di David B.
Futuroplis, Francia, 2006 – 112 pagg. bicromia cart. – 16,50euro
David B. prosegue la sua paradossale e cruenta elaborazione del mito in un’opera, minore ma non per questo meno compiuta, dove appaiono evidenti la grandezza e i limiti di un’ormai stabilizzata ricerca stilistica. Le Jardin armé raccoglie tre leggende morali sul rovescio oscuro dell’utopia, raccontate con la voce di chi si vuole impersonale e sa di non poterlo essere. Si tratti di fiaba o di autobiografia, David B., più che raccontare, si trasforma in racconto, ci si annulla per prenderne possesso. La prima storia torna all’Islam persiano, teatro della serie Les Chercheurs du Tresor, mentre le altre due sono legate alle guerre di religione nell’Europa del XV secolo. Della leggenda, come del sogno, a David B. interessano soprattutto l’eccesso e l’ossessione. L’eccesso di ambizione, di libertà, di armi e di cadaveri, e l’ossessione che sembra portare al paradiso ma lascia sempre un passo prima, davanti al muro invalicabile del Giardino dell’Eden. L’arte di David B. si risolve decisamente in un processo di riduzione del segno verso una sorta di calligrafia al servizio della narrazione, un segno modulare e ossessivo, contrapposto a quello eclettico e sensuale di molti colleghi della sua generazione. Nessuna freddezza, ma potenti emozioni tenute a freno da una volontà affabulatrice prigioniera dei suoi automatismi.
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(aggiornato il 25/06/2010)