Una storia tra rock e fumetto: The last temptation

Una storia tra rock e fumetto: The last temptation

Alice Cooper e Neil Gaiman insieme per creare “The last temptation”, una storia sviluppata crossmediale in parallelo tra l'omonimo album musicale e un fumetto disegnato da Michael Zulli.

Nel 1994 il cantante Alice Cooper e lo scrittore Neil Gaiman si incontrano per lavorare insieme: collaborano infatti alla stesura di una storia che avrebbe fatto da filo rosso per il nuovo concept album dell’artista e che sarebbe contemporaneamente diventata anche una miniserie a fumetti in tre parti.
I testi delle dieci canzoni sarebbero stati scritti da Alice Cooper con diversi spunti di Gaiman, mentre la sceneggiatura del fumetto sarebbe stata a cura dell’autore di Sandman, con i disegni di Michael Zulli e le copertine dell’immancabile Dave McKean.
The last temptation è un’opera pensata quindi per essere fin da subito crossmediale, con un approccio piuttosto innovativo per i tempi.

Crescere, che fatica!

La storia ideata da Gaiman verte su un ragazzo di nome Steven, già protagonista dell’album di Alice Cooper Welcome to my Nightmare del 1975, che viene reclutato da un misterioso personaggio che si fa chiamare Il Teatrante – esteticamente assai simile allo stesso Alice Cooper, ma che in alcuni tratti del viso e nel colorito ricorda anche il Morfeo di Sandman – per assistere a una strana rappresentazione in un ancor più strano teatro, che appare solo dopo il tramonto.

L’intera storia non è altro che una grande allegoria sul percorso di crescita di ogni essere umano e sulle ansie relative che possono provare gli adolescenti quando avvertono i primi cambiamenti.
Nel primo atto, quando Steven assiste allo spettacolo organizzato appositamente per lui, vengono messe in scena alcune preoccupazioni dell’età adulta come la ricerca di un lavoro, le difficoltà di una vita indipendente, la solitudine e le insidie dell’amore, tutte realtà che vengono meglio analizzate nelle relative canzoni, presenti nella prima parte del disco (Nothing’s free, Lost in America, Bad place alone).

La vena onirica e gotica della scrittura di Gaiman si sposa molto bene con l’estetica di Alice Cooper: le visioni dei due artisti sono simili e complementari e si amalgamano bene, fino a confluire in questo Teatro del Reale in cui si svolge la prima parte della storia: ambienti, personaggi e sensazioni fanno dell’inquietudine e della cupezza la loro parola d’ordine e si fondono molto bene con lo stile delle prime tracce dell’album, con il loro sound rock caratterizzato dalla chitarra in primo piano e dal suono secco e privo di fronzoli.

Il secondo atto si costituisce come una sorta di ponte tra inizio e fine della storia: Steven è tornato alla sua vita normale dopo essere uscito dal teatro, ma è perseguitato da visioni e sogni al cui centro si trova sempre il Teatrante, che vuole attirare il giovane di nuovo nel suo regno, con la proposta di un patto che pubblicizza come tutto a vantaggio del giovane.
Si inizia a intravedere il richiamo biblico già esplicitato nel titolo stesso dell’opera, e che esplode appieno nel terzo atto.

Di showman, serpenti e tentazioni

Il capitolo conclusivo del fumetto è il più emotivamente intenso. Dopo lo spavento iniziale e l’elaborazione della situazione in cui è finito, Steven è pronto ad affrontare il Teatrante, accettando di recarsi di nuovo nel Teatro del Reale.
Il protagonista decide chi vuole essere, e lo dimostra nel modo con cui si confronta con i suoi incubi.

Quella di Gaiman e Alice Cooper è una variazione sul tema “patto col diavolo”, con una differenza apparentemente sottile ma sostanziale nel suo significato, incentrato com’è sull’adolescenza e sulle aspettative/paure per il futuro.
Il confronto dialettico tra Steven e il Teatrante assume quindi un significato catartico, quasi liturgico, anche grazie al lessico forbito e d’altri tempi dello Showman.

I dialoghi dello sceneggiatore appaiono qui essenziali, ben mirati, e premono sui punti giusti quando a parlare è la misteriosa figura tentatrice, così come risultano taglienti e consapevoli quelli del protagonista. Un raffinato esercizio dialettico che porta alla risoluzione dello snodo narrativo, con un finale prevedibile nella sostanza ma coerente con lo svolgimento della trama e con lo scopo della storia.

Del resto le ultime tavole evitano, con un semplice escamotage, la facile retorica consolatoria che la conclusione rischiava di portare con sé, lasciando una finestra di inquietudine aperta che ben si sposa con l’atmosfera generale.

L’arte (grafica) della tentazione

Michael Zulli realizza con The last temptation un’ottima prova.
Dal punto di vista del disegno di personaggi e ambienti il suo Teatrante è l’ideale trasposizione in vignette di Alice Cooper, riuscendo a trasmettere al lettore con il suo solo aspetto un misto tra magnetismo e diffidenza. Anche Steven, i suoi amici e i suoi genitori appaiono convincenti nel loro realismo borghese.

L’artista si sbizzarrisce nel rappresentare lo spettacolo a cui assiste il protagonista nel primo atto, riuscendo a portare su carta le sensazioni date dalle canzoni di Alice Cooper e incentrate su quelle scene.
Il secondo atto è il momento di maggior estro grafico: la dimensione onirica e visionaria in cui si ritrova Steven immerge efficacemente il lettore nello stato d’animo di confusione e spavento in cui il ragazzo si trova mentre non riesce a staccarsi dall’influenza del conturbante Showman.

Il terzo atto, infine, è caratterizzato per la scansione delle vignette che nella parte centrale si costruisce in modo orizzontale sulle due facciate affiancate invece che in verticale come da abitudine, dando un respiro quasi cinematografico che aumenta la catarsi del momento.

The last temptation ha quindi i connotati della fiaba nera, rientrando pienamente nel filone narrativo tanto caro a Neil Gaiman, che più volte ha scritto fumetti e racconti di questo genere.
L’opera, in questo caso, si arricchisce però dello stimolante influsso di Alice Cooper e della sua musica, che permette allo scrittore di approfondire la propria poetica con nuovi influssi, realizzando un fumetto che meriterebbe più fama all’interno della produzione gaimaniana.

Un plauso in tal senso va all’edizione saldaPress, che comprende un buon numero di contenuti extra in grado di valorizzare il prodotto: il volume è composto dall’introduzione dello sceneggiatore, dalla postfazione di Zulli, dalla prima lettera di Gaiman ad Alice Cooper per spiegargli l’idea che aveva in mente, dalla sinossi e della sceneggiatura completa per mano dell’autore e infine dalle copertine originali di Dave McKean.

Abbiamo parlato di:
The last temptation
Neil Gaiman, Michael Zulli, David Curiel e Inlight Studio
Traduzione di Leonardo Rizzi
saldaPress, novembre 2017
168 pagine, cartonato, colori – 19,90 €
ISBN: 9788869193262

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