A.FU.I.: il difficile compito del fumettivendolo

A.FU.I.: il difficile compito del fumettivendolo

L'AFUI, Associazione FUmetterie Italiane, nasce nel 2007 con l'intenzione di fare fronte comune ai problemi del canale di vendita ultimo e a contatto diretto con l'acquirente, attraverso le comuni esperienze ed esigenze. Una voce vecchia e nuova al tempo stesso: vecchia perche' sulle fumetterie poggia da anni molto del mercato...

AFUI: il difficile compito del fumettivendoloIl nostro contatto con l’Afui è Francesco Settembre, di Antani Comics, fumetteria di Terni molto attiva sul web e nelle fiere di tutta Italia, che ha coordinato i membri dell’associazione per darci una serie di risposte esaustive e organiche.

Cominciamo con ordine dagli inizi: come è nata l’AFUI?
L’Afui è nata attraverso una lunga gestazione, dapprima attraverso discussioni sui forum, e poi con la nascita di due newsgroup di Yahoo. Il primo era dedicato all’organizzazione di una utopica “Giornata del fumetto”, nel 2006; poi, sempre verso la fine di quell’anno, dopo il (prevedibile) fallimento, da una discussione su un forum, nacque il secondo, che si proponeva la nascita di una associazione di fumetterie. Lo stimolo comune era, e rimane, quello di contribuire dall’interno alla crescita ed allo sviluppo del sistema-fumetto in Italia.
Attraverso la creazione del forum e la riunione del febbraio 2007 a Roma, l’Associazione ha preso la forma che ha adesso, nascendo, formalmente a marzo.

L’AFUI è un’associazione con una identità giuridica, o attualmente è solo un “gruppo di fumetterie”?
Per ora, l’identità è quella di una associazione non riconosciuta, che agisce in nome e per conto dei propri rappresentanti.
Qualora ritenessimo che fosse necessario, la registreremmo. Al momento, pero’, riteniamo che una struttura snella e non burocratizzata sia migliore, anche per motivi legati ai costi.

Quali sono i propositi e gli obiettivi dell’associazione?
Stimolare il rapporto tra le fumetterie, creare un gruppo unito di esercenti, che si scambi idee e professionalità. Quindi risolvere i problemi distributivi, sia dal punto di vista pratico, che dando maggiore importanza al nostro lavoro.

Quante fumetterie sono iscritte all’AFUI?
Siamo al momento 25, in lenta ma continua crescita. Il numero potrebbe apparire “ristretto” ma considerando che le fumetterie in Italia non sono più di 300, siamo già l’8% del settore. Ad un anno dalla nostra nascita (all’inizio eravamo 14), direi che possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti, considerando anche le limitate risorse a nostra disposizione.

Come state cercando di arrivare a coinvolgere le diverse fumetterie?
Stiamo lavorando in questo senso in più modi. Da un lato, abbiamo contattato e stiamo ricontattando, sia per e-mail sia telefonicamente, una ad una, tutte le fumetterie italiane delle quali siamo a conoscenza. E qui nasce il primo problema: non esiste un database aggiornato e corretto dei negozi! Quindi ci troviamo a cozzare contro problemi sciocchi ma concreti come un semplice cambio di e-mail o del numero di telefono. Dall’altro lato, stiamo procedendo con il proselitismo alle mostre mercato alle quali i nostri iscritti partecipano, attraverso volantinaggio e parlando di persona ai vari negozianti. In più, crediamo che le varie iniziative che abbiamo realizzato fin qui e che abbiamo in cantiere possano costituire per la nostra associazione un ottimo “biglietto da visita” che stimoli all’iscrizione.

Con quali aspettative il gestore o il proprietario di una fumetteria dovrebbe iscriversi all’associazione?
Il discorso è questo: siamo un settore praticamente invisibile e “inesistente”, e non abbiamo avuto, finora, nessuna associazione di categoria. Iscriversi all’AFuI significa permettere all’AFuI stessa di crescere, e di essere sempre più in grado di porsi come interlocutore con l’editoria e la distribuzione. Iscriversi significa trovarsi a “fare squadra” con altri che condividono lo stesso mestiere e la stessa passione, trovare risposte alle proprie domande (e magari nuove domande cui fornire le proprie risposte). Significa iniziare a lavorare per il miglioramento effettivo delle nostre condizioni di lavoro.

