“Signal to noise” di Neil Gaiman e Dave McKean: il rumore del nulla

“Signal to noise” di Neil Gaiman e Dave McKean: il rumore del nulla

A distanza di molti, troppi anni, anche il pubblico italiano può godere di questa grande opera di Neil Gaiman e Dave McKean. Una profonda riflessione sull’esistenza e sulla figura dell’autore.

Finalmente arriva in Italia, grazie a Edizioni BD, Signal to noise di Neil Gaiman e Dave McKean. L’opera, accompagnata dalle tre storie brevi Wipe Out, Decostruzione e Confini, ebbe una gestazione travagliata e fu serializzata per la prima volta nel 1989 dalla rivista di moda The face e solo in seguito raccolta in volume da Dark Horse nel 1992.

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La narrazione è incentrata sulle ultime settimane di vita di un noto regista, tormentato dall’idea della realizzazione di un film sulla tanto temuta e attesa Apocalisse nell’anno Mille, e sulle conseguenti paure e reazioni degli abitanti di un piccolo villaggio dell’epoca all’approssimarsi della fine di tutto.

L’eterno contrasto fra Segnale e Rumore

La storia che Gaiman presenta è un’eterna antinomia, una costante lotta fra opposti, fra Rumore e Segnale, una malinconica riflessione ed allegoria sul (non)senso della vita.
Senza titolo-1La nostra esistenza sembra poggiata su solide basi, su chiari Segnali che si intrecciano fra loro in un rassicurante groviglio di convinzioni;
ma cos’è davvero il Segnale se non, per parafrasare Nietzsche, un “qualcosa di appiccicato dopo1 e costruito da noi stessi? In che modo può essere davvero spiegato l’inesplicabile, quel Rumore di nulla che noi tutti percepiamo e che fingiamo di non cogliere?
Dare un senso alla vita, comprenderne l’origine, è una delle domande che scuotono da sempre l’umanità, e Gaiman ci accompagna in questo percorso di riflessioni che divengono quasi ossessive nella mente di una persona prossima alla morte.
L’autore descrive dei “razionalisti” che preferiscono vedere un Segnale certo dietro tutto ciò che ci circonda; ma loro sembrano accontentarsi di una spiegazione superficiale e ingannevole. Altri, i più obiettivi e disillusi, ritengono che la vita sia solo un Rumore nel Nulla.

La concezione del tempo

Vi è tuttavia una maschera, fatta di categorie e Segni certi creati dall’uomo sull’incerto, per necessità, per fuggire dal terrore d’ubriaco della percezione del nulla, di cui il Tempo rappresenta a pieno la mistificata forma.
Attraverso il Tempo imponiamo schemi alla vita e alle nostre esperienze, imbrigliandole, poiché ognuno di noi ha bisogno di leggere dentro il Rumore; quella che chiamiamo Storia non esiste senza il concetto di Tempo, e si riduce solo ad un’accozzaglia di Rumori su cui intessiamo lucenti ed effimeri Segnali:

“Ma dietro il tic-tac, dietro il suono, posso sentire il resto: pulito, sterile e freddo. Sento il silenzio e non se ne andrà.”

Sin dall’adolescenza ho considerato indicativo di questo contrasto uno dei fenomeni più interessanti dell’universo che ci circonda: la così detta “radiazione di fondo”, una radiazione perenne e non associata ad alcun corpo celeste, che potrebbe significare un semplice Rumore oppure un Segno, il segno della nostra origine per mano di un evento naturale o di uno sconosciuto Creatore.Senza titolo-3
L’autore porta avanti la sua opera attraverso un processo di tesi-antitesi-sintesi, presentando le plausibili soluzioni e giungendo alla propria conclusione, incentrata sulla totale mancanza di senso dell’esistenza.
Al riguardo potremmo citare un’interessante intervista2 rilasciata dal fumettista Gipi a Le invasioni barbariche di Daria Bignardi, in cui Gianni Pacinotti, con un felice esempio, spiega che anche le nostre pulci hanno le pulci, e nello stesso tempo non hanno la consapevolezza di essere parassiti di un altro essere vivente, e non riescono a scorgere oltre il loro ristretto orizzonte.
Dunque, seppur vi fosse un Creatore, un Segnale, saremmo noi in grado di coglierlo?

