Oceania: mare e avventura nel nuovo film Disney

Oceania: mare e avventura nel nuovo film Disney

Il nuovo film Walt Disney Animation Studios si presenta come una piacevole favola ambientata nell’oceano polinesiano, dall’impianto classico ma funzionale.

Nelle sale italiane dallo scorso 22 dicembre, Oceania (Moana in originale) è il cinquantaseiesimo film dei Walt Disney Animation Studios.

Arriva dopo una pellicola come Zootropolis, decisamente diversa per impostazione e concezione, a ulteriore dimostrazione dell’equilibrio che gli Studios di Burbank stanno mantenendo nella loro produzione degli ultimi anni, che si sta dimostrando vincente sia artisticamente che al botteghino.

Una tradizione firmata Musker & Clements

A dirigere Oceania troviamo un duo di registi che hanno fatto la storia dell’animazione Disney: Ron Clements e John Musker.
La coppia artistica ha infatti firmato ben sei film del canone disneyano, partendo dal pregevole Basil l’investigatopo per esplodere poi in successi come La Sirenetta e Aladdin, proseguendo con pellicole meno fortunate ma di valore come Hercules, Il pianeta del tesoro e La principessa e il ranocchio, che nel 2009 doveva rappresentare la rinascita dell’animazione tradizionale ma che invece con i suoi risultati non riuscì a convincere i vertici dell’azienda.

Oceania si pone perfettamente nella scia delle opere precedenti di Musker & Clements, rappresentando probabilmente il film che più di tutti quelli prodotti negli anni ‘10 è in continuità con l’approccio del cosiddetto “rinascimento disneyano”, che abbraccia gli anni dal 1989 al 1995.
Per quanto infatti pellicole come Rapunzel, Frozen e prima ancora lo stesso La principessa e il ranocchio avessero già riportato al cinema il format del musical animato con delle eroine femminili come protagoniste, la costruzione della storia si differenziava dalla “semplicità” dei film degli anni Novanta grazie a delle trame più ricche, alla presenza di colpi di scena e protagoniste dalla personalità più complessa e strutturata.

Musker & Clements scelgono volontariamente di ignorare la maggior ricercatezza dello storytelling disneyano degli ultimi anni e vanno alla riscoperta della formula più essenziale, che aveva contribuito a fare la fortuna di opere come La Sirenetta, Aladdin, La bella e la bestia: Oceania ha infatti una trama più lineare e in tal senso anche più prevedibile, ma tutto funziona come un orologio e a livello di scrittura non c’è una virgola fuori posto (laddove in Frozen, per esempio, ad una trama più ricca corrispondevano anche soluzioni più pasticciate). Gli ingredienti sono tutti presenti nella misura corretta e nella migliore posizione, ottenendo come risultato una storia che scorre molto bene, con i giusti tempi e la presenza di comicità, avventura ed emozione amalgamate perfettamente tra di loro.

La ragazza, il semidio e l’avventura

Oceania racconta la storia di Vaiana, la figlia del capovillaggio dell’isola di Motunui, che abbandona la propria casa per affrontare una missione a cui si sente destinata: trovare il semidio Maui e convincerlo a rimediare ad una sua azione di molti secoli prima, così da poter calmare l’oceano da allora popolato da mostri e avversità che impediscono agli isolani di allontanarsi dalla costa.
Una trama che, come si diceva, è molto lineare tanto nello spunto di partenza quanto nello sviluppo, ma che ha diversi punti di forza che contribuiscono a rendere il film solido e avvincente.

I due protagonisti, innanzitutto. Vaiana è un’eroina nel vero senso della parola, una ragazza forte e determinata, con un grande senso del dovere e una buona dose di coraggio. Non ha una caratterizzazione particolarmente originale ma è descritta in maniera efficace: da una parte segue il prototipo della ragazza sognatrice che punta al proprio obiettivo, dall’altro mette in gioco tutta se stessa per riuscirci. Anche quando attraversa un momento di scoramento, sa dove guardare per ritrovare i motivi per andare avanti.

