Iniziai a scrivere di Francis a diciott’anni. Pit prese forma a ventitré, nel 2003 appunto, anno in cui misi in scena Larvale, uno spettacolo teatrale che scrissi e diressi in cui l’unico vero protagonista è Pit, che nello spettacolo si chiamava semplicemente “Uomo con cilindro”. Pit allora era feroce, era l’uomo degli incubi che sbatteva in faccia alla gente “i caldi punti fermi del loro arredamento e della loro educazione”, in cui tutti, in qualche modo, ci nascondiamo. Posso dire che Pit, in origine, era spietato. Nello spettacolo comparivano tre larve umane; erano proprio uomini e donne infagottate come crisalidi. Solo una riusciva a squarciare il bozzo. è così che poi è nata Francis. Ci tengo a precisare che lo spettacolo vive di vita propria, ieri come oggi; ma è anche da quella esperienza che è nata l’idea di Francis degli Specchi. A me piace mettere le mani nel torbido, “in quel delirio onirico che precede la logica e la vince, annientandola a sublimi altezze”. In questo Francis è differente da tutto ciò che scrivo. Perché ha in se qualcosa che ha il seme della dolcezza.
Volevo raccontare, con un linguaggio che non escludesse i più giovani, il baratro che ti si apre sotto i piedi quando non puoi fare riferimento sulle tue facoltà mentali, volevo che questo accadesse a una bambina troppo provata dagli eventi, volevo che tutto questo si confondesse con il magico, volevo creare l’ambiguità seducente che tutto il Caos e la magia in cui Francis vive, cresce e apprende, potesse risiedere sia nella sua mente, sia nella capacità di contattare un altro pianeta.
“E se altrove, consumando la propria ellisse, prigioniero di una legge universale a cui nessun pianeta può sottrarsi, pulsasse un altro mondo fatto di terra, sangue e umori? Allora crescerebbe in se stesso una convinzione propria di tutti i mondi: quella d’essere l’unico pianeta nell’ignoto a brulicare di vita…“.
Ho detto che iniziai a scrivere di Francis a diciotto anni. Ma iniziai a viverla molto prima. E a vivere i suoi mondi. In un sogno. Avevo sei anni.
Ora Mabel è tornata a disegnare le sue storie. Io sono tornata a scrivere le mie, si tratta di racconti; l’ultimo, Come Quando Fuori Piove (Il cantico dei suicidi), è il meglio riuscito degli ultimi anni, il più vicino alla mia visione.
Sono sicura che tra poco tempo le strade mie e di Mabel si rincontreranno per mischiarsi fra loro in un nuovo linguaggio; nel secondo episodio di Francis degli Specchi.