“Tu sei ancora schiavo della divisa che porti: tienila allora, perché tutti sappiano che non sei un uomo libero”
(Alpatter, capo Seminole rivolto al sergente Whiteman)
Se penso al fumetto come a un mezzo per raccontare attraverso le immagini, sinceramente non mi vengono in mente le opere di Sergio Toppi. Penso a Pratt, Berardi & Milazzo, Pazienza, Micheluzzi, Canif, Schulz ma non a Toppi. Il motivo è semplice: Sergio Toppi è il più grande illustratore europeo degli ultimi 30 anni.
In realtà si contende lo scettro col grande Ferenc Pinter, ma credo che solo quest’ultimo sia riuscito a tramandare emozioni artistiche uguali a quelle dell’artista milanese.
Sergio Toppi, però, era anche un grande fumettista che negli anni 70 e 80 ha lasciato il segno con opere come Il collezionista e Sharaz-de solo per citarne un paio tra le più note.
Toppi era capace di fare di ogni vignetta un’illustrazione, un’opera d’arte a sé, che poteva tranquillamente staccarsi dalla tavola e adornare le pareti di un qualsiasi museo. Un pregio concesso a pochi artisti.
L’uomo delle paludi, pubblicata nel 1978 all’interno della splendida collana Un uomo un’avventura, mi fa pensare a Sergio Toppi come autore di fumetti. E’ una di quelle opere dell’artista di cui si parla meno rispetto a quelle precedentemente citate, eppure è un’opera per certi versi unica e singolare che concludeva la trilogia iniziata con L’uomo del Nilo e proseguita con L’uomo del Messico.
Erastus Whiteman, ex schiavo nero nato con la pelle chiara che grazie a questo riesce a far carriera come sottufficiale dell’esercito nordista, viene smascherato da un ufficiale rude e razzista che lo fa deportare in attesa di essere giudicato da una corte marziale. Ma durante il tragitto verrà risparmiato dal capo di una tribù di indiani Seminole al quale precedentemente aveva salvato la vita e grazie al suo aiuto riuscirà a liberarsi della divisa e a riacquistare la libertà.
La storia del Sergente Whiteman ci fa riflettere: ci fa guardare con disprezzo il padrone che veste una divisa tanto pulita e ordinata ma allo stesso tempo sporca di eccidi e massacri e ci fa tifare per un uomo nato già condannato che grazie al popolo dei pellerossa (per molto tempo indicato come nemico in tanti film e racconti western) riacquista la libertà da sempre sognata.
In 48 tavole Toppi ci parla di guerra, di schiavi, di padroni e di libertà, con un’efficacia narrativa e compositiva unica e personale. Ci mostra i toni cupi di questa storia di antieroi virando tutta l’opera su una manciata di colori tra i quali emergono, fin dalla copertina, le varie tonalità di verde che l’artista “impone” al lettore con lo stesso vigore con cui si getta fango sulla neve, come a voler sporcare ogni tavola facendoci pervenire le umiliazioni e le contraddizioni (bellissima la sequenza iniziale in cui per trasportare un cannone da un forte a un’altro vengono sacrificate le vite di 5 uomini) di un paese che ancora oggi si nasconde dietro una lunghissima scia di sangue e violenza.
Il tutto realizzato alla fine degli anni ’70, decennio in cui videro la luce importanti opere cinematografiche e fumettistiche come Il piccolo grande uomo di Arthur Penn, Soldato Blu di Ralph Nelson e Ken Parker di Berardi e Milazzo. Tutte contro il padrone in divisa blu, a favore della libertà del popolo rosso.
Nel decennio successivo Sergio Toppi arriverà all’apice della sua carriera artistica e narrativa con Il Collezionista, ma L’uomo delle Paludi rimane ancora il mio preferito.
Un grande rigore storico e un immenso talento artistico hanno sempre contraddistinto l’artista milanese fino alla fine.
Curiosità
La storia è ambientata intorno al 1840; all’epoca l’esercito americano era in guerra con gli indiani Seminole che vivevano nelle Everglades, le paludi in cui è ambientata la storia.
L’uomo delle paludi è l’unico dei tre volumi realizzatoi per la collana Un uomo un’avventura ad essere scritto dallo stesso Toppi; gli altri due, L’uomo del Nilo e L’uomo del Messico furono scritti da Decio Canzio.
Edizione Consigiata
Splendida come tutti i volumi di questa importantissima collana voluta dal suo editore ed ideatore, Sergio Bonelli: grande formato, cartonato e con pagine a grammatura pesante. Introduzione di Lisa Baruffi.
Altre edizioni
Qualche anno fa la Grifo Edizioni ha ristampato per la prima volta questa bellissima opera, in un’elegante edizione limitata in bianco e nero (disponibile anche in una tiratura limitatissima di 100 esemplari con stampa autografata da Sergio Toppi); anche se il tratto di Toppi guadagna in visibilità, tuttavia l’opera perde il fascino narrativo originale in cui il colore giocava un ruolo importante.
Sconsigliata invece la ristampa della Hobby & Work.