Che contributo può dare ogni fumetteria alla vita dell’associazione?
Siamo appena nati, e abbiamo tantissime cose da fare. C’é un sito da gestire e da far vivere, ci sono proposte in piedi da portare avanti, e ce ne saranno sicuramente di nuove, che aspettano solo di venir tirate fuori, da noi o da tutti coloro che non si sono ancora iscritti.
Anche solo con una mezzora al giorno, ogni fumetteria può dare un grande contributo, aiutando l’associazione a prender forma e a perseguire gli scopi per cui è nata.

Aiutami a capire com’é oggi la situazione: quante sono le fumetterie in Italia, e come sono distribuite?
I nostri dati parlano di circa 300 esercizi commerciali, dalle dimensioni svariate (tendenti al medio/basso, le fumetterie con metrature imponenti sono abbastanza poche), con maggior concentrazione al nord (anche se regioni come Lazio, Campania e Sicilia hanno una buona rappresentanza, e anche se la Sardegna è la più “agguerrita” per quanto riguarda le iscrizioni all’AFuI). Ovviamente, la concentrazione è maggiore nei grossi centri, come Milano, Roma o Napoli, e c’é almeno una fumetteria in ogni capoluogo di provincia. Ma non mancano negozi aperti in piccoli e medi centri di provincia.

Come funziona la catena distributiva dal vostro punto di vista?
Le prenotazioni vanno effettuate entro il mese in cui escono i cataloghi, e riguardano, generalmente, il materiale in uscita due mesi dopo. Dico “generalmente” perché, a parte un ristretto numero di case editrici, nessuno ha (o perlomeno, ufficializza) un calendario preciso delle proprie produzioni. I cataloghi, che spesso noi regaliamo ai clienti, ci costano il prezzo di copertina (sembra incredibile, eh?): Anteprima lo si compra a 1 euro, vendendolo, teoricamente, a 1 euro; Mega ha uno sconto, simbolico, del 9%. Le scontistiche dei distributori si aggirano tra il 29% ed il 40%, e crescono con l’aumentare delle quantità ordinate, risolvendosi, di fatto, in una agevolazione solo per le grandi fumetterie, e gli arretrati hanno quasi sempre una scontistica ridotta di 2-3 punti. Corrieri ed altre spese sono tutte a nostro carico…
Se funzionasse tutto alla perfezione, non ci sarebbe bisogno di un’Associazione… A parte gli scherzi, siamo consapevoli che la distribuzione sia un lavoro complicato, ma crediamo sia migliorabile, con sperimentazioni di varia natura e con un reciproco ascoltarsi.

Che rapporti ha una fumetteria con distributori ed editori?
Il rapporto con la distribuzione è e deve essere di collaborazione reciproca. Si lavora insieme, le fatture dell’uno vengono pagate attraverso le fatture dell’altro, e migliorare le qualità lavorative può solo giovare a tutti quanti.
Per quanto riguarda il rapporto con gli editori, prima della nascita del forum, erano poche le fumetterie che dialogavano con questo o quell’editore, per iniziative o forniture singole e sporadiche. La nascita di un’Associazione sta portando ad un dialogo più regolare e costruttivo, e stanno nascendo le prime iniziative “dirette” tra editore e negoziante.

Quali sono le differenze principali con gli altri canali principali di distribuzione, edicole e librerie di varia?
Beh… Rispetto alle edicole abbiamo sconti più alti, e disponibilità di tutte le uscite da libreria. Ma “perdiamo” molto materiale, tipo Bonelli e Disney, che non possiamo avere con tempistiche e/o sconti decenti, e la possibilità di reso che ha l’edicola.
La libreria si avvicina molto come tipologia di sconti, ma ha anche essa possibilità di reso.
Quello che non capiamo è perché sia così difficile introdurre un reso, anche parziale, anche minimo, nel sistema distributivo per fumetteria. O, meglio, lo sappiamo: pigrizia, abitudine ad un sistema “vecchio” e comodo (per i distributori): il cambiamento è sempre difficile. Anche se… qualcosa del genere, con Alastor, si sta muovendo.

