Gnomi, alieni, Harry Potter, catechismo e minigolf: intervista surreale a Dr.Pira

Gnomi, alieni, Harry Potter, catechismo e minigolf: intervista surreale a Dr.Pira

Dr. Pira, sopravvissuto a un terribile incidente con la bicicletta che lo ha in parte sfigurato, ha concesso un’intervista esclusiva a Lo Spazio Bianco. Vi assicuriamo che le risposte alle nostre domande non sono il risultato di un trauma cranico.

Dr. Pira, sopravvissuto a un terribile incidente con la bicicletta che lo ha in parte sfigurato, ha concesso un’intervista esclusiva a Lo Spazio Bianco. Vi assicuriamo che le risposte alle nostre domande non sono il risultato di un trauma cranico.

Un autoritratto dell'autore disegnato in esclusiva per noi

Il Dr.Pira nasce nella provincia di Alessandria nel 1977. Giovane promessa del tennis, vede la sua carriera stroncata da un terribile incidente. Dedicatosi per ripiego al commercio e alla finanza, accumula grandi capitali che sperpera in seguito a una violenta crisi familiare. All’età di 15 anni decide di ricominciare dedicandosi all’editoria: fonda “I Fumetti della Gleba”, periodico di attualità e cultura pensato inizialmente come allegato di Tecnologie Meccaniche, rivista leader del settore metallurgico italiano. Pubblica serie a fumetti per XL di Repubblica, Vice Magazine e Hobby Comics. Realizza storyboard per il cinema e la pubblicità e alcuni corti animati. Poliedrico come pochi, il Dr.Pira ha da poco intrapreso anche l’attività di scrittore di racconti, comparsi su Nero e Vice magazine. Insegna Animazione presso lo IED di Roma. Ha di recente pubblicato il suo primo volume a fumetti “Gatto Mondadory e il telefonino fatato”. Attualmente il Dr.Pira vive e lavora tra Brugnato e Gavazzana, dove è impegnato nella stesura del suo ultimo romanzo, “Dinosauri impazziti”. Nel tempo che gli avanza tra un orzo e l’altro lavora a “Lorem Ipsum” su Deejay TV.

Ciao Dr Pira tutto bene? Sei seduto comodo? Possiamo offrirti un orzo?
Non c’è male. Ciao a te! Ma perché dovete partire sempre con delle spiritosaggini voi giornalisti? Ti sembro forse seduto?

Possiamo sapere qual è il tuo nome, la tua vera identità oppure temi ripercussioni da parte della lobby degli gnomi?
Guarda, tempo fa non potevo rivelarlo per un paio di burle che avevo fatto, e più che ripercussioni mi era capitato qualche piccolo fastidio legale. Ora il problema è diverso: sto conducendo delle ricerche su temi piuttosto controversi – si tratta di piccole popolazioni, e vi posso dire solo che sono blu. A certa gente molto in alto darebbe fastidio vederne pubblicati i risultati. Ma io non ho paura perché alla fine, come sempre, sarà la verità a vincere. Possono incatenare i nostri corpi, ma non i nostri spiriti!

Hai iniziato la tua attività di fumettista con la serie dei “Fumetti per la gleba” bypassando il sistema editoriale italiano e pubblicando tutto online. Questo gesto così rivoluzionario e provocatorio non è caduto invano, infatti adesso possiamo ammirare la bellissima edizione cartonata delle avventure del Gatto Mondadory. Come è stato possibile tutto ciò? Chi è il genio visionario che un giorno si è svegliato e ha gridato al mondo la sua sfida: “Sì, io pubblicherò Dr Pira”?
La vostra è una versione un po’ falsata dei fatti e, anche se mi piace di più di quella vera, è meglio fare chiarezza una volta per tutte.
Quindici anni fa lavoravo nel settore dei torni e della metalmeccanica. Riuscii a entrare nel settore della ricerca grazie ai torni a controllo numerico, che in quel periodo andavano alla grande, e convinsi la direzione che era opportuno creare un allegato attraverso il quale parlare in modo un po’ più leggero della lavorazione dei metalli. Creai così “I Fumetti della Gleba”, come periodico allegato a Tecnologie Meccaniche, rivista leader del settore. Supportato da un’economia con basi più solide dell’editoria artistoide da quattro soldi che va tanto ora, potevo esprimere la mia creatività al meglio, senza problemi di budget ne restrizioni di contenuti. Insomma non si è trattato di un gesto rivoluzionario, anzi piuttosto reazionario per dirla tutta. Poi, con la crisi dell’industria è cambiato tutto. Non parlo di crisi finanziaria e mancanza di liquidità, piuttosto di metodo imprenditoriale. Da lì in poi, non ci sono stati visionari, né gente che si è svegliata e ha deciso di pubblicarmi: solo minacce, ritorsioni e corruzione. Credo sia il modo migliore per pubblicare liberamente senza dover sottostare per forza ai gusti del pubblico.