Inoltre, il fatto che la protagonista viva la sua storia senza la presenza di un principe o comunque di una storia d’amore, nemmeno in maniera sfumata come accaduto in Frozen, contribuisce ad un certo grado di originalità: Vaiana agisce per il gusto dell’avventura, per formare se stessa e per aiutare il proprio popolo. In tal senso Oceania assume anche dei risvolti vagamente “politici”, di spinta al cambiamento e di eguaglianza fra i sessi. Riguardo il primo tema, la missione della ragazza è volta a cambiare il modo in cui il suo regno è stato condotto nei secoli precedenti, dandogli una svolta negli obiettivi e nell’assetto; riguardo al secondo, il racconto mostra sempre maschi e femmine intenti alle medesime attività, dal raccogliere il cibo a manovrare le navi.
In questi caratteri si intravede un personaggio in grado di bucare lo schermo e di restare impresso, e risulta in questo modo meno “costruito per ragazzine” (anche dal punto di vista estetico), come invece sono per certi versi molte delle principesse Disney.

Maui invece è l’istrione della situazione: un fanfarone che ama vantarsi, solo apparentemente egoista e con alle spalle un passato che lo ha segnato profondamente. È una spalla riuscita perché riesce ad adempiere sia alla parte comica che a quella eroica della pellicola, specie nell’epico finale, e renderlo co-protagonista a tutti gli effetti invece che un love interest di Vaiana rappresenta una mossa vincente: potremmo dire che come caratterizzazione e in parte anche come aspetto è vicino al Genio di Aladdin (anche la sua canzone è assimilabile a Un amico come me).

Meno riusciti sono invece gli animali-spalla: il maialino della protagonista ha uno screen-time molto risicato e sembra avere il solo obiettivo di intenerire il pubblico, mentre maggiore attenzione viene riservata al pollo Hey-hey. L’animale si connota come particolarmente stupido, incapace di beccare da solo nel punto in cui si trova il cibo o anche solo di deambulare nei modi più semplici. È una spalla comica debole perché per quanto strappi alcune risate diventa presto ripetitivo nelle sue gag slapstick, e si rivela superfluo ai fini della trama: i suoi intermezzi potrebbero essere tranquillamente omessi e la storia non ne risentirebbe minimamente.

Musica e animazione

Anche la partitura musicale è altamente efficace. Al contrario di Frozen, nel quale le canzoni erano concentrate nel primo tempo e lasciando scoperto il secondo, Oceania è equilibrato sotto questo punto di vista: le canzoni coprono armonicamente tutta la pellicola e sono orecchiabili, anche se manca la hit d’impatto come fu Let it go e in alcuni momenti rallentano l’azione più che accompagnarla, come dovrebbero fare i pezzi di un musical.
Il lavoro di Mark Mancina sulla musica e di Lin-Manuel Miranda e Opetaia Foa’i ai testi rappresenta comunque una delle colonne portanti dell’intero progetto: ritmi squisitamente polinesiani ma con aperture e ambizioni da Broadway e canzoni ispirate, il cui unico neo è il non esprimere concetti particolarmente originali.

L’animazione, infine, è un altro pregio innegabile del prodotto.
I Walt Disney Animation Studios proseguono nella loro volontà di portare sul grande schermo un’animazione digitale che abbia un feeling il più possibile vicino a quello dell’estetica del disegno a mano: i virtuosismi degli artisti di Burbank non fanno rimpiangere troppo il fatto che il film non sia in animazione tradizionale.
L’espressività dei personaggi, in particolare di Vaiana e Maui, è assolutamente lontana da certi modelli in Computer Generated Imagery (CGI), e restituisce un calore e una vitalità che ricorda da vicino i guizzi della matita. Così come, del resto, anche gli sfondi dal sapore pittorico e non fotorealistico.
È poi da segnalare che l’animazione manuale viene preservata tramite due divertenti trovate: la coreografia della canzone di Maui (con lo sfondo animato tradizionalmente) e i tatuaggi del semidio, curati dal veterano Mark Goldberg, che si muovono come ombre in 2D sul possente corpo digitale.

Oceania baratta le sceneggiature più complesse e stratificate degli ultimi anni con un’avventura allo stato puro, il viaggio di una ragazza che vuole migliorare la vita per la propria comunità: il risultato è un film che emoziona e diverte, e che si pone come uno dei migliori della collezione Disney degli ultimi anni.

Abbiamo parlato di:
Oceania
Regia di Ron Clements, John Musker, Don Hall, Chris Williams
Soggetto di  Ron Clements, John Musker, Don Hall, Chris Williams, Pamela Ribon
Sceneggiatura di Jared Bush
Walt Disney Animation Studios, 23 dicembre 2016
103 minuti, animazione in CGI

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