Il ruolo del Demiurgo

A quest’ultimo concetto si ricollega l’esaltazione dell’Autore/Creatore compiuta da Gaiman all’interno dell’opera.
Tutta la narrazione è focalizza e dedicata alla figura dell’Autore, colui che plasma e sogna, e alla celebrazione della sua capacità di cogliere e Sentire e di avvicinarsi maggiormente alla verità, ovvero alla piena accettazione e consapevolezza del vacuo.
Per il regista/protagonista, il vero dramma è costituito dall’incapacità di tradurre pienamente in linguaggio il film che ha già girato nella sua mente, sì che  il risultato della spinta artistica risulta sempre qualcosa di monco, autonomo, insoddisfacente e separato dall’autore stesso: una vera e propria Altra creatura:

“Giornalista: Lei dice di girare i film nella sua testa prima di andare sul set.
Protagonista: Sì.
G: È mai stato piacevolmente sorpreso del risultato?
P: In realtà no… Probabilmente perché so quanto sono lontani da quello che ho nella mia testa. È lì che sono i veri film.”

Senza titolo-4Sul chiudersi dell’opera vediamo poi il film realizzato dalla compagna del regista, sulla base della sceneggiatura a cui si era dedicato prima di morire; tuttavia questo ultimo, estremo e disperato Segnale dell’Autore, viene totalmente frainteso dal pubblico e dai giornalisti, che si soffermano, durante una conferenza, su domande insulse riguardo banali curiosità di realizzazione dell’opera, ignorando totalmente il messaggio che era stato lasciato.
Quello che sembrava essere l’unico Segno di testimonianza che mostrava l’infinito e insensato Rumore della vita, l’opera dell’Autore, è andato totalmente perso nel vuoto ed è divenuto esso stesso Rumore. Potremmo dunque affermare che anche l’opera non sia mai stata un Segnale, in quanto non corrispondente al vero film che il regista aveva girato precedentemente nella sua mente, e in seguito totalmente confusa dagli interpreti;
se anche il nostro sperato Creatore fosse condannato a questa eterna solitudine e incompresa alienazione verso la sua creazione?
Gaiman non lascia spazio nemmeno a quest’ultima possibilità e ci spinge nel baratro dell’assoluto Nulla.

L’esperienza grafico-onirica

Il comparto artistico è certamente il punto di forza dell’opera. Dave McKean come di consueto abbandona quasi totalmente ogni abbozzo di story-telling convenzionale, e le sue tavole risultano composizioni allegoriche: Senza titolo-6il disegnatore si serve di un mix fra dipinto, disegno, collage e fotografia; crea gli intermezzi fra un capitolo e l’altro mediante testi costituiti da parole accostate fra loro casualmente del programma Babble 2.0 e col supporto di una Canon Lasercopier 3000, come spiegato dall’autore stesso in coda al volume.
Spesso non c’è corrispondenza fra quanto scritto da Gaiman e quanto rappresentato da McKean, a sottolineare lo sfasamento fra il linguaggio codificato e il tumultuoso ed incerto caos che vi è alla base.
L’atmosfera ricostruita è profondamente onirica, i contorni delle figure sono labili ed evanescenti, e gli sfondi idealizzati e spesso arricchiti da immaginari arabeschi, o semplicemente rappresentati da un indistinto spazio nero: un doppio riferimento alla vuota realtà e alla vita del protagonista che sta pian piano svanendo.
Le figure sono spesso immateriali, come una sorta di indistinto Rumore all’interno del quale, a tratti, si coglie un Segnale di senso compiuto, una sagoma, che affiora nella nostra mente soltanto per un istante, quell’attimo che ci permette una breve, intensa e fugace epifania in cui la vita sembra assumere davvero un significato, per poi svanire di nuovo nel nulla dell’oblio e del Rumore.

Abbiamo parlato di:
Signal to noise
Neil Gaiman, Dave McKean
Traduzione di Andrea Ferrari
Edizioni BD, ottobre 2014
96 pagine, cartonato, a colori – € 20,00
ISBN: 9788868830717


  1. cfr. Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1885-1887, cit. p. 299 

  2. qui l’intervista integrale rilasciata da Gipi a Le invasioni barbariche 

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