.

“Un variopinto gruppo di personaggi viene chiamato dall’impero britannico per costituire la cosiddetta Lega degli Straordinari Gentlemen. Mina Murray, Allan Quatermain, il dottor Jekyll e Mr. Hyde, il Capitano Nemo e Hawley Griffin (l’uomo invisibile) vengono convocati da un sinistro e sospetto individuo, Mr. Bond, per compiere una missione che salverà l’Impero e il mondo. A capo di tutta questa organizzazione, poiché Mr. Bond è solo un intermediario, c’è un fantomatico individuo che si fa chiamare “Mr. M”. I sei avventurieri s’imbarcano a bordo del Nautilus in questa missione contro il famigerato Dottore, un diabolico cinese a capo di tutta la criminalità dell’East End di Londra, per sventare il suo piano di conquista mondiale, ma le cose non stanno veramente come credevano”. Con gli incredibili disegni di Kevin O’Neill.

Intendiamoci, Moore ha scritto molto altro che potrebbe piacervi, a partire dal pluripremiato Watchmen, il fumetto anti-supereroistico che ha ridefinito i canoni di scrittura del medium. E che è appassionante, a tratti divertente e esplora in modo non banale la psiche umana.

Oppure V for Vendetta, che ha avuto un impatto così forte sull’immaginario collettivo da produrre un simbolo analogo all’ormai sputtanatissimo ritratto del Che: le maschere di Guy Fawkes basate sui disegni di David Lloyd, il co-autore del fumetto.

In From Hell ha ricostruito i misfatti di Jack lo Squartatore e i misfatti ancora peggiori della classe politica ottusa e le forze dell’ordine corrotte della Londra dell’epoca, con una particolare attenzione ai risvolti esoterici delle vicende.

Potrei scrivere moltissimo di Alan Moore e suppongo che vi suggerirei di leggere quasi tutto quello che ha scritto, ma vi lascio il piacere della scoperta.

Questi erano dieci consigli (okay, un po’ di più) per persone che non hanno mai deciso di leggere un fumetto, ma vorrebbero fare il grande passo. Non a casaccio – “La mia scrittrice preferita è Jane Austen, ma ho trovato lì un fumetto degli X-men e mi ha fatto schifo; i fumetti fanno schifo” – ma a ragion veduta, cercando di trovare qualcosa che possa piacergli, anzi, che possibilmente gli piaccia.

Se avete dei figli, o degli allievi, o dei nipoti, quando hanno cominciato a leggere avrete senz’altro provato a dar loro qualcosa che li avvincesse, li emozionasse, li aiutasse a scoprire quel sentimento particolare che è la voglia di leggere qualcosa di bello.

Se non avete mai scelto di leggere un fumetto prima d’ora, siate carini con voi stessi: fatevi la stessa gentilezza.