Su quali aspetti l’associazione potrebbe imprimere un cambiamento? Quali rapporti di forza vi proponete di modificare?
Non parlerei di rapporti di forza. Pensiamo che il cambiamento possa avvenire dal punti di vista delle modalità di distribuzione (ad esempio, inserendo quantitativi di reso percentuale, o con formule studiate di conti-vendita), e anche dal punto di vista culturale (con la maggiore spinta del medium-fumetto e con la promozione di tours ed iniziative di vario genere).

L’unione in un’associazione vi permette di confrontarvi in maniera unitaria con distributori, editori e mostre nazionali? O, come sembra, si tratta al momento soprattutto di un’occasione di confronto tra diversi punti di vista?
Ci sono parecchie difficoltà, se pensate che siamo in pochi, abitiamo e lavoriamo in luoghi distanti tra loro, ci confrontiamo al telefono o su Internet, e in più tutti noi abbiamo il nostro daffare a gestire il lavoro che facciamo. Qualche discussione interna c’é per forza (ma è il famoso “sale della democrazia”…).

Parliamo della prima premiazione Afui. Perché avete sentito la necessità di indire un premio così a ridosso della vostra fondazione? Come sono nate le scelte finali, come si è svolta la votazione, chi ha riguardato?
Il PFuI nasce innanzitutto dalla convinzione che vi sia necessità di un premio dato da “addetti ai lavori”, che possono ragionare sul prodotto e sui premi da dare in una differente ottica. La prima edizione del PfuI, nata in via sperimentale, è stata realizzata attraverso una discussione “inter nos”, la scelta delle categorie, la proposta dei candidati e la relativa votazione sono state effettuate da noi. I clienti hanno votato per il premio all'”Editore con Miglior Servizio Informativo”.

I premi di fumetti sono spesso criticati per la loro auto-referenzialità, per l’assenza di premi in denaro e per la poca, nulla, visibilità al di fuori degli addetti ai lavori. Da questo punto di vista, che identità vorrebbe costruire nel tempo il premio Afui?
Da questo punto di vista, al momento, le risorse sono poche e volontarie, e bastano appena all’autofinanziamento. In futuro, con un’AFuI più grande e più forte, potrebbe essere un ottimo spunto di riflessione.

Nel merito di singole premiazioni, come “Editore con Miglior Servizio Informativo” avete premiato Panini Comics, con una scelta dei clienti. Ritieni che il giudizio sia valido anche per chi vende i fumetti?
È chiaro che maggiore è la dimensione dell’editore, maggiore sarà l’informazione sull’editore stesso. La Panini pubblica in Italia l’universo Marvel, ed alcuni dei manga di maggior successo del momento. Riteniamo comunque che, per quanto ampia, l’informazione sui programmi editoriali di Panini non sia impeccabile (ad esempio, parlando di best-seller: che fine ha fatto Berserk #63?). In crescita è la Planeta, cui forse manca un sito all’altezza.

Più in generale, credi che le fumetterie siano sufficientemente ed adeguatamente informate sui prodotti in uscita? Qual è la tua percezione in relazione al grado di rischio che le singole fumetterie si permettono mese dopo mese (considerata l’assenza del reso nella maggior parte dei casi)?
La fumetteria lavora da sempre senza il “paracadute” del reso, che libreria ed edicola hanno. Il nostro livello di rischio è più elevato degli altri, e per questo avremmo bisogno di una maggior precisione nei calendari delle uscite. Purtroppo, capita che qualche prodotto compaia su Anteprima o su Mega per poi non uscire mai, o che la mattina troviamo una newsletter nella posta che ci intima di ordinare l’albo X… che esce tra tre giorni!!! Questo aumenta la soglia del rischio, perché riduce il tempo a nostra disposizione per promuovere questo o quel titolo presso la nostra clientela.

Cito: “Premio al Distributore per Fumetterie

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