Breaking the rules – Catwoman e le vignette “sbagliate”
Una delle regole principali nella narrazione a fumetti è quella che impone di non piazzare una vignetta lunga, che attraversi in senso longitudinale la tavola, sulla destra: questo per il semplice motivo di non confondere il lettore sull’ordine di lettura delle vignette.
Nel caso di una tavola così impostata infatti, seguendo il normale ordine sinistra-destra alto-basso, una volta arrivati con l’occhio all’angolo in alto a sinistra siamo indecisi sul come procedere: scendere verso il basso o abbandonare la vignetta per tornare con lo sguardo sulla nuova striscia a sinistra? In alcuni casi questo problema viene risolto tramite le odiatissime frecce che spiegano il senso della lettura ma comunque la si provi a risolvere quella della vignetta lunga a destra è sempre una soluzione che impone al lettore di allontanarsi dal proprio coinvolgimento coi fatti narrati per concentrarsi sulla struttura stessa.
Sebbene quindi soluzioni simili possono essere utilizzate con fini meta-narrativi, si tratta generalmente di un errore che interrompe il ritmo della storia rendendo l’esperienza in sé meno gratificante di quanto questa non voglia o debba essere.
Nondimeno, nel 2019, Joelle Jones e Fernando Blanco, due professionisti di comprovate capacità ed esperienza, propongono questo layout in Catwoman #10
Per qualche misterioso motivo però non si riscontrano particolari difficoltà nell’affrontare la lettura della suddetta pagina o dubbi su quale sia l’ordine delle vignette. Come mai?
I due utilizzano diversi espedienti che ci guidano attraverso la tavola senza farci “uscire” dalla stessa e dal processo di immedesimazione vitale in questo tipo di narrazione, vediamo quali sono.
1. The importance of being letterer
Il primo fattore, e anche il più incisivo, dipende dal lavoro di quella che è probabilmente la figura professionale meno valorizzata del mondo del fumetto: il letterista.
In questo caso i balloon ci guidano all’interno della tavola portando il nostro occhio al punto canonico di uscita della tavola, ovvero l’angolo in basso a destra. A questo punto la lettura dell’ultima vignetta diventa un gesto quasi accessorio, frutto di una lettura periferica figlia della natura sincronica – ovvero tutto coesiste contemporaneamente nonostante i vari elementi siano situati su differenti segmenti cronologici – della tavola a fumetti.
Il posizionamento dei balloon è determinante nella guida dell’occhio del lettore e se fino a qualche tempo fa si poteva discutere sull’effettivo peso di questi elementi nell’economia della lettura, i recenti esperimenti dei ricercatori del Comics Convention Project hanno confermato quanto sia alto il peso specifico il lavoro compiuto dal letterista.
Questo qui sotto è uno dei tanti esperimenti che, utilizzando un sistema di tracking delle pupille, analizza il percorso che lo sguardo del lettore di un fumetto compie durante la fruizione dell’opera, evidenziando in maniera incontestabile il ruolo della componente letteraria del testo.
In presenza di dialoghi, didascalie e contenuti testuali l’attenzione del lettore predilige seguire il percorso “imposto” dal letterista, al contrario, in assenza di testi, questa vaga per la tavola seguendo un ordine più difficile da decifrare.
2. Le dimensioni contano
Nel fumetto lo spazio è un valore che determina sia il tempo di lettura che l’importanza della vignetta all’interno della tavola. In questo caso la vignetta a destra è di dimensioni significative ma molto stretta, compressa sul lato destro, e questo fa sì che venga ridotta di molto la sua capacità di attirare lo sguardo rispetto al complesso di vignette orizzontali a sinistra che, pur essendo più piccole, agiscono in evidente contiguità temporale.