Adesso una domanda impegnativa: Flaubert parlando della sua eroina di carta disse “Madame Bovary c’est moi” (Madame Bovary sono io), puoi dire lo stesso per il protagonista del tuo primo romanzo ovvero Gatto Mondadory? Chi è questo avventuriero? Cosa puoi dirci del suo passato?
Guarda, a essere sincero non saprei proprio dirtelo. Non si tratta di autobiografia, anche perché conduco una vita piuttosto noiosa a raccontarsi. Sono in contatto con diverse entità che mi dicono cosa fare e trascrivo ciò che mi comunicano. Non è bello come sembra, sono costretto a seguire una serie di attività per mantenere il collegamento: psicotronica, catechismo, minigolf. Soffro tantissimo.

Hai dichiarato di esserti ispirato al classico romanzo ottocentesco, da cui hai tratto anche la grafica da fine ‘800 – inizio ‘900, durante un viaggio in mare in Norvegia. Vorrei che tu ci raccontassi qualcosa in più su questo viaggio, è successo veramente o dobbiamo tutto a una partita particolarmente buona di erba pipa?
Non ricordo di aver dichiarato queste cose e dovrei consultare il mio legale prima di rispondervi a riguardo. Ma, per farla breve, la struttura del libro è quella del romanzo di formazione: l’affermazione dell’individualità attraverso la scontro con le strutture borghesi inveterate, per raggiungere la propria evoluzione e di conseguenza quella della società nella sua interezza. Riguardo al viaggio: sì, sono realmente andato in Norvegia, finanziato dalla casa editrice, per documentarmi debitamente sulle popolazioni di gnomi di cui parlo nel libro. Viste le scarse finanze tipiche dell’editoria indipendente,  ho dovuto attraversare una zona di 200km di raggio a piedi, e non in elicottero come avevo richiesto. È stata comunque un’esperienza interessante, anche se piuttosto faticosa.

Gatto Mondadory è più un fumetto fantasy incrociato col romanzo di formazione o più una graphic novel incrociata con la tensione antiborghese?
Per questa risposta riceverete notizie dal mio commercialista.

Leggendo Gatto Mondadory, come anche i tuoi altri lavori, ho come l’impressione che nella realtà che tu immagini possa accadere qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, in qualsiasi modo, un continuo spiazzare il lettore tramite colpi di scena al cardiopalma. In particolare il finale della storia mi ha lasciata senza parole. Non vorrei spoilerare la storia ai lettori, però dimmi qualcosa in più sulla tua visione utopistica di un mondo governato dagli smartphone.
Non sono io ad immaginare che possa succedere qualsiasi cosa. Se ci pensi, in effetti, può succedere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Cosa succederebbe se mi dessi fuoco ai pantaloni adesso ed abbracciassi quel gatto? Hai mai provato ad infilare un dito in un occhio a un barista? Sono tutte cose possibili, e anche delle più banali. Con un semplice movimento di un braccio, guidando un’auto, puoi creare catastrofi, e credo sia divertente (ed è il motivo per cui, se posso, evito di guidare). Entro un certo limite, chiamiamolo X, è tutto prevedibile e non capitano molte cose. Ma cosa succede quando di colpo ci troviamo nella situazione Y? Ho visto una gracile madre strappare letteralmente le portiere di un camper in fiamme con una forza sovrumana, per salvare i suoi figli intrappolati dentro, e poi cibarsi  degli stessi figli. Se non possiamo predire il comportamento di una persona così normale, è presuntuoso supporre di sapere tutto riguardo ad artefatti così complessi come gli smartphone. Questi oggetti stanno diventando sempre più intelligenti e più sensibili – in una parola, più consapevoli. D’accordo, ci consigliano e ci aiutano, sono nostri servi, ma come dice un antico adagio cinese: la via del servitore è la via della conquista. Avete presente i maggiordomi che controllano occultamente i destini delle più potenti famiglie? Oltretutto gli smartphone, a differenza di noi, sono ben consci del fatto di essere tutti in collegamento mentale tra di loro. Non voglio dire che siano una minaccia per l’umanità, ma piuttosto un esempio da seguire, una possibile evoluzione.

