#66 – Attica #1 di Giacomo Bevilacqua
Una città apparentemente da sogno, protetta da alte mura che sono il sogno bagnato di ogni sovranista sciroccato. All’interno, la città più evoluta e splendente del mondo. Al suo esterno, una baraccopoli di disperati nascosti dalla vista degli abitanti privilegiati. Tutto questo sembra però destinato a crollare sotto i colpi di “cinque giovani teste di cazzo”, cinque eletti, cinque eroi che non sanno ancora di esserlo.
Quello di Giacomo Bevilacqua non è certo il primo fumetto della Sergio Bonelli Editore a rendere evidenti i riferimenti al fumetto giapponese, come costruzione e tematiche (Nathan Never fin dagli inizi, così come la serie dedicata a Legs Weaver), ma per la prima volta mutua anche il formato editoriale presentandosi come un tankobon vero e proprio. Anche il racconto non nasconde l’influenza ai meccanismi del manga per ragazzi, con personaggi giovani che si ritrovano d’un tratto dentro qualcosa di più grande di loro scoprendo cose nuove di sé stessi e del loro passato.
Appoggiandosi quindi semplicemente al proprio vissuto di lettore e di autore, Bevilacqua scrive senza preoccuparsi di omaggiare, di richiamare, di ricordare qualcosa, ma mostra semplicemente uno stile personale che del manga, tra gli altri, ha assimilato e rielaborato tanti elementi senza che questi vadano mai a sovrastare il suo percorso d’autore. Attica si presenta in questo primo albo (di sei) semplicemente come una buona storia di fantascienza distopica dai toni leggeri pur senza nascondere, anzi mettendo bene in mostra, tematiche importanti e quanto mai attuali. La storia non offre momenti di pausa ma corre rapida verso uno scontro che si preannuncia di vitale importanza, non solo per Attica probabilmente.
Adesso mi sparo gli altri cinque, che mi ha fatto proprio voglia!
Amedeo Scalese ha scritto dei primi 3 albi:
E Francesco Cascione ha intervisto l’autore in merito:
Infine è doveroso citare l’intervista live condotta su Twitch: