Alan Moore e Brian Bolland – Batman: The Killing Joke

Alan Moore e Brian Bolland – Batman: The Killing Joke

Il sorriso del miglior Joker della storia dei comics: uno dei capolavori di Alan Moore impreziosito dagli splendidi disegni di Brian Bolland.
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Rizzoli, 1990 (USA, Batman: The Killing Joke, 1988)

Non lo conosco Alfred. Tutti questi anni e non so niente di lui. E lui non sa niente di me. Come possono due persone odiarsi tanto senza neanche conoscersi?
(Batman parlando di Joker)

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Due giovanissimi Brian Bolland e Alan Moore

Mi vengono in mente due cose quando penso a The Killing Joke.
La prima è legata al fatto che insieme al Ritorno del Cavaliere oscuro, Arkham Asylum e Anno 1, il capolavoro scritto da Alan Moore fa di Batman il personaggio protagonista del fumetto degli anni ’80; credo che nessun altro eroe dei comics sia stato protagonista di una simile sfilata di capolavori in un solo decennio, anzi volendo essere precisi in neanche quattro anni.

La seconda è legata al disegnatore di quest’opera, il britannico Brian Bolland; anche qui siamo di fronte a un caso unico visto che spesso le opere di Moore sono realizzate graficamente da artisti che, se pur indubbi professionisti, non riescono certo a tenere testa a uno scrittore così originale e illuminante. E invece Bolland ha compiuto il miracolo e i suoi disegni sono all’altezza della storia e tutt’oggi, a distanza di venticinque anni, se visti per la prima volta rimangono indelebili nella memoria.

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Joker nella sua miglior rappresentazione ad opera di Brian Bolland.

Bolland ha realizzato il Joker più bello e folle della storia dei comics. La sua risata, il suo sguardo allucinato, la sua follia sono straordinariamente raffigurati nel segno dell’artista inglese; un raro esempio di disegno dettagliato che riesce a raggiungere un livello espressivo e narrativo davvero sorprendente. E ad essere sinceri non c’è una cosa che non sorprenda nella manciata di tavole che compongono questo capolavoro; come dimenticare i cerchi d’acqua formati dalla pioggia battente delle prime vignette, o i flashback in cui viene narrata la vita del Joker da uomo normale? Difficile non pensare a quest’opera quando si parla di due rivali simbolo del fumetto come Batman e Joker, che proprio in questa storia mostreranno quanto in realtà essi siano simili; se è vero che l’uomo pipistrello rappresenta il bene e il pazzoide dalla risata isterica rappresenta il male, è anche vero che le somiglianze tra i due sono innegabili. Ambedue devono la loro diversa follia a un evento traumatico e ambedue cercano di sfuggire alla loro condizione lottando l’uno contro l’altro.

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Joker e Batman: l’uno contro l’altro per sfuggire alla loro condizione esistenziale.

Se l’evento scatenante che portò il giovane Bruce Wayne a diventare Batman è ormai una cosa nota a tutti, non possiamo forse dire la stessa cosa per Joker: Moore crea una storia in cui Joker ruba letteralmente la scena al suo acerrimo nemico; il geniale scrittore orchestra l’ennesima fuga di Joker dall’Arkham Asylum e ne approfitta per illustrare al lettore, con una serie di flashback, le origini del folle genio del male: un uomo che, in gioventù, altro non era che un comico fallito con moglie incinta a carico che si esibisce in locali di quart’ordine cercando l’occasione per arrivare al successo e garantire una vita dignitosa alla sua famiglia. Ma di lui i palcoscenici non ne vogliono proprio sapere e quindi la strada da intraprendere sembra solo una: il crimine. E il suo triste destino lo attende dietro l’angolo.

Un’opera di accecante bellezza e di una cupa crudezza esaltate dai colori di John Higgins, grazie a un riuscitissimo gioco di contrasti cromatici: i flashback del giovane Joker vengono caratterizzati da una gamma di colori tenui in stile retro che si contrappongono a dei colori più violenti che caratterizzano le sequenze odierne; non esiste il giorno, non esiste il sole, ma solo buio, pioggia, quella stessa pioggia che apre e chiude questo splendido capolavoro, in uno dei finali più originali della storia dei comics: una barzelletta raccontata da un Joker sconfitto fa sorridere un Batman sempre pieno di odio e rancore: i due si abbandonano a un’esuberante risata, simbolo di due facce della stessa medaglia.

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Particolare della vignetta che apre e chiude la storia.

Curiosità

La definizione grafica del Joker realizzata da Bolland è senza dubbio una delle più riuscite e imitate della storia dell’uomo pipistrello: dai fumetti al cinema fino ad arrivare ai videogiochi.
Indimenticabile anche la cover dell’albo in cui un sorridente Joker punta l’obbiettivo di una macchina fotografica verso il lettore pronunciando la mitica parola: “Smile!”. Successivamente lo stesso Bolland si è cimentato nella colorazione del suo capolavoro.
É uno dei fumetti preferiti da Tim Burton.
Sia i film dedicati a Batman di Cris Nolan, che il recente film di Todd Phillips, Joker (che ha fruttato al suo interprete Joaquin Phoenix uno stra-meritato Oscar) hanno senza dubbio qualche debito con il fumetto di Moore e Bolland.

Edizione consigliata

Personalmente consiglio la prima edizione pubblicata dalla Rizzoli in allegato (gratuito) alla rivista Corto Maltese; formato comic book, brossura di qualità non eccelsa ma comunque mantiene i colori originali di John Higgins (che infastidirono non poco Brian Bolland). Ma soprattutto è un pezzo di storia della nostra editoria.

Altre edizioni

Di facile reperibilità su internet e in fumetteria, Batman: The Killing Joke è stato pubblicato sia dalla Planeta De Agostini che dalla RW-Lion in un’edizione definita assoluta, con la colorazione realizzata dallo stesso Brian Bolland così com’era nelle sue intenzioni originarie. Inoltre la stessa RW ha incluso la storia nel volume contenitore DC Universe di Alan Moore.

Su Lo Spazio Bianco

Fumetto e follia: The Killing Joke di Moore e Bolland

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