Uno dei miei personaggi preferiti di Gatto Mondadory è sicuramente “Borgo”, un personaggio davvero anticonvenzionale dal carattere complesso e variegato, che oscilla tra la malvagità gratuita e gesti di assoluta e totale generosità. Cosa puoi dirci di lui?
Beh, Borgo è un castello, e posso dire che i castelli mi piacciono molto proprio per quel loro modo di fare un po’ sopra le righe.

Moltissimi lettori ci hanno scritto implorandoci di chiederti se ci sarà un seguito alla storia, anche perché restano ancora molti misteri da svelare. In molti temono che ci possa essere un ritorno del perfido sovrano e altri bramano di sapere se il mitico reduce del Vietnam avrà nonostante tutto altro spazio in futuro.
Sì, ci sarà una continuazione, e spero che la mia editrice mi paghi una spedizione in Tibet per completare le mie ricerche preparatorie, delle quali parlavo anche prima. Si tratterà di un romanzo-verità su temi molto spinosi e lo pubblicherò a rischio della mia stessa vita. Ah, i personaggi che mi dici tu sono tutti morti.

Ho letto su un noto sito web scandalistico che l’attore inglese Daniel Radcliffe, che ha interpretato al cinema Harry Potter, ti avrebbe scritto una lettera commovente per chiederti di inserire il personaggio che l’ha reso celebre nelle tue storie in vista di una futura trasposizione cinematografica che potrebbe coinvolgere anche sua maestà Steven Spielberg. Ma niente, da quell’orecchio non ci senti. Adesso vogliamo sapere cosa c’è sotto. Cosa si cela nel tuo passato? Hai avuto contrasti con la Lobby di Hogwarts spalleggiata dalla corona d’Inghilterra? Oppure, come insinua un altro sito web di gossip, quella cena con J.K.Rowling a cui sei stato paparazzato non si è conclusa bene?
Daniel è un mattacchione. Sulla Rowling preferirei sorvolare.

Sei definito un “autore di nicchia” e, ammesso che questa definizione abbia un qualsiasi significato, hai in realtà pubblicato anche per riviste famose e molto lette come Vice, XL, PicNic, entrando in pianta stabile nel gruppo dei Superamici. Tu come vedi la tua collocazione nel panorama editoriale italiano?
Sono invidiosi delle Bugatti che mi sono comprato con i proventi dei miei fumetti. Ma sapete cosa ci faccio con quelle Bugatti? Le sgommate ci faccio! Ma in fondo vengo dalla campagna, e sono rimasto un ragazzo di campagna. Mi piacciono le cose semplici, il riso con la verza, quelle cose lì. Quando vedo un aereo che vola mi sembra ancora un miracolo.

Leggendo qua e là su internet, come ogni buon giornalista che si rispetti, ho scoperto che godi delle attenzioni entusiastiche di un nutrito gruppo di ragazze che ti definiscono “un bel manzo”, come ti poni nei confronti delle tue fan?
Sinceramente non lo sapevo. Ad ogni modo, credo che abbiano visto le foto prima di quel tragico incidente con i fornelli.

Dalle retrovie mi chiedono: novità sulla questione Pic-Nic?
Io, personalmente, penso che i fumetti vadano fatti pagare in base alla simpatia di chi li acquista, e questo ha complicato parecchio i piani di marketing. È noto il proverbio che se dai un dito ti si prendono anche il braccio e so per esperienza che se dai una cosa gratis a una persona malvagia prima ti deruba e poi ti dà fuoco alla casa.

Come viene influenzata la tua creatività facendo parte di una factory di autori?
È complicato ultimamente, trovandoci tutti a grande distanza stiamo cercando di sviluppare la comunicazione psichica, ma non tutti praticano yoga quotidianamente.

Progetti per il futuro?
Mi sto dedicando allo sciamanesimo con lo scopo di diventare ricercatore psichico, dato che per evidenti difetti fisici non ho potuto intraprendere la carriera astronautica come speravo.

Senti, non vorrei concludere questa intervista senza aver parlato un po’ di alieni, anche perché abbiamo una nutrita fetta di spettatori di Voyager che ci segue fedelmente. Caro Dr Pira novità dal cielo?
È un discorso complesso, stanno succedendo molte cose ultimamente. Si! Gli alieni malvagi ci sono, come ci sono quelli buoni e quelli così così, che in certi ambiti vengono chiamati i “buoncattivi”. Ma finché noi apriremo i nostri cuori all’amore, non ci sarà alcuna minaccia. Anche noi, come i nostri fratelli cosmici, siamo fatti di luce.

www.fumettidellagleba.org

 

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