3. Invasione di campo
Con l’eccezione dello spazio tra vignetta 3 e 4 ogni vignetta è “invasa” dalle figure di quella successiva, questo fa sì che il nostro occhio venga obbligato a passare alla vignetta inferiore e siamo portati a percepire tutto il blocco di vignette come una sequenza unica di elementi collegati tra loro. Di fatto questi elementi [quelli cerchiati in rosso] hanno la stessa funzione delle tanto vituperate frecce senza però essere dei corpi estranei, artificiosi, nella narrazione.
4. Alfabetizzazione del lettore
Nel corso degli anni il linguaggio del fumetto (o meglio, il suo ambiente linguistico) è cambiato, si è evoluto, e con esso si sono evolute le competenze dei suoi lettori: se qualche anno fa una tavola del genere ci avrebbe fatto storcere il naso o ci avrebbe messo in difficoltà, adesso percepiamo questa soluzione come “naturale”. Si tratta di una conseguenza dell’introduzione nella Nona Arte del cosiddetto linguaggio “cinematografico” (cerchiamo comunque di usare questa espressione con moderazione visto quanto può essere ingannevole).
L’uso di vignette “widescreen”, rimandando alle proporzioni di uno schermo cinematografico, ci riporta a una lettura della vignetta molto più simile a quello che facciamo di una serie di inquadrature accomunate da un’identità di dimensione (le vignette sono quantomeno tutte della stessa larghezza) che non a quella più tradizionale della striscia a fumetti: generazioni di autori e disegnatori mutuando delle scelte direttamente dal mondo del cinema, hanno fatto sì che fossimo capaci di interpretare la suddetta sequenza di vignette non più in senso esclusivamente orizzontale ma anche in una direzione verticale.
Ogni volta che vediamo quindi delle vignette in 16:9 siamo portati a scendere verso il basso a seguito di una “educazione visiva” impartitaci dai suddetti autori.
Siamo quindi passati da quest’unica ed esclusiva interpretazione della tavola a fumetti:
ad accettare come “naturale” la lettura di questo tipo di tavole.
Ci sono quindi diverse conclusioni che possiamo trarre da questa tavola: la prima è che è bello rompere le regole dello storytelling ma che per farlo bisogna conoscere il Fumetto, i motivi che stanno dietro a determinate regole, e sfruttare tutte le possibilità dateci dall’unicità di questo medium per trovare nuovi sbocchi narrativi; la seconda è che nonostante il Fumetto ci appaia spesso come definito e immutabile, con delle regole scolpite nella roccia, è in realtà un linguaggio estremamente dinamico e in continuo cambiamento.
Come sempre, analisi assolutamente interessante e ben fatta, Andrea.
Leggendola mi sono venuti in mente almeno tre esempi analoghi – o quantomeno molto simili – a quello di questa tavola di Catwoman. L’unica differenza è che si tratta di “spread pages”, tavole che si sviluppano su 2 pagine.
Il primo esempio – analizzato qui: https://www.lospaziobianco.it/capitan-bretagna-e-il-ciclo-dei-due-alan-moore-davis/ – è di Alan Davis ed è tratto dal ciclo di Capitan Bretagna di Alan Moore. Gli altri due sono invece dell’italiano Mario Alberti e si ritrovano in due cartonati alla francese di Tex: “Frontera”, scritto da Mauro Boselli e “Cinnamon Wells”, scritto da Chuck Dixon.
La tavola in questione di quest’ultimo è analizzata qui: https://www.lospaziobianco.it/e-western-ma-non-e-tex-il-ranger-bonelliano-secondo-dixon/
Direi che la bellissima frase si può applicare a tutto: “È bello rompere le regole, ma prima bisogna conoscerle.”
In effetti vale per tante cose. Tranne il codice penale, quello mi sento di sconsigliare di infrangerlo 😀
Sono in accordo con i commenti di Cristian e David Padovani, anche se certe soluzioni con le vignette “gettate su tavolo” mi lasciano perplesso. Ragioni d’età, immagino. Per quanto riguarda Alberti penso possa fare qualsiasi cosa e la sottoscriverei. Ottimo articolo. Buon proseguimento.
Grazie mille Walter. Ogni tuo contributo è sempre bene accetto 🙂