“and… We are back”. Non è un grido: non sarebbe consono alle maniere del protagonista. È la constatazione della fine del viaggio, custodita nell’ennesima doppia splash page di quest’opera, una conclusione che conoscevamo sin dall’inizio, essendo la situazione da cui tutto iniziò oltre un quarto di secolo fa. Non è quindi questa fine a poter essere davvero importante.
A esserlo è stato sicuramente il viaggio, gli incontri con personaggi che prefigurano altri livelli di realtà, il tutto immerso in un’atmosfera di magia e meraviglia che Neil Gaiman e J.H. Williams III hanno reso con stile fiammeggiante. Ma se tutto finisse qui, Overture sarebbe poco più che una rimpatriata, come in fondo fu Notti Eterne.
Questa volta, Gaiman ha evitato di condurci in una zona di conforto: la mini è costruita come un incubo, con il tempo che scorre aritmico fino a fermarsi e dispiegarsi, lo spazio che ruota e non consente riferimenti. Overture #6 scioglie la trama nella forma di un risveglio, attraverso un sogno che occupa il dormiveglia e poi si perde nell’oblio; qualcosa che per un momento appare fondamentale e l’istante successivo non c’è più. Overture termina con l’invito non solo a rileggere la mini stessa, ma a riconsiderare la saga canonica.
Non perché offra ribaltamenti di ruoli, ma perché mostra la complessità dei personaggi e delle loro relazioni. Incidentalmente, senza che ciò abbia particolare rilievo analitico, questo era uno degli obiettivi dichiarati da Gaiman.
Abbiamo parlato di:
Sandman Overture #6
Neil Gaiman, J. H. Williams III
Traduzione di Leonardo Rizzi
RW-Lion, febbraio 2016
48 pagine, spillato, colori – 3,50 €